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L'INCHIESTA
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Capaccio, scandalo piscina: 90 ‘guasti’ e infiltrazioni dal primo giorno
Alfonso Stile
19 maggio 2018 09:48
Eye
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CAPACCIO PAESTUM. L’inchiesta giornalistica di StileTV sullo scandalo della piscina comunale Poseidone di Capaccio Paestum si allarga e i contorni sono sempre meno definibili. Le tante informazioni ora disponibili sanno addirittura di incredibile. L’unica certezza è che ATI Afrodite, gestore del complesso natatorio fino alla sua chiusura, ha più volte denunciato e portato a conoscenza di uffici e amministrazione le tante criticità riscontrate in quasi 18 mesi di gestione, prima di consegnare tutte le comunicazioni intercorse con Comune, Rup e Gorrasi Cost alla Procura della Repubblica di Salerno.
Infatti, spulciando attentamente gli atti, si evince incredibilmente che, fin dall’apertura dell’impianto costato ben 3 milioni di euro, vengono segnalate copiose infiltrazioni d’acqua, problemi agli impianti elettrico, termoidraulico e alla struttura in generale: difetti che finiscono sotto gli occhi di cittadini e utenti, che non ne fanno certo mistero, anche sui social.
Nel novembre 2016, l’arch. Sabelli dichiara che “per quanto concerne vizi occulti alla struttura posti in evidenza da parte di alcuni cittadini (…), senza nessun aggravio sulle casse comunali, sarà al più presto la ditta esecutrice a dover intervenire a sue spese per ripristinare e porre rimedio alle imperfezioni emerse”; d’altronde “la ditta esecutrice dei lavori, da contratto, è responsabile per ulteriori 24 mesi dalla consegna”, segnala lo stesso RUP nella stessa nota stampa, e alla medesima ditta è affidata anche la manutenzione ordinaria e straordinaria dell’impianto per il primo anno.
In quel periodo impazzano le critiche – politiche e non solo – per l’installazione di pannelli di plexiglas che vanno a ricoprire la parte in legno delle facciate dell’impianto per evitare infiltrazioni di acqua. Ma nulla di più pare accadere. Infatti, dall’esame degli atti, dopo una riunione del gennaio 2017 presso il Comune, si ritrovano solo molte segnalazioni del gestore accompagnate da fotografie, video e perizie tecniche, ma non vi è traccia né notizia di alcuna altra attività fino a luglio 2017, quando ATI Afrodite sollecita ben 90 interventi da effettuare per guasti e segnalazioni “rimaste in sospeso” e rimarca i problemi di infiltrazioni, elettrici, idraulici e numerose diffuse criticità.
Il 21 agosto 2017, la ditta esecutrice inizia i lavori di manutenzione presso l’impianto, che si interrompono improvvisamente il 25 agosto successivo. La stessa Ditta invia comunicazione con la quale, pur avendo iniziato l’intervento, contesta le segnalazioni dell’ATI, che avrebbe “l’ardire di evidenziare 74 + 16 problematiche irrisolte”, circostanza che “risulta per noi alquanto sgradevole in prossimità della conclusione del rapporto contrattuale con l’Ente” e dichiara di aver ripristinato e controllato quanto dovuto, nonché conclusi i lavori di manutenzione per scadenza del contratto.
ATI Afrodite si rivolge immediatamente all’Ente proprietario e all’autorità competente, giacché le operazioni per la riapertura devono terminare in tempi brevissimi. A questo punto interviene la polizia municipale, che redige apposito verbale col quale “cristallizza lo stato dei luoghi” al 27 agosto 2017, accertando che decine di interventi non sono effettuati e che le vasche di compensa risultano addirittura ancora vuote e in manutenzione, proprio come l’impianto di illuminazione, i motori e altro. Inoltre, alla prima pioggia di settembre, si ripresentano copiose infiltrazioni e allagamenti, anche laddove si è già intervenuti, con conseguenti lamentele dell’utenza e sopralluogo degli assessori Troncone e Sica.
Dopo aver inviato foto e video a Comune e ditta, la risposta che ATI Afrodite ottiene è surreale: il suggerimento di provvedere “ad un ripristino della guaina di asfalto che successivamente ad un’estate eccessivamente torrida ha subito senz’altro delle lesioni”. Dagli uffici competenti, che nel frattempo richiedevano solo altra documentazione contabile e bilanci, nessuna risposta in merito né l’impulso a procedure per l’accertamento dei “vizi occulti”, pure citati dallo stesso Rup già nel novembre 2016.
ATI Afrodite non può sospendere il servizio, così provvede in proprio e chiede i danni, oltre a richiedere ancora accertamenti anche nell’interesse dell’Ente, in ultimo con PEC del 2 novembre, ma il 28 dello stesso mese arriva la revoca della concessione e della storia non si riparla sino a quando il nuovo Rup, l’ing. Gianvito Bello, non affida perizia tecnica per verificare stato e sicurezza dell’impianto.
ATI Afrodite, di nuovo interpellata dalla nostra redazione, continua a non rilasciare dichiarazioni confidando nell’operato della magistratura.



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