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CONFISCA DIA
CONFISCA DIA
Capaccio, ricorso in Appello dei legali di Squecco: "Estraneo al clan Marandino e mai accusato di usura"
Redazione
21 marzo 2018 15:49
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CAPACCIO PAESTUM. I legali difensori dell’imprenditore capaccese Roberto Squecco (nella foto), gli avvocati Mario Turi e Guglielmo Scarlato, hanno presentato subito appello in merito al decreto di confisca dei beni eseguito dalla Direzione Investigativa Antimafia di Salerno. Turi e Scarlato, attraverso dichiarazioni rese a mezzo stampa, hanno spiegato che tale misura era molto più ampia rispetto alla confisca eseguita ieri mattina, illustrando la posizione del proprio assistito.
In particolare, l’avv. Turi precisa: “Era stata chiesta una misura di prevenzione personale, rigettata in toto sia per la pericolosità generica sia per la pericolosità qualificata del signor Squecco, ovvero obbligo di dimora e ritiro di patente; secondo la Dia, dovevano essere attinti molti più beni ma i sette decimi sono stati rigettati”.
L’avv. Turi sottolinea anche “Roberto Squecco non è stato mai processato, né indagato, né nel processo che pende in Cassazione per il clan Marandino né mai è stato denunciato per usura. Si parla di usura putativa, ho le carte di tutti i processi. Poi, quando dicono che la pena è stata ridotta in Appello per il processo al clan Marandino, le posso dire che non ci sono atti del processo in cui qualcuno dichiari che qualche esponente del clan Marandino ha veicolato persone presso l’impresa di pompe funebri di Squecco. Squecco concorre in un episodio di quest’associazione perché ha chiamato persone appartenenti al clan Marandino per recuperare un suo credito. Il suo debitore riconosce il debito. Successivamente, Squecco rinuncia al credito cospicuo e risarcisce con 22mila un soggetto che poi denuncia l’imprenditore per minacce. La denuncia fu ritirata a seguito del pagamento della somma. Secondo il Riesame, con un’ordinanza passata in giudicato, si trattava di un esercizio arbitrale delle proprie ragioni. Il gip non è stato di questo avviso, nemmeno la Corte di Appello, che l’hanno invece ritenuto un tentativo di estorsione con metodo mafioso. Ora deciderà la Cassazione, il prossimo 21 giugno, cos’è. Per quanto riguarda la sua partecipazione al clan, lui ha avuto in Appello un mese per associazione mafiosa”.
“Il decreto di confisca è del 26 febbraio – aggiunge l’avv. Turi - ed stato depositato oggi e l’udienza c’è stata il 22 febbraio. Rigettata in toto la prevenzione personale. Hanno attinto i beni di una onlus, la Croce Azzurra, ma solo un pazzo potrebbe riversare provenienti da illeciti commessi in una onlus, perché non può produrre utili. Infatti, in caso di chiusura, i beni vengono devoluti altra associazione e nessuno ci può guadagnare”.
“La Croce azzurra ha partecipato al bando 118 dell’Asl ed è stata ammessa - conclude il legale di Squecco - i mezzi della onlus circolano e vedremo in appello se sono confiscabili o meno ma credo di no. Per le auto di lusso, queste provengono dall’Humanitas. Non potendo pagare e non potendole tenere, l’Humanitas le ha date alla Croce Azzurra. Noi siamo sereni. Ci sarà la Corte d’Appello e poi, eventualmente, quella di Cassazione. Con il collega Scarlato abbiamo fatto una consulenza tecnica, non c’è un rigo del decreto che parli di questa consulenza tecnica redatta dal commercialista Gerardo Franco. Riteniamo che il Tribunale sia caduto nel vizio di omessa documentazione. Un po’ di possibilità le abbiamo”.



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