Attualità
Non solo diritto, l'agenda legale di Rosario Buccella
Non solo diritto, l'agenda legale di Rosario Buccella
Il Capo dello Stato rappresenta l’unità nazionale. O no?
Rosario Buccella
31 gennaio 2015 11:10
Eye
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Sfogliando l’agenda legale, non si può fare a meno di notare che è tempo di elezioni presidenziali, della più alta carica dello Stato. Di quella che, tuttavia, la prassi ha finito per "sfumare". A rigor di Costituzione, "il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale" (art. 87). Ha una posizione super partes, con il fine di equilibrare il sistema senza svolgere funzioni attive di governo e di indirizzo politico. Della Costituzione è il garante.
Ciò è confermato anche dalla durata settennale del suo incarico (maggiore di una legislatura), da una serie di attribuzioni e, soprattutto, dalla sua irresponsabilità rispetto agli "atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni". Infatti, "nessun atto del Presidente della Repubblica è valido se non è controfirmato dai ministri proponenti, che ne assumono la responsabilità", e, nei casi previsti, dal Capo del Governo.
Insomma, il Presidente rappresenta un po’ l’orgoglio nazionale. Così dovrebbe essere. Dovrebbe. Condizionale d’obbligo, perché non tutti i cittadini condividono o gradiscono alcune “incrostazioni” figlie della prassi o, forse, dei tempi.
Innanzitutto, i requisiti. Per essere eletto Presidente, la Costituzione richiede il compimento del cinquantesimo anno di età ed il godimento dei diritti civili e politici, oltre alla cittadinanza italiana. Di fatto, sembra esistere un ulteriore requisito: essere stato parlamentare di lungo corso, ministro o premier.
Altra dissonanza risiede nella difficoltà dell’elezione. Demandata al Parlamento in seduta comune integrato dai delegati regionali (tre per ogni Regione, eccetto la Valle d’Aosta che ne ha uno), l’elezione del Presidente della Repubblica avviene per scrutinio segreto con la maggioranza dei 2/3 dell’assemblea. Solo se nelle prime tre votazioni proprio non si riesce a trovare la convergenza, dal quarto scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta (50% + 1 dei componenti). Come dire: ai Padri Costituenti tre tentativi apparivano sufficienti per eleggere un potere neutro, apolitico ed imparziale…
Insomma, tra questioni politiche, maggioranze evitate e Costituzione "sfumata", il Capo dello Stato non rischia di rappresentare sempre meno "l’unità nazionale"?

 



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