Attualità
Malzoni Radiosurgery Agropoli, la biologa Marina Barba lancia appello alle istituzioni
Redazione
12 agosto 2011 08:54
Eye
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AGROPOLI. Non meno di tre mesi per effettuare una prestazione di radioterapia. È questo il tempo che devono attendere i malati di tumore per sottoporsi a questo tipo di terapia presso l’ospedale “Ruggi D’Aragona” di Salerno. Lo sa bene Marina Barba, biologa di Ceraso, il cui padre malato di carcinoma polmonare, in fase terminale, necessita di cure immediate per alleviare il dolore  attraverso prestazioni di  radioterapia. Il problema non è solo legato alla lunga lista di attesa ma anche alle difficoltà dell’anziano padre, con grossi problemi respiratori, di affrontare il viaggio per raggiungere da Ceraso il capoluogo. Il paradosso è che, mentre all’ospedale di Salerno bisogna attendere mesi per effettuare la radioterapia, nel centro radiosurgery di Agropoli, attivo presso il locale plesso ospedaliero, sono presenti due apparecchiature utili allo scopo e che, al momento, sono  utilizzate solo per la radioterapia stereotassica. Il centro infatti, è dotato di due acceleratori che, attraverso una convenzione con l’Asl, potrebbero essere utilizzati per le prestazioni tradizionali di radioterapia, consentendo di accorciare i tempi di attesa per gli utenti, evitando loro di recarsi in strutture  lontane dai propri centri di residenza. Qualora i due acceleratori venissero utilizzati per la radioterapia tradizionale, potrebbero essere effettuate al giorno almeno una cinquantina di prestazioni. Qualche giorno fa, con la speranza di eseguire la radioterapia al centro radiosurgery  Marina Barba si è recata all’ospedale di Agropoli. “Non si comprende - afferma Barba – il perché ad Agropoli non è possibile effettuare la radioterapia tradizionale, nonostante al Centro oncologico siano presenti le apparecchiature utili per questo tipo di servizi sanitari. Risiedo nel comune di Ceraso e per me è molto difficoltoso  raggiungere gli unici centri disponibili di Salerno e Avellino. Senza contare che le liste di attesa sono lunghissime. Mio padre è in fase terminale ed ha bisogno di terapie adesso, per alleviare il dolore,  non tra qualche mese”. La biologa per qualche tempo, ha accompagnato il padre, per effettuare la radioterapia, all’ospedale di Avellino. Il lungo viaggio, da Ceraso a Avellino,  però sottoponeva l’uomo ad una inevitabile sofferenza e alla fine ha interrotto la terapia. Una problematica che stanno vivendo decine e decine di persone che, quotidianamente, dopo aver contatto l’ospedale di Salerno,  si recano al centro  radiosurgery di Agropoli con la speranza di effettuare le prestazioni di radioterapia in tempi più rapidi per non essere costrette ad attendere mesi. Ma ogni volta la direzione del polo oncologico è costretta a indirizzarli in altre strutture. “Ci sono dei macchinari - conclude la biologa – che possono essere utilizzati ad un ampio bacino di utenza. Una persona come mio padre che ha fatto una vita di sacrifici ha diritto ad essere curato in un centro vicino al proprio comune di residenza. Anche volendo andare a Salerno, il problema non sono solo le lunghe liste di attesa ma anche il fatto che mio padre non è più in condizioni di affrontare il viaggio. E’ una vergogna avere la disponibilità di apparecchiature indispensabili e non poterle utilizzare”.



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