Attualità
Banca fantasma: truffati decine di capaccesi
Redazione
03 agosto 2010 12:25
Eye
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Banca_Popolare_del_Meridione

 

Ha coinvolto anche decine di imprenditori di spicco di Capaccio Paestum la colossale truffa legata alla costituente Banca Popolare del Meridione, con sedi a Salerno, Bari, Milano e Roma, tutte “in attesa di autorizzazione” come recitano le insegne al di fuori dei locali. Un buco di oltre 10 milioni di euro, completamente scomparsi nel nulla, sul quale indaga ora la Procura di Napoli alla luce delle numerose denunce presentate dai sottoscrittori raggirati. Mirata e ben articolata la campagna di sottoscrizione in pompa magna messa in piedi, in tutta la Campania, dal banchiere indicato come il vero cervello dell’operazione, ovvero il 44enne napoletano Raffaele Cacciapuoti, irrintracciabile da 4 giorni nonostante abbia 3 telefoni cellulari: conosciuto come un mago della finanza abituato a viaggiare in Ferrari, amante del lusso e dei yacht, nel suo curriculum vanta anche tre lauree ed un titolo nobiliare, anche se non risultano tracce certe del suo presunto sangue blu. A cadere nella presunta rete fasulla di adesioni e reclutamento soci della fantomatica Banca del Meridione, anche centinaia di medici, avvocati ed imprenditori campani, molti dei quali molto conosciuti; ben 800 solo nella provincia di Napoli.

Un noto professionista capaccese, chiedendo di restare anonimo per motivi di privacy, nel sostenere di essere una vittima di quella che si sta delineando come una clamorosa truffa, ha fornito in esclusiva al direttore di StileTV, Alfonso Stile, i seguenti particolari: “La quota minima di adesione era fissata a 2mila euro. Invogliato da amici fidati che, a loro volta, avevano già sottoscritto in buona fede la propria partecipazione alla costituente Banca Popolare del Meridione, mi sono convinto della bontà dell’interessante operazione acquisendo una quota, intestata a mia moglie. Io stesso sono stato nominato membro del Collegio Sindacale, che però di fatto non si è mai insediato né riunito come organo di controllo poiché la banca non ha mai avuto le necessarie autorizzazioni per operare. So che dei 10 milioni di euro riportati dai giornali, 2 mln corrisponderebbero alle quote sottoscritte nella sola provincia di Salerno e che, attualmente, sarebbero su un conto vincolato e garantito dal Comitato promotore provinciale, aperto all’epoca proprio per mettere eventualmente al riparo coloro che hanno acquisito le quote, i quali dovrebbero quindi recuperare le somme”. Nel Comitato promotore salernitano (di cui riportiamo il logo nella foto), figurano il vicepresidente Livio Pellegrino e i consiglieri Laura Montana Trezza (ex amministratore delegato di Banco Napoli Holding), Giovanni Caliulo (ex consigliere di amministrazione del Credito Salernitano) e Giacomo Pellegrino (già presidente della Banca del Levante).

Insomma, un passaparola ambiguo che ha coinvolto decine di imprenditori e professionisti di Capaccio, mentre sono addirittura altisonanti i nomi dei soci fondatori, nonché investitori, dell’istituto di credito e potenziali truffati da Cacciapuoti, tra cui: Gaetano Zicari (dirigente per la Campania della Swarovsky), Gustavo Delgado (ex vicedirettore di Telenorba), Aldo Pace (già direttore della Fondazione del Banco di Napoli e presidente onorario della costituente banca per pochi mesi), l’ex europarlamentare Generoso Andria, gli imprenditori Angelo Bruscino (presidente del Gruppo Giovani Confapi Campania), Mario e Giuseppe Maione, nonché manager della catena di ristoranti “Rossopomodoro” e “Fratelli La Bufala”.

L’avvocato Angelo Pisani, in rappresentanza di un gruppo di creditori della costituenda Banca Popolare del Meridione, non ha usato mezzi termini dalle colonne del quotidiano Il Mattino di oggi: “Chiameremo in causa gli organi di controllo oltre a chiedere giustizia alle magistrature competenti, chiedendo lo stanziamento di un fondo per le vittime accertate della frode”.

 



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