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INDAGINE DELLA GUARDIA COSTIERA
INDAGINE DELLA GUARDIA COSTIERA
Clamoroso: invasione di dischi bianchi causata dal depuratore di Capaccio
Alfonso Stile
22 marzo 2018 11:53
Eye
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CAPACCIO PAESTUM. Clamoroso ma vero. È partita dal depuratore di Capaccio Paestum l’invasione di dischetti bianchi che ha interessato il litorale salernitano e più tratti costieri del Mar Tirreno Centrale, con picchi nei pressi dell’isola di Ischia, sul litorale campano e su quello laziale tra Fiumicino ed Anzio. A scoprirlo i militari della Guardia Costiera di Agropoli, diretti dal c.te Gianluca Scuccimarri, a seguito della segnalazione inoltrata da StileTV e mirate indagini eseguite presso l’impianto di depurazione di Varolato. 
L’indagine, coordinata dalle strutture centrali e periferiche del Corpo delle Capitanerie di porto - Guardia Costiera, ha accertato nelle vicinanze di un impianto di depurazione collocato in prossimità della foce del Sele e sugli argini del fiume, una forte concentrazione di questi filtri (nella foto): un caso di cui si sono occupati i media nazionali.
Dalle ulteriori verifiche sul depuratore sospetto, il personale della Guardia Costiera ha potuto accertare la fuoriuscita dei filtri che, a causa di un cedimento strutturale di una vasca dell'impianto, si sono riversati nel fiume Sele per poi confluire nel Mar Tirreno, dove, per effetto delle correnti, si sono distribuiti lungo le coste della Campania e del Lazio, fino a raggiungere il litorale meridionale della Toscana.
Mentre prosegue l'attività di accertamento sul sito, le informazioni finora acquisite - spiega ancora la Guardia Costiera - sono state comunicate all' Autorità Giudiziaria di Salerno che ha assunto il coordinamento delle indagini, delegandole alla Capitaneria di porto di Salerno. Determinante è stata l'attività del personale del Nucleo Speciale d'Intervento (N.S.I.) della Guardia Costiera, coordinato dal Reparto Ambientale Marino (R.A.M.) cui il Ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, ha conferito mandato per fare luce sulla vicenda. Una volta assodata la natura di "filtri a biomassa adesa" utilizzati per la depurazione delle acque reflue - spiega ancora la Guardia Costiera - gli accertamenti dei militari, svolti in modo capillare sul territorio interessato, si sono orientati verso la conferma della principale ipotesi investigativa, ovvero che questi materiali fossero stati rilasciati da impianti di trattamento dei reflui attraverso lo scarico diretto in mare o nei corsi d'acqua che sfociano in esso.

 

IL COMUNICATO DI CLEAN SEA LIFE

"Siamo grati al Corpo delle Capitanerie di Porto, con cui abbiamo condiviso le vostre segnalazioni, per aver identificato la fonte dei dischetti nel depuratore sul fiume Sele, evitando così ulteriori sversamenti. Identificata la causa, rimangono però le conseguenze: un numero imprecisato ma elevatissimo di dischetti sparsi su tutte le spiagge tirreniche. L'invito è quindi di andare a raccoglierli: si stanno mobilitando in molti, singoli e associazioni per questo fine settimana. La mappa delle iniziative #cacciaaldischetto è in continuo aggiornamento ed è visibile sul nostro sito www.cleansealife.it.
È importante segnalare sul sito le quantità raccolte: in questo modo potremo avere un quadro più preciso dell'entità dello sversamento. Un ringraziamento particolare a tutti i cittadini che, con le loro segnalazioni e la forza dei social, hanno fatto emergere il problema. Tutte le vostre prime segnalazioni venivano dalla spiaggia di Paestum e anche i modelli oceanografici del Lamma concordavano, identificando quella zona come il punto d'origine dei dischetti - informazioni che abbiamo condiviso con CP per le loro indagini e che per ovvie ragioni abbiamo deciso di non divulgare".



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