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Forestale&Mazzette, Santoro cercò aiuti dal carcere: "Gli amici sono ancora amici?"
Alfonso Stile
26 gennaio 2013 14:12
Eye
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CAPACCIO. “Voglio solo sapere se gli amici sono ancora amici”. Con queste parole, Marta Santoro avrebbe più volte cercato, dal carcere, di ottenere qualsiasi tipo di aiuto in merito ai suoi guai giudiziari, rivolgendosi proprio a quelle ‘amicizie importanti’ millantate nella maggior parte degli episodi di concussione di cui è accusata. Le prove di tali numerose richieste d’aiuto provenienti da Fuorni, sarebbero racchiuse in diverse intercettazioni ambientali depositate dal pm Maurizio Cardea, ovvero quelle di cui il collegio difensivo aveva chiesto la restituzione in termini al gip, eccependo di non aver avuto la possibilità di esaminarle, ottenendo così una proroga di 8 giorni prima di decidere quale strategia opporre al giudizio immediato decretato dal gip. Intercettazioni che il pubblico ministero reputa molto significative: il contenuto, infatti, oltre a confermare l'esistenza di legami della Santoro con altri personaggi, ad alcuni dei quali avrebbe finanche inviato lettere dalla casa circondariale, legittimerebbe ulteriormente i rigetti di Riesame e gip (due volte) in merito alle richieste di scarcerazione avanzate dai legali difensori Zecca e Natale, in quanto dimostrerebbe l’effettivo pericolo di recidiva ed inquinamento probatorio da parte dell’imputata.
Ed appare presumibile quanto lecito immaginare che i nomi di tali amici ‘importanti ed influenti’, o presunti tali, possano essere proprio tra i testi che l’avv. Antonio Zecca aveva lasciato intendere di poter citare, ovvero magistrati, cancellieri, ufficiali di pg, docenti universitari, avvocati e giornalisti. Persone che “ho annunciato che potrei chiamare a testimoniare in favore della mia assistita seriamente, non in maniera provocatoria”, fa sapere dal suo studio legale il noto penalista del foro di Salerno.

LA SANTORO INTERROGATA IN CARCERE
Sul contenuto delle nuove intercettazioni depositate, la Santoro è stata interrogata in carcere dal pm Cardea. Un colloquio durato poco più di due ore e mezza in presenza degli avvocati dell’ex sovrintendente, che avrebbe collaborato spiegando alcune frasi e riferimenti a persone, fornendo in maniera confusionaria una serie di elementi di cui gli inquirenti starebbero verificando l’attendibilità.

LA DISPERAZIONE DI MARTA IN LETTERE E MESSAGGI PER INTERPOSTA PERSONA
Il filo conduttore delle intercettazioni sarebbe uno solo: la disperazione che spinge la Santoro, davanti alla cruda realtà dell’arresto e del carcere, ad attivarsi perfino da dietro le sbarre per cercare appoggi tra le sue ‘amicizie influenti’. Come? Attraverso interposte persone, nella fattispecie familiari. Uno dei figli, infatti, in un colloquio intercettato, avrebbe riferito alla madre di aver parlato a lungo con “quella persona a Salerno”, ma che la stessa avrebbe risposto “mi dispiace ma stavolta non posso fare nulla per aiutarvi”. Un passaggio decisivo, che il ragazzo sarebbe stato chiamato a chiarire dagli inquirenti, davanti ai quali però avrebbe fatto scena muta.
Inoltre, per il medesimo scopo, sembrerebbe che anche tramite alcune lettere inviate da Fuorni, l’ex comandante della Forestale avrebbe tentato di capire se certi ‘amici’ fossero ancora tali. Nell’ambito dell’apposizione dei visti di controllo della corrispondenza dei detenuti in regime di custodia cautelare, dettata dall’Ordinamento penitenziario, è prevista in alcuni casi anche l’acquisizione probatoria.

DIFESA: SI VA VERSO L’ABBREVIATO O IL PATTEGGIAMENTO
Entro la prossima settimana, intanto, il collegio difensivo della Santoro dovrà prendere una decisione sulla linea da adottare. Negli ultimi giorni, l’avv. Zecca ed il pm Cardea si sarebbero incontrati più volte in procura: tutto lascia pensare, dunque, che la difesa stia seriamente valutando di chiedere un rito alternativo, ovvero il giudizio abbreviato o il patteggiamento. Scelte che eviterebbero il dibattimento, invocato più volte dalla Santoro, ma che potrebbe riservare non pochi colpi di scena. In considerazione delle ammissioni dell’ex sovrintendente e delle denunce che continuano a pervenire a suo carico, appare alquanto logico pensare che la difesa possa finanche tentare il patteggiamento di una pena inferiore ai tre anni, per poi chiedere l’affidamento ai servizi sociali: una strada difficilissima e decisamente in salita, però, viste le aggravanti e le intenzioni del pm, tutt’altro che clementi. Comunque, in caso di condanna, per la Santoro dovrebbe scattare, in maniera automatica, l’interdizione perpetua dal suo incarico di pubblico ufficiale.



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