Attualità
PRESENTATO ALLA XVII BMTA
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Castellabate, percorso archeologico a Campo dei rocchi: era la cava di Paestum
Comunicato Stampa
30 ottobre 2014 12:45
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CASTELLABATE. Era la cava da cui provengono i blocchi di arenaria con cui, secondo gli archeologi, sono stati costruiti i templi di Hera II o Nettuno a Paestum e di Poseidone sul monte Tresino. Presto sarà realizzato un percorso archeologico-culturale per “La cava dei rocchi di Santa Maria di Castellabate”. Lo ha deciso la giunta comunale presieduta dal sindaco Costabile Spinelli nella seduta di oggi, 30 ottobre 2014). Il progetto, che è stato realizzato dall’archeologo Francesco Adamo, prevede l’installazione di cartelloni informativi nei punti più caratteristici della cava e la realizzazione di una piccola guida cartacea. Alla Borsa mediterranea del turismo archeologico di scena in questi giorni a Paestum c’è uno spazio e un percorso fotografico su Campo dei rocchi all’interno dello stand del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, che quest’anno è dedicato ai siti archeologici nelle aree marine protette di Santa Maria e Punta Infreschi. “Il nostro territorio è ricco attrattive archeologiche – spiega l’assessore alla cultura di Castellabate, Luisa Maiurial vasto pubblico sono noti il porto romano di San Marco, i resti di una villa greco-romana a Licosa, i numerosi ritrovamenti di anfore e ancore che provengono dal nostro mare, ma anche questa antichissima cava a cielo aperto tra Lago e Santa Maria rappresenta una straordinaria area archeologica. Proprio per questo come Amministrazione comunale intendiamo valorizzare e far conoscere meglio questo particolarissimo sito, che proprio di recente è stato oggetto di studi approfonditi. Si tratta di un vasto banco di roccia arenaria che si estende per circa due chilometri dal lato meridionale di Punta Tresino fino a metà del lungomare Bracale, in parte antistante alla costa e in parte sommerso”.
Nell’area, che è denominata Campo dei rocchi, ci sono diverse tracce di origine antropica, in particolare numerosi cilindri di arenaria detti appunto rocchi, dal latino rotulus, ma anche i segni lasciati dalle attività estrattive sullo stesso banco di roccia. I Trezeni e gli Achei da qui probabilmente estrassero l’arenaria per il tempio di Poseidone a Tresino e quello di Hera II o Nettuno a Paestum, come hanno confermato le comparazioni dei materiali eseguite dagli archeologi. Anche i romani utilizzarono i blocchi ricavati da questa cava per realizzare complessi portuali e peschiere, come quelle posizionate alle spalle del porto di San Marco e attorno all’isolotto di Licosa.



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