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INTIMIDAZIONI ANCHE AI CARABINIERI
INTIMIDAZIONI ANCHE AI CARABINIERI
Agropoli, le minacce del clan al sindaco: “Camminerai con le stampelle”
Alfonso Stile
30 novembre 2018 17:59
Eye
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AGROPOLI. Una vera e propria holding del crimine a gestione familiare era ormai diventato il ‘clan degli zingari’, tanto da tenere in pugno la città di Agropoli sotto la sferza dell’intimidazione, imponendo assunzioni di parenti e componenti del sodalizio in società al servizio del Comune, arrivando finanche a minacciare, con metodi mafiosi, il sindaco Adamo Coppola fino a sfasciargli la porta dell’ufficio in municipio, così come diversi militari della locale Compagnia. Un delirio di onnipotenza stroncato dall’inflessibile e durissima risposta dei carabinieri guidati dal cap. Francesco Manna e coordinati dalla DDA di Salerno, che con l’indagine ‘Faro’ culminata all’alba di stamane, hanno tradotto in carcere, ristretto ai domiciliari ed imposto obblighi di dimora ai capi storici, esponenti di spicco e fiancheggiatori delle famiglie rom Marotta, Dolce e Cesarulo.

GLI INSULTI MINATORI AL SINDACO COPPOLA
Quanto accaduto nel luglio 2018 nell’ufficio del sindaco di Agropoli, Adamo Coppola, sembra una scena del film Gomorra. Come raccontato in conferenza stampa dal procuratore capo vicario di Salerno, dott. Luca Masini, una delegazione rom composta da Vito Marotta detto Dumbone, il più giovane omonimo Vito, ed alcuni ‘anziani’ delle famiglie Marotta e Cesarulo, irrompe in municipio chiedendo di parlare con il primo cittadino. Non avendo alcun appuntamento, vengono invitati a ripassare. Ma il clan vuole parlare con il sindaco subito, così uno di loro sradica la porta dell’anticamera del suo ufficio, inveendo contro di lui.
La richiesta è precisa: Coppola viene esortato ad evitare che taluni appartamenti di recente confiscati al clan dalla Guardia di Finanza fossero sfrattati ed adibiti a finalità pubbliche, nonché ad assegnare indebitamente ad appartenenti alla comunità posti di lavoro a tempo indeterminato. La raffica d'insulti è senza limiti: “Vogliamo almeno 8 o 9 posti di lavoro fissi, sennò ci regoliamo di conseguenza… Ridi? Che cazzo ridi? Ti facciamo vedere, tu non sai quanti siamo, noi siamo tanti”.
“Ti facciamo camminare con le stampelle” invece è la minaccia rivolta al sindaco quando interviene personalmente per placare una lite verbale tra un esponente del clan Cesarulo e la funzionaria responsabile dell’Ufficio Politiche Sociali, rea di aver negato un contributo economico di solidarietà non spettante. Minacce alle quali Adamo Coppola non si è piegato e non ha ceduto, denunciando tutto ai carabinieri di Agropoli.

LE MINACCE AI CARABINIERI: “SCATENIAMO ‘NA GUERRA SE NON LA FINITE”
Come testualmente citato in conferenza stampa dal procuratore capo vicario di Salerno, Luca Masini, le minacce ai graduati dell’Arma della Compagnia di Agropoli erano dirette e continue. “Sono stato al Tribunale (…) siete sempre voi a scrivere, scrivete sempre, finitela un poco, vedete che la vita è breve, si muore, cercate di fare il bravo…”: con queste parole Antonio Dolce, alias Capone, incolpa delle ‘grane’ penali che gli ha provocato un maresciallo dell’Arma.
Dolce è ancora più chiaro con un brigadiere dell’Aliquota Radiomobile: “Sei sempre tu e quell’altro che ve la prendete con i miei parenti, stai attento che non ti va sempre bene, qualche mio parente potrebbe reagire…”. Ma l’apice della minaccia criminale ‘o Capone la raggiunge quando insulta un vicebrigadiere del Norm, divenuto per il suo coraggio e fiuto investigativo un incubo per gli affari illeciti del clan, arrivando a raccomandargli di placare il suo presunto astio verso tutte le famiglie rom di Agropoli, spiegandogli che i giovani del clan avevano deciso di “scatenare ‘na guerra contro i carabinieri” ma erano stati fermati, solo momentaneamente, dall’intervento dei capiclan.

MINACCE DI MORTE AL CAPOCANTIERE DELLA YELE
Da Carmine Cesarulo, alias ‘o Cavallaro, e Vito Marotta detto ‘Corleone’, dal canto proprio, non usano mezzi termini per minacciare i capocantieri della Yele e della Cooperativa ‘Il Faro’, arrivando a telefonarlo ripetutamente, anche di notte, insultandolo: “Faccia di merda, domani vengo ‘lloco e ti riempio di mazzate, ti spacco in due” ricordandogli di “aver fatto dieci anni di carcere” mi sono fatto dieci anni di carcere”. Lo scopo è quello di imporre con gravi atti minatori, anche con minacce di morte, assunzioni di parenti e amici come dipendenti stagionali, con mansioni ‘gradite’ e senza sanzioni in caso di assenza o inadempimenti commessi nell’esercizio dell’attività lavorativa.

ECCO NOMI E TUTTE LE MISURE CAUTELARI
CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE
Cesarulo Enzo alias ‘Cavallaro’, 52 anni
Cesarulo Anna, 45 anni
Dolce Antonio alias ‘Capone’, 52 anni
Dolce Carmine alias ‘Maruzziello’, 42 anni
Marotta Donato alias ‘Papesce’, 54 anni
Marotta Vito alias ‘Dumbone’, 26 anni
Marotta Vito alias ‘Corleone’, 35 anni
Marotta Vito, 28 anni
Marotta Fiore, 49 anni
Marotta Silvana, 45 anni
Petrilli Anna, 47 anni

ARRESTI DOMICILIARI
Cesarulo Carmine alias ‘Cavallaro’, 32 anni
Marotta Gerardo, 41 anni
Marotta Isabella, 44 anni
Marotta Silvana alias ‘Silvanella’, 35 anni
Del Giudice Antonio alias ‘Jack’, 70 anni
Akimova Inna, 42 anni
Petrillo Isabella, 22 anni

OBBLIGO DI DIMORA
Marotta Emanuel, 27 anni
Marotta Filomena, 25 anni
De Martino Mario, 50 anni
Kachmar Iryna, 25 anni



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