CAPACCIO. Smilitarizzazione del poligono di tiro nell’area di Foce Sele, sensibilizzazione sulla diffusione dell’energia solare e no al nucleare a Foce Sele. Questi gli scopi della marcia simbolica in bici che si terrà sabato nel comune di Capaccio Paestum. La partenza, dalla zona archeologica dei templi, è prevista per le 11.30 di sabato 30 aprile prossimo. I partecipanti giungeranno in bici fino al museo narrante di Hera Argiva. La manifestazione è organizzata dalla Comunità delle Riserve Naturali Regionali, presieduta da Domenico Nicoletti, dal Comitato promotore della legge regionale sulla “Civiltà del sole”, guidato da Giuseppe Tarallo, dai Comuni di Capaccio Paestum ed Eboli, dal WWF Sele, dalla Fondazione Paestum, dai Circoli Legambiente e dal VAS Battipaglia. La presentazione dell’evento si è tenuta mercoledì 27 aprile presso l’aula consiliare del Comune di Eboli, alla presenza dei Domenico Nicoletti e Giuseppe Tarallo, nonché di Carmine Magliano, Assessore all’Ambiente di Eboli e del consigliere Carmine Caramante, portavoce dell’Amministrazione comunale di Capaccio Paestum. Carmine Magliano, assessore all'ambiente di Eboli, che ha dichiarato che “la zona di Foce Sele è attualmente utilizzata come poligono di tiro, sebbene si trovi in una Riserva Naturale. La si vuole smilitarizzare per evitare che in un eventuale futuro possa essere utilizzata come sede di una centrale nucleare. Come noi la pensano anche tanti altri Enti: sono ben 41 i sindaci del comprensorio che hanno avanzato questa richiesta alla Regione. C'è poi la legge ribattezzata ‘alla luce del sole’, per la quale stiamo raccogliendo le firme. Si tratta di una norma regionale di iniziativa popolare sulla cultura e la diffusione dell'energia solare in Campania”. Dubbi e polemiche sull'iniziativa sono state però sollevate dal presidente del comitato di quartiere di Campolongo, Ugo Giordano, che ha avanzato la preoccupazione per l'ipotesi che al posto del poligono possa sorgere, invece, in futuro “una nuova tendopoli con rom ed extracomunitari illegali”. 
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                               

Anita Sessa