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Bruciata auto Savino, indagato caso cimitero
Redazione
01 aprile 2011 14:14
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CAPACCIO. Alle prime ore di questa mattina in fiamme l'auto di Aniello Savino, 47enne di Capaccio, uno dei due indagati, insieme con il collega Erminio Mirarchi, nell’ambito dell’inchiesta avviata dalla Procura di Salerno, relativa alla profanazione della tomba di famiglia del sindaco Marino e l’incendio dell’archivio storico avvenuti domenica 20 marzo. La macchina era parcheggiata davanti all’abitazione di Savino in via “Tenente Vaudano”, a Capaccio Capoluogo. "Forse ho fatto male a rinvenire le due teche contenenti i resti dei genitori del sindaco Pasquale Marino – commenta Savino – non dovevo impicciarmi". L’incendio dell’autovettura (nella foto) è avvenuto intorno alle 3 di stamattina. Savino ha sentito dei rumori ed è uscito fuori avvistando le fiamme. Grande sconcerto nella città di Capaccio Paestum per l’incendio dell’autovettura di Aniello Savino. Una serie di escalation di episodi di microcriminalità, che stanno suscitando molta preoccupazione, creando nuove ombre sul mistero della profanazione della tomba della famiglia Marino e l’incendio dell’archivio negli uffici cimiteriali. Le indagini sono particolarmente concentrate sull’archivio piuttosto che sul trafugamento delle teche, rinvenute in un cunicolo il giorno successivo al furto. Le urne effettuati tutti i rilievi, sono state rimesse al proprio posto. Domani, i resti di Michele Marino e Filomena Gorga, saranno benedetti con una solenne cerimonia, che si terrà al cimitero, alla presenza del sindaco Marino. L’inchiesta punta la sua attenzione sui documenti custoditi nell’archivio. La  profanazione potrebbe essere stato soltanto un diversivo per sviare le indagini. L’incendio aggiunge un ulteriore tassello all’inchiesta fornendo nuove piste agli inquirenti. In questi giorni i carabinieri di Capaccio e Agropoli stanno continuando d ascoltare numerose persone. L’ipotesi che l’incendio potrebbe essere stato provocato per eliminare della documentazione importante legata a qualche attività cimiteriale, dovrà essere confermata e avrà necessariamente bisogno di ulteriori dati. In ballo c’è anche un’inchiesta partita lo scorso mese di agosto dopo la denuncia dei familiari di un defunto “sfrattato” dal suo loculo prima che scadesse il contratto per l’utilizzo dello stesso. I resti sono finiti nell’ossario comune.  

 

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