Attualità
GIP ACCOGLIE RICHIESTA DI OPPOSIZIONE ALL'ARCHIVIAZIONE
GIP ACCOGLIE RICHIESTA DI OPPOSIZIONE ALL'ARCHIVIAZIONE
Capaccio, inchiesta feto morto: rischio processo per 8 indagati tra medici e infermieri
Anna Vairo
26 giugno 2014 11:57
Eye
  6286

CAPACCIO PAESTUM. A rischio processo otto indagati nell’ambito dell’inchiesta sul decesso del piccolo Gennaro,  figlio di una coppia di coniugi capaccesi, nato morto all’ospedale "Santa Maria della Speranza" di Battipaglia il 23 febbraio 2013. Il giudice per le indagini preliminari, Maria Zambrano, ha accolto infatti la richiesta di opposizione all’archiviazione, presentata dall’avv. Marco Nigro, che assiste i coniugi Monte (nella foto). Di fatto, il pm aveva chiesto ed insistito per l'archiviazione, l’avv. Nigro invece aveva contestato integralmente la relazione medico legale dei consulenti del pm, non solo dal punto di vista medico-ginecologico ma anche rispetto alla dinamica dei fatti, chiedendo il rinvio a giudizio per tutti i sanitari coinvolti. Il gip, dopo essersi riservato la decisione in sede di udienza camerale, ha disatteso la relazione dei consulenti della Procura che, sostanzialmente, concludevano per l'assenza di profili di responsabilità da parte dei sanitari, rigettando la richiesta di archiviazione ed ordinando al pm la formulazione del capo d’imputazione nei confronti di Anna Boccone, Addolorata Cristina Gioia, Mario Pisani, Gerardo Parisi, Sonia Pagano, Maria Teresa Brancaccio, Vito Clemente, Gennaro Auriemma; disposta invece l’archiviazione del procedimento a carico di Vincenzo Marmo, ginecologo che aveva seguito la gravidanza di Maria Rosaria Voza, “in qualità di specialista, fino al ricovero e che nessun ruolo ebbe nella gestione del travaglio della donna”, e di Angela Maiese, ostetrica di turno dalle 14:00 alle 21:00 del 22 febbraio 2013 “considerato che qualsivoglia decisione in ordine ad un più intenso monitoraggio della partoriente non poteva che essere rimessa al medico, e non all’infermiera”. “Proprio per amore di giustizia l'estraneità ai fatti del dott. Marmo era stata più volte sottolineata anche da parte nostra in sede di opposizione - ha ribadito l’avv. Nigro - non avendo quest'ultimo partecipato a nessuna fase del relativo ricovero presso la struttura ospedaliera". Il gip ha fatto propria anche la tesi del legale  sul comportamento "attendista" dei sanitari, avvero quello di attendere senza far nulla, senza indurre un parto così come vorrebbero i protocolli nonostante la gravidanza della 33enne capaccese, giunta alla 41esima settimana e cinque giorni di amenorrea, evidenzia il gip, era sicuramente in un momento limite: sarebbe stata necessaria una sorveglianza più frequente della vitalità del feto (mentre sono stati solo due i tracciati giornalieri eseguiti), “un monitoraggio più intenso avrebbe potuto rivelare la sofferenza fetale e l’induzione al parto avrebbe potuto scongiurare la morte endouterina del bambino”. Da qui la sostenibilità dell’accusa in giudizio nei confronti degli indagati che ebbero in cura la signora Voza presso l’ospedale di Battipaglia. "Non possiamo che ritenerci soddisfatti - afferma l'avv. Nigro - avendo il gip accolto in pieno tutte le nostre richieste. Questo provvedimento è la prova che, a parte rare accezioni, una giustizia che funziona esiste. Al piccolo Gennaro non è stato garantito il diritto alla salute ed alla assistenza sanitaria, qualcuno stava tentando di togliergli anche il diritto alla giustizia". Ora il pm avrà 10 giorni di tempo per formulare l’accusa, dopodiché si procederà a fissare la data dell’udienza preliminare nel corso della quale si deciderà in tema di rinvio a giudizio o meno degli indagati.



Logo stiletvhd canale80
Immagine app
SCARICA
L’APP