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IL RICORDO
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Capaccio, un anno fa l’addio a Michele Alfano: struggente lettera della moglie
Alfonso Stile
17 novembre 2017 09:19
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CAPACCIO PAESTUM. Un anno fa, il 17 novembre 2016, moriva il 40enne capaccese Michele Alfano. A costargli cara, la decisione di sottoporsi ad un intervento chirurgico per perdere peso e ridurre finalmente l’obesità: ma dalla clinica ‘Cobellis’ di Vallo della Lucania, dove aveva scelto di operarsi allo stomaco, purtroppo non uscirà vivo. Una morte improvvisa che lasciò nel dolore genitori, il fratello Alfonso, la sorella Carmen, la consorte ed i suoi tre figli, nonché l’intera comunità di Capaccio Paestum. Un caso finito anche sulla stampa e nei principali programmi televisivi nazionali.
Da allora, la moglie Irene Conforto ha giurato che non troverà pace fino a quando la giustizia non accerterà le eventuali responsabilità e condannerà i colpevoli del prematuro decesso del compianto marito, strappato ai suoi cari così giovane. Ad un anno esatto dal dramma che le ha spezzato il cuore per sempre, questa sera alle ore 17.30, nella chiesa di San Vito a Capaccio Scalo, si terrà una messa in suffragio del compianto Michele Alfano, durante la quale proprio Irene leggerà una sentita lettera al marito volato in cielo. Un messaggio che ha voluto affidare anche a StileTV:
“Un anno fa, di giovedì sera alle 23, ti hanno fatto uscire dalla camera intensiva con un respiratore manuale, e quindi staccandoti per farti ripetere la terza Tac. Tutto era iniziato già dal mattino, quando ti avevano ripetuto la Tac per la seconda volta: avevi già avuto il tuo secondo collasso, ma solo dopo ore mi hanno fatta entrare nella Camera intensiva… lì, quando ti ho visto, ho capito che te ne saresti andato per sempre. Mi hai stretto forte la mano da non volermela lasciare più, ma quella gente mi disse di uscire.
Alle 11 di sera, fuori c’erano tutti i parenti vista la gravità delle tue condizioni, ed io, sapendo che ti dovevano ripetere di nuovo la Tac, ho detto a tutti di non farsi vedere, altrimenti ti saresti emozionato e preoccupato. Io ti ho chiamato nel momento in cui si sono aperte le porte, dicendoti “amore mio non ti preoccupare, andrà tutto bene”. E tu mi hai sorriso: è stato il tuo ultimo sorriso, il più bello della nostra vita. Quando sei risalito sopra eri bianco e sudato come la cera; vidi l’infermiera sistemare in uno stanzino il defibrillatore e capii tutto, ma loro continuavano a ventilarti ed a correre con il letto. Da quel momento ad oggi, le mie lacrime si sono trasformate in pezzi di ghiaccio che si scioglieranno solo con il tempo, solo quando verrà fuori tutta la verità, per adesso aspetto solo quel momento. Avrei voluto dire a queste persone che ti hanno portato alla morte di venire il giorno della tua Santa Messa, a chiedere perdono davanti a Dio; sicuramente il Signore li perdonerebbe. Invece io no, da me non sarà mai pronunciata la parola ‘perdono’ per loro, ma solo ‘verità’ e ‘giustizia’, per far sì che queste persone non facciano del male ad altri, non distruggano altre famiglie come hanno fatto a noi. Ciao amore mio, ti prometto che la tua memoria sarà ricordata da tutti, perché io e te vinceremo”.



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