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Attualità
Puc Capaccio, indirizzi: contributo dell'arch. Carlo Guida
Comunicato Stampa
29 gennaio 2013 17:53
Eye
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CAPACCIO. Riceviamo e pubblichiamo integralmente, il documento, di seguito riportato, inviato alla nostra redaziobne dell'arch. Carlo Guida, presidente dei LI.P.A. di Capaccio quale "contributo personale alla relazione degli indirizzi del Puc".

Premessa: Capaccio città policentrica

Il termine policentrismo esplicita un’organizzazione territoriale diversa da quella classica basata su un rapporto centro-periferia nel quale un solo centro appare dominante dal punto di vista della concentrazione delle funzioni politiche, economiche, culturali e commerciali. Per rompere questo processo di dipendenza dei centri minori rispetto al centro più importante si è sviluppata nel corso degli ultimi decenni una linea che tende a dare più peso e ruolo ai centri minori investendoli di funzioni importanti e strategiche che appaiono così sempre più distribuite sul territorio e messe in rete da un sistema di mobilità collettiva che consenta ai diversi punti del territorio di entrare rapidamente in relazione. Tende così a crearsi una struttura urbana policentrica, che non significa evidentemente l’equivalenza di tutti i centri urbani dell’area ma prefigura una struttura urbana articolata e ricca di polarità economicamente importanti che contribuiscono ad un funzionamento più equilibrato dell’intera area.

La sostenibilità dello sviluppo impone un ripensamento del modo di governare e prendere decisioni riguardanti la pianificazione, modificando radicalmente il modo di organizzare la città, di pianificare le infrastrutture, il modo di vivere e di relazionarsi. Ragionare sui temi del territorio e della comunità significa ragionare contemporaneamente sia della questione ecologica della tutela della natura e della difesa del paesaggio, sia di quella riguardante non solo l’articolazione urbana, in relazione alla dotazione delle infrastrutture e dei servizi, ma soprattutto il miglioramento delle condizioni di vita in tutti gli ambiti territoriali. E’ necessario riequilibrare il sistema territoriale attraverso tutte quelle azioni che sostengono la costruzione della città policentrica già sperimentata a scala vasta. È quindi indispensabile ricercare soluzioni condivise, anche in una dimensione intercomunale, per potenziare il ruolo dei comuni che gravitano nella piana: da un lato bisogna decentrare funzioni di scala superiore a quella comunale, migliorare e potenziare la rete ecologica, ridistribuire i pesi insediativi, dall’altra bisogna incrementare il sistema infrastrutturale e della mobilità sostenibile. Da qui discende la necessità di metter in campo azioni strategiche che rafforzino:

- la tutela e l’ampliamento delle aree verdi;

- la riconversione delle zone produttive dismesse o di terzo paesaggio attraverso un

ripensamento della funzionalità della città stessa;

- la trasformazione dei quartieri periferici per la creazione di nuove centralità cittadine;

- la riqualificazione della città storica, anche attraverso l’inserimento di processi rigenerativi di parti del suo tessuto urbanistico.

L’obiettivo primario deve essere quello di creare un “sistema delle frazioni” nella città policentrica, in cui le diverse realtà territoriali partecipano ad un disegno urbanistico unitario.

È necessario che i valori storici e sociali presenti nei territori più antichi (centro storico, borghi, ecc.) possano integrarsi con le aspettative e le inclinazioni dei territori che si sono sviluppati più recentemente. Una osmosi di valori e aspettative di sviluppo in cui le nuove realtà territoriali, sebbene debbano essere comunque consolidate a rafforzamento della propria identità, devono fornire gli stimoli propositivi ad uno sviluppo di tipo integrato.

La connessione di tali territori non deve essere esclusivamente un fattore fisico, ma ha bisogno di relazioni sociali e culturali, in un’ottica di integrazione e di sviluppo sostenibile. In questi anni alcune cose sono state fatte, sia per le contrade più centrali che per quelle più periferiche. Da un punto di vista logistico, si ci è concentrati maggiormente sulle funzioni abitative, sulla salvaguardia delle realtà commerciali e sulla manutenzione ordinaria, ma non si è fatto quasi niente, ad esempio, per migliorare la viabilità e il trasposto pubblico locale. Un approccio corretto dovrebbe favorire il consolidamento di una vera “città unita”, prendendo il meglio da ogni realtà e combattendo la parcellizzazione, limite strutturale allo sviluppo della comunità.

Nel breve e medio periodo sarà necessario continuare ad intervenire per migliorare l’arredo urbano, i servizi e la connettività pubblica. Soprattutto sarà molto più importante lavorare sul sistema delle relazioni, creando una rete di luoghi e di vissuti culturali che diventino fattore comune tra loro e con il resto del territorio, e possano creare quelle condizioni ottimali per accrescere le capacità di sviluppo dell’intero territorio. Il territorio comunale è caratterizzato da una struttura policentrica in cui convivono realtà portatrici di forti valori storici, culturali, sociali ed economici. Il territorio è anche attraversato da infrastrutture viarie e ferroviarie che hanno sia migliorato l’accessibilità d’ingresso e di uscita, ma nello stesso tempo hanno prodotto una “rottura fisica” che ha fortemente condizionato il paesaggio e la connessione fra la zona verso il mare e la zona verso la collina.

L’obiettivo cui tendere è quello della “città policentrica unitaria” mediante un’opera di “ricucitura urbana” tra le diverse contrade, sostenendo in maniera omogenea ed integrata la costruzione (su tutto il territorio comunale) di tutte le condizioni atte a migliorare la qualità della vita.

Lo scopo primario, pertanto, è quello di costituire un sistema a rete ed integrato di funzioni e di relazioni qualitative in grado di creare lo sviluppo socio-economico del territorio in un’ottica di valorizzazione dello sviluppo policentrico della città. Inoltre, è prioritario che lo sviluppo del territorio non deve minimamente tendere a snaturare e/o compromettere il “paesaggio” delle aree agricole e rurali, delle aree con ecosistemi fragili. Nello stesso tempo, invece, deve favorire le politiche ambientali, sia migliorando il ciclo dei rifiuti che privilegiando la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (solare, eolico, ecc.).

CONTRIBUTO PERSONALE AD ALCUNI ASPETTI STRATEGICI DELLA

PIANIFICAZIONE

1. Parco archeologico di Paestum

Realizzazione del Parco archeologico-ambientale:

La città antica di Paestum deve diventare un parco archeologico-ambientale (esempi in Italia: Gela, Marsala, Orvieto, ecc.) per la tutela, oltre del patrimonio archeologico, anche del patrimonio naturalistico e paesaggistico, attuabile appunto mediante un contratto di fiume-paesaggio (esempi: contratto di fiume-paesaggio del Medio Panaro in Emilia Romagna, ecc.) come strumento integrato e processuale per una nuova dinamica istituzionale e partecipativa di trasformazione territoriale e paesistica. L’obiettivo generale del progetto è l’avvio di un processo dinamico e democratico di interpretazione, conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale e culturale da parte della comunità locale, in funzione delle specificità (archeologica) del territorio e della cultura locale, che porti alla costituzione di strumenti efficaci e partecipati.

2. Oasi protette

Individuazione nuova oasi protetta:

L’area del territorio che si presta meglio alla realizzazione di un’area protetta è la Linora in quanto nel tempo è rimasta pressoché invariata. All’interno di questa vasta area, a confine dei centri urbanizzati di S. Venere -Licinella e nelle vicinanze con il litorale e l’area archeologica di Paestum, sarebbe ideale inserite delle aree sportive all’aperto compatibili con la tutela dell’area stessa (campo da golf, percorsi per jogging e footing, ecc.). In questo modo si otterrebbe il duplice vantaggio della tutela e, nello stesso tempo, dell’utilizzo a scopi sociali. Evidentemente tale soluzione non dovrebbe prevedere infrastrutture fisse e ingombranti che potrebbero deturpare il paesaggio ma, esclusivamente, piccole strutture prefabbricate e/o mobili da integrare opportunamente nel contesto paesaggistico esistente. Ulteriore beneficio sarebbe quello di salvaguardia di tale territorio che, attualmente, è utilizzato purtroppo come discarica a cielo aperto, senza che nessuno senta la necessità di sorvegliare affinché persone incivili continuino a depositare detriti di ogni tipo.

3. Sicurezza ed efficienza

Carta del rischio:

Oltre al rischio idrogeologico e sismico richiamati nel documento, sono da considerare in modo serio e puntuale altri rischi subdoli che possono inficiare la salubrità del territorio e influire negativamente sulla salute dei cittadini. Mi riferisco al rischio Gas Radon su cui ho in passato già posto l’urgenza di effettuare dei monitoraggi sul territorio per poter escludere qualsiasi rischio per la popolazione o, al contrario, individuare eventuali aree a rischio che potrebbero essere non utilizzati per scopi edilizi. In ogni caso sarebbe necessario inserire nel Regolamento Edilizio norme tecniche per la realizzazione di vespai che possono comunque evitare la contaminazione delle strutture abitative e non in quanto le condizioni ambientali rispetto a tale rischio possono anche modificarsi nel tempo. Inoltre, è da non sottovalutare il rischio inquinamento elettromagnetico a bassa frequenza. Sarebbe necessario inserire nelle cartografie del PUC la rete di antenne per le telecomunicazione e telefonia esistenti sul territorio con i corrispettivi valori dei campi elettromagnetici. Tali rilevamenti periodici sono previsti per legge da parte dell’A.R.P.A. (Agenzia Regionale Prevenzione e Protezione Ambientale) che appunto opera per la prevenzione, la riduzione e l'eliminazione dell'inquinamento ambientale.

4. Housing sociale

Housing sociale sul modello degli eco-quartieri.

Le raccomandazioni dell'Agenda territoriale 2020, per quanto riguarda la definizione dello sviluppo urbano in un contesto territoriale connesso alla strategia Europa 2020, tendono alla promozione di uno sviluppo territoriale equilibrato e policentrico, e l'uso di strategie di sviluppo integrato nelle città e in regioni rurali e specifiche. Infatti, uno dei principali ostacoli per uno sviluppo territoriale armonioso dell'Europa, identificato nell'Agenda territoriale 2020, è l'espansione urbana incontrollata, ovvero la velocità con cui i terreni vengono occupati dal diffondersi di insediamenti a bassa e media densità. Nell'ambito di una politica di coesione sociale vanno sviluppate strategie per il riciclo dei terreni (risanamento urbano, riconversione o riutilizzo delle zone abbandonate, in declino o non utilizzate) che possono svolgere un ruolo chiave, al pari di altre strategie ambientali come la realizzazione di città sempre con più aree verdi, attente alle esigenze delle famiglie (in particolare dei bambini e degli anziani) e che dispongano di servizi e spazi pubblici per tutti, migliorando nel contempo la gestione dell'energia, delle risorse e dei flussi turistici nella città.

Una pianificazione moderna deve prendere in considerazione anche uno sviluppo urbanistico residenziale (di tipo sociale) mediante l’attuazione di eco-quartieri (vedi: ecoquartieri per l’Italia) che sono diventati in Europa e in Italia un nuovo modello di progettazione partecipata.

L’eco-quartiere è un nuovo modo di pensare il territorio costruito:

- è un luogo dove si vive meglio perché l’attenzione alle esigenze dei cittadini (salute, relazioni, facilità di accesso ai servizi…) è costitutiva, ed è un luogo che produce lavoro, reddito e sviluppo.

- è costruito per facilitare i comportamenti sostenibili rendendoli a costo zero e, possibilmente, addirittura remunerativi, in modo diretto (es. minore spesa per erogazione di servizi) o indiretto (es. accesso a servizi aggiuntivi).

In termini generali, un eco-quartiere è un insediamento costituito da alloggi (in affitto o in proprietà), da servizi e da spazi aperti comuni e persegue i seguenti obiettivi prioritari:

- Efficienza energetica,

- Mobilità sostenibile,

- Qualità della vita.

5. Piani di settore

Piano di settore agricolo (PsA):

È auspicabile inserire tra i piani di settore previsti un piano specifico e per le aree agricole. Un Piano di settore Agricolo per la regolamentazione delle modalità di conservazione, recupero e riuso del patrimonio edilizio esistente dismesso dall'uso agricolo ed, eventualmente, per la disciplina degli interventi turistici ricettivi e delle attività extra alberghiere di supporto ed integrazione, tenendo conto anche di quanto disposto dal PTCP riguardante la progettazione per il recupero ambientale anche di aree dismesse e per il ripristino e la conservazione degli spazi naturali e del paesaggio agrario. Inoltre, mediante una opportuna Valutazione Ambientale Strategica del Piano di settore Agricolo, si dovrebbe mettere in evidenza la necessità che all'interno delle aree agricole siano attuate politiche di estrema tutela e di minor consumo delle risorse naturali e quindi l'assenza di effetti negativi sull'ambiente. 

dott. arch. Carlo Guida



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