Attualità
TRA UN ANNO LA PRIMA UDIENZA
TRA UN ANNO LA PRIMA UDIENZA
Capaccio, caso feto morto: a processo 5 medici e 3 ostetriche dell'ospedale di Battipaglia
Anna Vairo
01 agosto 2014 07:24
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CAPACCIO PAESTUM. Decreto di citazione diretta a giudizio per 5 medici e 3 ostetriche dell'ospedale “Santa Maria della Speranza” di Battipaglia per il decesso del piccolo Gennaro,  figlio di una coppia di coniugi capaccesi, nato morto il 23 febbraio 2013. Fissata per il 16 giugno 2015, innanzi al giudice monocratico della seconda sezione penale del Tribunale di Salerno, Francesco Perrotta, la prima udienza del processo nel corso della quale si procederà all'audizione dei genitori del piccolo Gennaro, Maria Rosaria Voza e Luciano Monte (nella foto). Il decreto di citazione segue il provvedimento del gip Zambrano che in seguito all’accoglimento della richiesta di opposizione all’archiviazione, presentata dall’avv. Marco Nigro, che assiste i coniugi Monte, aveva "imposto" al pubblico ministero di formulare il capo di imputazione. Di fatto, il pm aveva chiesto ed insistito per l'archiviazione, l’avv. Nigro invece aveva contestato integralmente la relazione medico legale dei consulenti del pm, non solo dal punto di vista medico-ginecologico ma anche rispetto alla dinamica dei fatti, chiedendo il rinvio a giudizio per tutti i sanitari coinvolti. Il gip, dopo essersi riservato la decisione in sede di udienza camerale, ha disatteso la relazione dei consulenti della Procura che, sostanzialmente, concludevano per l'assenza di profili di responsabilità da parte dei sanitari, rigettando la richiesta di archiviazione ed ordinando al pm la formulazione del capo d’imputazione nei confronti di Anna Boccone, Addolorata Cristina Gioia, Mario Pisani, Gerardo Parisi, Sonia Pagano, Maria Teresa Brancaccio, Vito Clemente e Gennaro Auriemma. Il nuovo capo di imputazione conferma il reato di interruzione colposa di gravidanza per aver i sanitari nelle rispettive qualità, per negligenza, imprudenza e imperizia, provocato la morte intrauterina del feto e l'interruzione della gravidanza di Maria Rosaria Voza. Lo stesso capo di imputazione precisa che non vi fu un corretto monitoraggio della paziente, monitoraggio che avrebbe consentito di evidenziare una sofferenza del feto. Nel dispositivo si sottolinea anche il comportamento negligente dell'ostetrica dell'ultimo giorno quando Maria Rosaria Voza lamentava forti dolori e fu lasciata a passeggiare per due ore in corridoio. 



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