CAPACCIO PAESTUM. Comunali 2017. Riceviamo e pubblichiamo, integralmente, la seguente nota inviata, alla nostra redazione, dal giornalista Oscar Nicodemo, sostenitore della coalizione elettorale a sostegno del sindaco uscente Italo Voza.

Di fronte al risultato elettorale delle amministrative di Capaccio Paestum e ai risvolti che ne hanno determinato numeri e percentuali, invito la parte della popolazione delusa da questo esito ad assumere un atteggiamento proiettato al futuro, da costruire sulla base di un vero e proprio nucleo di opposizione alla politica intesa come veicolo portatore di interesse di parte e non selezione delle risorse migliori al servizio della comunità. Per quanto mi riguarda, piuttosto che cedere alla tentazione del laudator temporis acti, preferisco porre la mia attenzione sulle enormi potenzialità della qualità della politica che il territorio sarebbe in grado di offrire, se solo si creassero le opportunità del caso.
Penso a donne dotate di un giudizio razionale davvero sintomatico e un’attitudine alla vita sociale non indifferente, a giovani preparati che dimostrano freschezza ed energia nel loro percorso di avvicinamento alla politica, a esponenti della vita civile che si distinguono per una visione produttiva, gentile e rispettosa dell’impegno politico, a professionisti che hanno maturato, nel proprio campo di lavoro, un notevole grado di esperienza, e perché, no, ad anziani che dall’alto della loro saggezza possono regalare, in ogni momento, consigli utili e concreti.
E, di fronte al simpatico Lucido Di Gregorio, che, nel suo tronfio e trionfale esercizio critico post elettorale, in questo medesimo spazio di comunicazione mi nomina con inadeguata similitudine, presentandomi addirittura come uno che non comprende il programma elettorale di Franco Palumbo, perché - a suo dire - troppo complesso e articolato, mi viene da sorridere, da un lato, e dall’altro vado a considerare l’inconsistenza e l’imprudenza di un volenteroso estensore di parole, certamente più bravo e pertinente nella sua vera professione di architetto.
Ho detto, pubblicamente, che ho letto attentamente e per ben due volte quel programma, trovandolo orribile, non incomprensibile. Perché, dunque, attribuire la forza di Anteo a un insieme di considerazioni spicciole sul nostro territorio? Cosa vi sarebbe da comprendere, in quell’ordinario elenco di cose buone e giuste da fare, valide per ogni luogo del mondo, come se Capaccio Paestum si trovasse ovunque, e non nell’area peculiare in cui realmente si ritrova?
Infine, spostando l’attenzione sull’evoluzione del territorio, credo che l’identità sociale che lo ha interessato per tutto il Novecento, affondando spesso le radici nell'ottocento, non esiste più da diversi decenni. Da tempo è scomparso il mondo che aveva determinato la nascita di una collettività peculiare, contadina e al contempo aristocratica, che nella cornice di influssi storici evidentissimi viveva in una sorta di elitarismo popolare, che solo in minima parte era da definirsi culturale. Oggi, Capaccio Paestum rappresenta una comunità di oltre 20mila abitanti, gran parte dei quali provenienti da vicine realtà territoriali, conferendo alla città le caratteristiche di una comunità assemblata e contribuendo a farne un centro importante della regione.
Credo, francamente, che occorrerebbe attrezzarsi per un tempo sufficientemente lungo per consentire ad una autentica nuova classe dirigente di maturare e di confrontarsi sul terreno della ragione e dell’analisi appropriata. Si tratterebbe, invero, di avere l'intelligenza e le forza politica necessarie per provarci. In una società, come quella pestano-capaccese, in cui, oggi, certi atteggiamenti di chiara natura destroide e populistica risultano dominanti, urge la consapevolezza di avere a che a fare con una realtà complessa almeno quanto quella nazionale.