CAPACCIO PAESTUM. Continua a suscitare polemiche la situazione inerente la rottura del collettore di scarico in località Foce Sele delle acque reflue depurate, provenienti dall’impianto di Varolato, danneggiato da una violenta mareggiata il 2 gennaio scorso. Diversi cittadini, infatti, hanno segnalato, con foto e video diffusi sui social, non solo il persistere del problema, di non facile e costosissima risoluzione, ma anche il colore dei reflui che fuoriescono dal tubo spezzato in due, visibilmente putridi e nerastri (nella foto), tanto da suscitare sdegno nell’opinione pubblica, che si chiede come si ovvierà al problema durante la stagione balneare invocando rigidi controlli anche sul funzionamento e gestione del depuratore. Post impietosi, che sottolineano come gli scarichi, seppur fino a prova contraria riguardanti reflui depurati e dunque non inquinanti, con lo sversamento a cielo aperto rappresentano lo stesso un pugno nell'occhio non indifferente all'immagine di un Comune bandiera blu.
A causa della complessità della riparazione, a seguito dei diversi sopralluoghi eseguiti dall’ing. Angelo Corradino, direttore tecnico dell’impianto di depurazione di Varolato e degli impianti di sollevamento ad esso connessi, si sta utilizzando da oltre un mese il sistema del 'troppo pieno', che permetterà lo scarico per gravità in un canale di bonifica ubicato sul confine nord dell’impianto di Varolato, dopo apposita relazione tecnica trasferita al Consorzio Bonifica di Paestum.
Il tubo in speciale vetroresina, del diametro di circa un metro, si trovava a quasi 3 metri di profondità, ma l’irruenza del mare l’ha riportato in superficie nell’erodere la riva, distruggendo finanche la colata di cemento armato che proteggeva la struttura: il collettore, infatti, dopo essere emerso si è spezzato in due in un tratto sommerso, perdendo dunque la capacità di scarico, che deve essere ad almeno 2 km dalla costa.