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L'INCHIESTA
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Capaccio, scandalo piscina: Troncone è sconvolto ma Sabelli "sa cosa vedere"
Alfonso Stile
30 aprile 2018 17:59
Eye
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CAPACCIO PAESTUM. L’inchiesta giornalistica di StileTV sullo scandalo della piscina comunale Poseidone di Capaccio Paestum va avanti: sono tante, infatti, le informazioni che emergono spulciando gli atti pubblici acquisiti dall’ATI Afrodite, gestore del complesso natatorio fino alla sua chiusura. In particolare, si apprende che le criticità strutturali, tra l’altro più volte denunciate dallo stesso gestore, sono sempre state a conoscenza di uffici e Amministrazione.
Subito dopo l’apertura della piscina, il rup Rodolfo Sabelli sostiene che i problemi della struttura sono esclusivamente dovuti alla “non corretta gestione” dell’ATI, che nel frattempo ha già segnalato una lunga serie di criticità. Poco dopo, però, su indicazione del Comune, la ditta appaltatrice effettua numerosi interventi, ma dall’analisi delle carte si apprende con certezza che, in realtà, quella vicenda non si è mai chiusa. In particolare, emergono le forti lamentele circa il malfunzionamento degli impianti, problemi strutturali e addirittura diffuse infiltrazioni di acqua, che anche l’ex Amministrazione Voza, con l’assessore Sica e il consigliere Paolillo, rilevano e portano all’attenzione di commissioni e uffici. Inoltre, tra novembre 2016 e febbraio 2017, ATI Afrodite invia al rup e alla Gorrasi Cost numerose comunicazioni, ben 14 PEC, con registri e dati di funzionamento, continuando a chiedere molti interventi urgenti, tra cui l’adeguamento delle linee degli asciugacapelli “sufficienti per appena due o tre phon”, che creano molte lamentele e disservizi all’utenza.
Dopo una riunione del gennaio 2017 in municipio, le cose sembrano poter migliorare nell’attesa di una perizia di funzionamento richiesta dallo stesso Sabelli, ma si tratta di una doccia fredda: infatti, come rilevato dall’ATI, la perizia apparirebbe parziale e, soprattutto, eseguita dagli stessi tecnici che hanno redatto il progetto esecutivo dell’impianto per conto della ditta costruttrice, loro diretta cliente poiché si trattava di un appalto integrato. La concessionaria, così, rigetta l’esito di quella che sembrerebbe una mera conferma della bontà del proprio lavoro da parte dei progettisti, che concludono “che gli impianti della struttura sicuramente rispondono alle esigenze della stessa”.
Il gestore chiede più volte ad uffici ed Amministrazione che si provveda ad “un accertamento tecnico terzo a primaria tutela degli interessi dell’Ente proprietario”, e con oltre 100 pagine di allegati vari e perizie proprie, la richiesta di perizia congiunta viene ripetuta anche a settembre 2017, con PEC indirizzata al rup, al sindaco Palumbo e agli assessori Troncone e Sica e ad una serie di uffici. In tutta risposta, il rup la ignora inviando, anzi, altre contestazioni al gestore per accertare eventuali inadempimenti.
Se per l’assessore allo Sport Sica il tutto non rappresenta di certo una novità, l’assessore Troncone ed il consigliere Merola risulta siano gli unici a visitare l’impianto, tanto che Troncone scrive in una nota inviata direttamente al sindaco: “Ho dovuto constatare carenze infrastrutturali che mai e poi mai mi sarei aspettato di poter certificare su un manufatto realizzato da appena un paio di anni”.
Intanto, ATI Afrodite (PEC del 2 novembre 2017) diffida il Comune a riscontrare i difetti e chiedere l’accertamento e la rimozione dei vizi, prima che scadano i termini di legge, bollando come “incomprensibile” l’atteggiamento dell’Ente proprietario del bene. Infatti, mentre alcuni amministratori prendono atto di evidenti problemi e li segnalano, Sabelli rifiuta anche solo di prendere visione di quanto segnalato e documentato da foto e video, trincerandosi dietro frasi quali “decido io cosa vedere” o “io so cosa controllare”, che i gestori poi riporteranno alla magistratura.
A questo punto, l’arch. Sabelli procede alla ormai famosa revoca del 28 novembre 2017, addebitando alla concessionaria anche la mancata effettuazione della manutenzione ordinaria, finanche la mancanza di una pulsantiera doccia e residui di calcare ai soffioni doccia, da cui deriverebbero danni all’impianto e deperimento della struttura. Il sindaco Palumbo, pubblicamente, dichiara fiducia nell’operato del tecnico comunale tanto da assicurare che l’Amministrazione sarà in grado di garantire la gestione dell’impianto da subito: tuttavia, ottenuto il rilascio dell’immobile in attesa dei successivi processi, in attesa della annunciata riapertura, approvata il 12 marzo scorso, appena in tempo per il deposito all’udienza cautelare al Consiglio di Stato, le cose cambiano nel giro di poche ore.
Sabelli, coinvolto nell’inchiesta sugli appalti ai Casalesi al cimitero di Capaccio Capoluogo, viene sostituito dal nuovo rup, l’ing. Gianvito Bello, il quale, invece di aprire subito la piscina, ne fa verificare addirittura la sicurezza da un perito. Si tratta di atti dovuti, come precisato dall’Amministrazione.
ATI Afrodite, ancora interpellata dalla nostra redazione al riguardo, stavolta ha solo confermato attraverso i propri legali che “oltre all’avvio dei procedimenti amministrativi, civili e penali a tutela di tutti i propri interessi e per il risarcimento dei notevoli danni subiti, sono stati integralmente sottoposti al vaglio della magistratura fatti e atti affinché vengano individuate eventuali responsabilità amministrative, tecniche, contabili (l’impianto è stato interamente costruito con finanziamento pubblico) e penali relative ad ogni fase della vicenda”.



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