CAPACCIO. Giudizio abbreviato e patteggiamento: duplice istanza presentata, alla cancelleria del gip Renata Sessa del Tribunale del Salerno, dal collegio difensivo di Marta Santoro, dopo l’accoglimento del rito immediato chiesto dal pm Maurizio Cardea, titolare dell’inchiesta sulle mazzette che ha coinvolto l’ex sovrintendente della Forestale ed il coniuge-collega Antonio Petillo, i cui legali avevano già chiesto l’abbreviato condizionato però all’audizione di due testimoni, ovvero Filippo Gregorio e Marco Imbriaco, relativamente agli episodi che vedono coinvolto l’ex comandante della stazione di Capaccio Capoluogo in concorso con la moglie. Una doppia richiesta che evita, dunque, il pubblico dibattimento invocato dalla stessa Santoro, i cui legali, in caso di rito abbreviato, potranno anche raccogliere nuovi elementi per mitigare la condanna prevista per il più grave dei sette reati di cui è accusata (dai 4 ai 12 anni di carcere per la concussione), sfruttando tutte le attenuanti possibili ed ottenendo, per legge, lo sconto di un terzo secco. In caso di applicazione della pena su richiesta delle parti (patteggiamento), il capo del collegio difensivo Antonio Zecca ed il pm Cardea dovranno trovare, davanti al giudice, un accordo sulla condanna, comunque diminuita di un terzo e che non superi i cinque anni di reclusione, con la possibile applicazione di una sanzione pecuniaria congiunta, che per l’imputata potrebbe anche essere la restituzione delle mazzette intascate (o almeno in parte). Il pubblico ministero, però, appare tutt’altro che disposto alla clemenza e sarebbe pronto a chiedere ben 10 anni di carcere, forte di un quadro accusatorio gravissimo (7 i reati penali contestati), articolato su 16 capi d’accusa (di cui 9 ammessi dall’ex comandante della stazione di Foce Sele), ma soprattutto in virtù della confusionaria collaborazione offerta finora dalla Santoro, che avrebbe fornito ulteriori chiarimenti nel corso dell’ultimo interrogatorio sostenuto in carcere, senza però convincere del tutto gli inquirenti.