Attualità
Forestale&mazzette, Santoro e Petillo: rischio interdizione perpetua dai pubblici uffici
Alfonso Stile
30 gennaio 2013 23:24
Eye
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CAPACCIO. I coniugi-colleghi Marta Santoro ed Antonio Petillo, nell’andare ormai seriamente verso una condanna penale, incorreranno inevitabilmente in un’altra, durissima pena: l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Dal giorno dell’arresto, entrambi sono stati immediatamente sospesi dal servizio, intascando soltanto un terzo dello stipendio normalmente previsto per i sovrintendenti (ovvero circa 570 dei 1.700 euro netti al mese) in quanto sposati e con prole. All’indomani di una sentenza di condanna passata in giudicato, però, il decreto di espulsione dal Corpo Forestale dello Stato diverrebbe automatico ed istantaneo, lasciando i due senza lavoro. “Vedremo cosa accadrà – afferma l’avv. Antonio Zecca – la Santoro potrebbe avere difficoltà a riprendere il lavoro di prima, ma in ogni caso bisognerà valutare bene cosa il giudice riterrà penalmente rilevante”. Intanto, il noto penalista salernitano, a capo del collegio difensivo della Santoro insieme ai legali Antonello Natale ed Angela Nigro di Capaccio, annuncia di aver presentato una nuova istanza di riduzione della misura cautelare a carico dell’imputata, fornendo ulteriori chiarimenti in merito alla strategia difensiva opposta al giudizio immediato decretato dal gip: “Ho protocollato prima un’istanza di patteggiamento, articolata sulla base dell’applicazione di una pena su richiesta delle parti comunque inferiore ai 5 anni; poi ho presentato anche richiesta di giudizio abbreviato secco, nel caso in cui il patteggiamento non venisse accolto; ieri, infine, ho chiesto la concessione dei domiciliari per la mia assistita”. Determinante, a questo punto, sarà il parere del pm Maurizio Cardea, deciso a chiedere non meno di 10 anni di carcere e pronto da tempo a citare ben 52 testimoni, poco incline alla clemenza soprattutto per la scarsa collaborazione mostrata dalla Santoro nel corso dell’inchiesta.

Una Santoro che più volte, da Fuorni, aveva invocato invece il dibattimento: “Sui sedici capi d’accusa contestati dal pm – aggiunge l’avv. Zecca – ho motivo di ritenere che, forse, in nove o dieci casi potevamo opporre valide tesi difensive e venirne fuori, ma in almeno altri quattro o cinque episodi, a mio avviso, c’era il 50% di possibilità e quindi il serio rischio di aggravare la situazione”. Se il gip Renata Sessa accoglierà la richiesta di rito abbreviato secco, il processo sarà deciso in base agli atti contenuti nel fascicolo del pubblico ministero, alle indagini preliminari ed a quelli prodotti dalla difesa, senza audizione di testimoni. Questa tipologia di giudizio abbreviato si distingue dalla variabile dell’abbreviato condizionato, quello prescelto invece dai difensori di Petillo, che prevede un’integrazione probatoria circostanziata, nel caso specifico l’audizione di due testi. Tutto ciò fa dunque saltare la prima udienza del procedimento penale a carico dei due ex comandanti della Forestale, fissata per l’8 febbraio prossimo, ma non è escluso che i due coniugi-colleghi verranno comunque giudicati contestualmente.



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