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"INUTILE OGNI ULTERIORE AZIONE"
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Capaccio, cambio denominazione. Comitato 15 giugno: "Questione definitivamente chiusa!"
Comunicato Stampa
22 maggio 2015 12:06
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CAPACCIO. In merito al cambio di denominazione del Comune di Capaccio in Comune di Capaccio Paestum, a seguito della richiesta della Giunta comunale di nominare un commissario ad acta per esaudire la volontà popolare, riceviamo e pubblichiamo, integralmente, un nota stampa diffusa dal Comitato “15 giugno” di Capaccio: “Con costernato sbalordimento, leggiamo sugli organi di informazione i comunicati dell’Amministrazione Comunale di Capaccio circa la recente, tragicomica iniziativa assunta dalla Giunta Comunale, con la delibera n. 177 dell’8 maggio scorso. Allineandosi fideisticamente ed acriticamente alla proposta dell’Assessore Eustachio Voza, l’Organo di governo del Comune, seguendo verosimilmente anche le imbeccate di qualche uomo di legge molto erudito (e di lungo corso), ha demandato al medesimo Assessore “ogni valutazione in merito alla procedura di cambio di denominazione del Comune di Capaccio in Comune di Capaccio Paestum, delegandolo (?) ad ogni eventuale successivo atto che fosse necessario. Si tratta di una trovata che lascia, a dir poco, perplessi, non fosse altro perché siamo in presenza di un’autentica buaggine, costellata di argomentazioni che rasentano la stravaganza giuridica. Difatti, nella delibera, impregnata di sgrammaticature e refusi, e intrisa di esilaranti e schizofrenici arzigogoli giuridici, viene lasciato intendere che l’Amministrazione non esclude di fare ricorso anche all’attività di un Commissario ad acta (sic!) nominato dalle “Istituzioni competenti”(?) per “concretizzare l’iter burocratico”.
Ebbene, a tale riguardo, vogliamo rappresentare al Sindaco e alla Giunta Comunale di Capaccio che il Commissario ad acta è una figura che viene utilizzata, nell’ambito di procedimenti amministrativi, per ottenere l’esecuzione di una sentenza amministrativa o l’espletamento di una procedura amministrativa (non legislativa). Ragion per cui ci torna difficile comprendere in che modo (e da chi) possa essere commissariato un Consiglio Regionale, “organo legislativo” e non amministrativo, previsto dall’art.121 della Costituzione, che ha ritenuto, nella sua piena e completa autonomia, di non dover concludere, entro la legislatura, un procedimento legislativo (e non amministrativo). Per una migliore cognizione della questione, riteniamo doveroso invitare Sindaco e Giunta a ripassarsi quanto prevede l’art. 53, comma 3, dello Statuto regionale della Campania, il quale stabilisce che “le proposte di legge presentate al Consiglio regionale decadono con la fine della legislatura…”; e di rispolverare l’art. 102 del Regolamento interno del Consiglio Regionale, secondo cui “Tutti i progetti di legge e gli altri atti il cui procedimento non si è perfezionato con la definitiva approvazione consiliare decadono alla conclusione della legislatura…”. Orbene, per chiunque voglia affrontare l’argomento con misurata onestà intellettuale, è lapalissiano intendere che la conclusione della legislatura regionale ha determinato la decadenza irreparabile del progetto di legge di cambio di denominazione del Comune. E proprio per questo ci torna complicato comprendere quale eventuale successivo atto “…necessario ai fini della più corretta finalizzazione della procedura referendaria” l’Assessore delegato possa oggi assumere. Ad ogni modo anche questa vicenda è paradigmatica e ci porta a pensare che siamo governati da amministratori pasticcioni e inesperti. E fa emergere la profonda e acclarata incompetenza, nonché l’inefficienza e la sprovvedutezza politica di un’Amministrazione, avvezza a muoversi con approssimazione e superficialità, e ne attesta l’assoluta inaffidabilità politica-amministrativa”.



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