CAPACCIO. Richiesta di rinvio a giudizio per sette persone, tra medici e infermieri, dell’ospedale di Battipaglia e un medico di base capaccese, per avere curato come ascesso mammario quella che, in realtà, era una neoplasia che, in tre anni, ha portato alla morte una donna di 43 anni di Capaccio, deceduta nel luglio dello scorso anno. E quanto arrivato sulla scrivania del gup Donatella Mancini che, ieri, avrebbe dovuto presiedere l’udienza preliminare rimandata, invece, al prossimo settembre per un difetto di notifica. La vicenda della 43enne capaccese iniziò nel 2011 quando il medico curante della donna individuò come zona adiposa un incavo formatosi su una mammella. Nei mesi successivi la diagnosi cambiò e si parlò di un ascesso mammario e la donna, nel luglio 2012, si ricoverò all’ospedale di Battipaglia per sottoporsi ad un intervento di incisione ed un drenaggio, poi dimessa con l’indicazione terapeutica di assumere antibiotico per tornare in ospedale, il giorno dopo, per la medicazione. Le medicazioni, però, divennero nove, e successivamente il medico curante ne prescrisse altre otto. Solo dopo molto si arrivò a capire che in verità la donna era affetta da un carcinoma. Omicidio colposo è l’accusa avanzata nei confronti dei sette sanitari in servizio a Battipaglia ed il medico curante della donna, un professionista di Capaccio,  non si sono accorti durante le visite, né nel corso dell’intervento chirurgico e nemmeno durante le medicazioni del tumore che in tre anni avrebbe portato la 43enne alla morte che, secondo la Procura, poteva quindi essere evitata. L’inchiesta era partita a seguito della denuncia dei familiari della 43enne che, nel giugno scorso, si opposero alla richiesta di archiviazione del procedimento per lesioni colpose. L’inchiesta è poi andata avanti con l’ipotesi di reato trasformata in omicidio colposo e la richiesta di rinvio a giudizio arrivata, ieri, davanti al gup. Nei mesi scorsi sono state archiviate, invece, le posizioni di altri due indagati.