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L'INCHIESTA
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Capaccio, appalti al cimitero: ecco i nomi dei 9 indagati, Sabelli si difende
Alfonso Stile
21 marzo 2018 09:18
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CAPACCIO PAESTUM. Appalti ad aziende contigue al clan dei Casalesi a Capaccio Paestum. Sono nove in tutto le persone indagate, a vario titolo, nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Salerno: oltre all’ex vicesindaco ed attuale consigliere di minoranza, Nicola Ragni, finito agli arresti domiciliari, ed al responsabile apicale dell’Area III Rodolfo Sabelli, sottoposto all’obbligo di dimora, destinatari di un avviso di conclusione delle indagini preliminari anche gli ex consiglieri comunali di maggioranza Roberto Ciuccio e Leopoldo Marandino, gli imprenditori casalesi Giacomo Caterino, sua moglie Rossella Marino e suo padre Paolo Caterino, nonché Vincenzo Noviello, ingegnere di San Cipriano Picentino e contitolare della Navab Costruzioni, e l’imprenditore ortofrutticolo Gerardo Gaudiano di Pagani. Le misure cautelari sono state emesse dal gip Renata Sessa del Tribunale di Salerno, su richiesta del sostituto procuratore Vincenzo Senatore della locale Procura, e notificate ieri mattina dai carabinieri dei Nuclei Investigativi dei Comandi provinciali di Salerno e Caserta. Tutti gli indagati avranno ora a disposizione 20 giorni per nominare un legale difensore di fiducia e chiedere di essere interrogati dal pm inquirente o presentare memorie difensive a propria discolpa, dopodiché il gup deciderà, in base alle richieste del pubblico ministero, se disporre, per ciascuno, il rinvio a giudizio o l’archiviazione.

SABELLI AI MAGISTRATI: “INTERROGATEMI SUBITO”
L’arch. Rodolfo Sabelli, indiziato del reato di abuso d’ufficio, ha dichiarato stamane al quotidiano Il Mattino di Salerno: “Mi vengono contestate omissioni di atti d’ufficio, ma ho già detto al mio avvocato di chiedere al magistrato di essere interrogato subito. Accetto con serenità il provvedimento della Procura e farò valere le mie ragioni nelle opportune sedi giudiziarie”. Secondo le accuse, infatti, Sabelli avrebbe “omesso di acquisire la richiesta documentazione antimafia” nonché “adottando una determinazione nel maggio 2014, agevolava il passaggio societario dalla originaria A.T.I. al cui interno erano presenti, con quote predominanti, le società attinte rispettivamente da interdittiva antimafia e da sequestro delle quote da parte della DDA di Salerno, alla società formalmente amministrata dal coniuge di Giacomo Caterino”.
Secondo i magistrati, inoltre, le intercettazioni eseguite avrebbero consentito “di accertare l’esistenza di relazioni confidenziali fra il funzionario pubblico e gli esponenti della società incaricata delle opere, in tal modo confermando la natura dolosa delle macroscopiche violazioni di legge nei provvedimenti adottati”.

LE INTERCETTAZIONI CHIAVE
A mettere nei guai gli ex amministratori capaccesi, numerose intercettazioni ambientali eseguite per due anni dai carabinieri nella città dei Templi e nel Casertano, nelle quali i componenti della famiglia Caterino e loro intermediari farebbero riferimento, lamentandosi fra loro della situazione, alle somme da pagare per la costruzione delle cappelle presso il cimitero, ovvero 2.500 euro cadauna, ed alle persone che si sarebbero dovute spartire il denaro contante, da versare in tranche come emerge da alcuni colloqui, nei quali trapelano, secondo quanto scrive il gip nell’ordinanza cautelare, “atti idonei e diretti in modo non equivoco ad indurli a promettere servizi e subappalti a soggetti indicati dall’Amministrazione comunale dell’epoca”. A fare da trait d’union tra amministratori e imprenditori casalesi, secondo quanto indicato nell’ordinanza, sarebbe stata la figura dell’imprenditore paganese Gaudiano.
Giacomo Caterino è figlio dell'imprenditore Paolo Caterino, cugino del noto boss Antonio Iovine, detto 'o Ninno, esponente sanguinario del clan dei Casalesi condannato all’ergastolo e divenuto successivamente collaboratore di giustizia, così come gli stessi Caterino.



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