Opinione
L'opinione - Il Vaso di Asteass per il Turismo
Aurelio Di Matteo
11 gennaio 2013 15:03
Eye
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Mario Draghi ha presentato la nuova moneta da cinque euro. In filigrana riproduce il volto stupendamente raffigurato su un vaso dell’antica Magna Grecia. Capaccio Paestum ha il privilegio e la fortuna di custodirlo nel suo Museo dopo averlo prodotto in una sua bottega artigianale. Ci riferiamo al VASO di ASTEASS, il cratere a campana datato intorno al V secolo a.C., restituito all’Italia dal museo americano Paul Getty di Malibù (Usa) e collocato definitivamente nel Museo archeologico nazionale di Paestum. Il vaso porta la firma del celebre artista greco Asteass e fu prodotto nella sua bottega in Paestum. Ma ciò che più ha rilievo è la circostanza che accanto a quello straordinario di testimonianza artistica ha uno speciale valore simbolico: è il celebre cratere a calice sul quale è rappresentato il cosiddetto «Ratto di Europa», la ragazza dalla quale prende il nome il nostro continente. E proprio per tale peculiare decorazione fu esposto al Quirinale in occasione dei cinquant’anni della Carta Europea. L’immagine della fanciulla sul toro è diventata l’emblema dell’identità europea. La BCE e Mario Draghi se ne sono ricordati. Noi ce ne siamo scordati o, quanto meno, non le diamo l’evidenza dovuta né la funzione opportuna e degna. La disattenzione comincia già dal momento in cui il Vaso ha fatto ritorno nella sua culla, nella sua sede naturale di nascita. Durante la Borsa del Turismo Archeologico di tre anni or sono, quando il Vaso fu collocato all’interno del museo, avvenne un evento straordinario, al quale le cronache dettero un marginale rilievo, forse perché collocato all’interno di altri eventi pur essi importanti; ma se evidenziato nel suo inestimabile valore avrebbe potuto costituire per se stesso uno dei grandi eventi di marketing, sia per Capaccio Paestum, sia per il territorio a sud di Salerno, sia per l’intera provincia. Il proposito più volte espresso da parte dell’Amministrazione comunale di razionalizzare i fondi elargiti per eventi e manifestazioni è senz’altro un atto gestionale qualificante, a condizione però che sia preceduto da una rilevazione accurata per valutare ciò che potrà avere ritorni significativi per la promozione e lo sviluppo del territorio, in modo da discernerlo dalle elargizioni clientelari, effimere e mangerecce. Insisto per l’enensima volta che le manifestazioni da sponsorizzare e finanziare sono non quelle estive e balneari, che risultano superflue perché attrattive non per il turista permanente, ma solo per il mordi e fuggi saltuario e serotino, che nel migliore dei casi consuma un gelato o una pizzetta e comporta spese aggiuntive all’Istituzione comunale per l’accoglienza. Tra le manifestazioni da promuovere e valorizzare - o da creare quando mancano – sono certamente quelle rivolte a destagionalizzare le presenze turistiche, soprattutto in questo territorio la cui economia deriva la maggior parte del PIL proprio dal numero degli arrivi e permanenze. In tal senso è appena il caso di far riferimento alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, evento ormai annualmente consolidato e di sicura rilevanza, sol che vada rinnovato e rivisto nell’impostazione e nella collocazione che resta isolata all’interno di un successivo lungo periodo, soprattutto quello primaverile, di assoluta mancanza di altri eventi con analogo richiamo e rilevanza. Su queste basi bisogna ripensare a una filiera coordinata di eventi nazionali e internazionali destagionalizzati, sui quali far convergere parte delle enormi risorse destinate ai costosi spettacoli estivi, tra l’altro di dubbia valenza artistica e culturale, che non incidono per niente sulla promozione turistica del territorio. Un evento-convegno di livello internazionale che avesse a tema la valorizzazione di quel Vaso, collocato nel mese di marzo-aprile, in concomitanza con l’insediamento del nuovo Governo, sarebbe il miglior messaggio per la promozione del territorio di Capaccio Paestum e del Cilento. Se sollecitata e richiesta, la presenza al convegno di rilevanti figure istituzioanli europee e italiane, rappresenterebbe non solo momento di rilevante marketing, ma anche di significato politico. Da una parte esprimerebbe l’identità nominativa e culturale europea ben espressa da un territorio, crogiuolo della nostra civiltà, che con la riflessione sull’Essere parmenideo costituì il vero atto di nascita del pensiero occidentale; dall’altra farebbe ricordare che la fanciulla Europa, che ha dato il nome al nostro continente e ora rappresentata sulla banconota, era una principessa fenicia o, come diremmo oggi, di origine extracomunitaria. Un tale evento collocato nello scenario di un territorio che vede sul suo suolo le orme indelebili di popolazioni greche, arabe e celtiche, acquisterebbe per la politica anche un significato di colloquio tra le civiltà che si affacciano, direttamente o indirettamente, su un rinato centralismo del bacino mediterraneo, ricordando il profondo legame storico e culturale tra Oriente e Occidente, checchè ne dicano la Merkel, i paesi nordici e il loro “emissario” Mario Monti. È questa una modesta proposta che affidiamo alla sensibilità delle Istituzioni e ai loro convinti obiettivi di promuovere un’efficace politica per il Turismo.

Prof. Aurelio Di Matteo



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