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L’OPINIONE DELLA MEDIATRICE CULTuRALE
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Capaccio, profughi minacciati. Chakir: “Troppe associazioni trasformano i centri in carceri”
Redazione
19 dicembre 2014 17:20
Eye
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CAPACCIO PAESTUM. Sulle minacce ricevute dai profughi afgani ospitati presso il centro di accoglienza capaccese presso l’Hotel Engel, interviene la nota mediatrice culturale Fatiha Chakir. “Una vicenda che mi rattrista, avevamo già sentito qualcosa, perché tramite l’Ufficio Immigrazione della Provincia di Salerno, sia attraverso la Consulta Immigrazione che lo Sportello per gli immigrati, sono venute alcune persone, anche in settimana scorsa, a lamentarsi - ha riferito la Chakir, presidente dell’Associazione onlus “Il Mondo a Colori” ai microfoni di StileTV - quando raccogliamo le testimonianze, cerchiamo anche di verificarne la veridicità e, quindi, abbiamo preso la cosa con le dovute cautele, però ci avevano detto già, purtroppo, che alcune persone afgane venivano maltrattate, che addirittura non avevano i vestiti puliti, che non potevano chiamare a casa e che non avevano una visita medica. Ci avevano detto anche che erano stati minacciati - continua Chakir – ma non ci avevano detto però della pistola, e questo mi dispiace”.

“Ogni immigrato ospitato in un centro di accoglienza, se è un adulto prende tra i 45 e i 50 euro giornalieri, i soldi vanno però al gestore del centro di accoglienza, a chi si occupa della struttura - precisa la Chakir -  se invece si tratta di un minore, la somma aumenta a circa 90-95 euro al giorno. Molte associazioni però prendono queste persone, le mettono in una struttura, li chiudono, gli fanno mangiare quello che vogliono e diventa proprio un carcere. Non ci dimentichiamo che la maggior parte di queste persone non riesce a parlare la nostra lingua e quindi non può denunciare o farsi capire. Io sono contentissima che il nostro parlamentare, Khalid Chaouki, sia andato in questo centro e abbia fatto questo report. Come associazione “Mondo a Colori”, come Sportello Immigrazione di Salerno e come Consulta provinciale condanniamo - conclude la Chakir - siamo vicini a queste persone che sono state trattate male e sfruttate, attendendo gli esiti delle indagini”. 



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