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Capaccio, appalto Via Magna Graecia: Vecchio bacchetta Mucciolo
Comunicato Stampa
15 dicembre 2018 13:03
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CAPACCIO PAESTUM. Riceviamo e pubblichiamo integralmente la seguente nota diffusa, a mezzo social, dall’avv. Domenico Vecchio (nella foto), consigliere comunale di maggioranza di Capaccio Paestum:

Desidero offrire a quanti vorranno spendere del proprio tempo per leggermi, alcune brevi e concise riflessioni di un pensatore errante e malato di giustizia e di verità, nate in un tempo maturo per combattere, mostrando senza timore il petto per i contraccolpi e la mente con dentro il desiderio di riscatto dalla schiavitù per un popolo allo stremo delle forze, imposta da ex amministratori corrotti, incapaci e privi del senso alto del servizio che viene solo dalla vera politica.
Oggi, con la maggioranza al fianco del sindaco Palumbo, unitamente alla giunta, il governo della città è affidato ad uomini che ubbidiscono solo ad un principio di vita, il servizio per gli altri, considerato il più alto e nobile atto di carità.
Con questi pensieri mi sono raccolto nel mio mondo interiore, e mentre scrivo, fuori il tempo è diventato leggermente umido, quasi da preludio di quella uggiosità natalizia da mercatini illuminati dalle variopinte luminarie, la gente è per strada intenta a passeggiare distrattamente oppure incollata a qualche vetrina di negozio.
Io osservo queste scene dai vetri della finestra del mio piccolo studio di casa, con una luce proveniente da un'antica lampada appena sufficiente ad illuminare il tavolo della scrivania e la tastiera del vecchio pc che non ne vuole sapere di smettere di funzionare. Non sopporto altre luci al di fuori di quelle che illuminano la scena in cui mi trovo, tanto conosco alla perfezione ogni centimetro della stanza e tutti i libri accatastati e la migliaia di cianfrusaglie poste alla rinfusa secondo un disordine da incalcolabile algoritmo.
In questo luogo di assoluta tranquillità riesco a pensare e a portare le mani sulla logora tastiera per trasferire nello scritto, che permane, le idee, i pensieri di una giornata, i ripensamenti e le decisioni che intendo assumere per ogni istante che verrà.
Solo in questo scenario che nasce dagli stati emotivi più profondi della mia anima, raggiungo la piena comprensione dello stato delle cose che accadono intorno a me, ed in particolare accresco la capacità di leggere ed interpretare i fatti e le specifiche circostanze che hanno spinto taluni o taluno a rendere delle dichiarazioni pubbliche sulla condotta politica di un'amministrazione comunale, finalizzate esclusivamente a generare confusione nella coscienza della gente e a gettare ombre e accuse dal sapore calunnioso sul sindaco, i suoi consiglieri di maggioranza e la giunta.
Mi pare fosse il grande Totò a dire "Mi domando e chiedo", ponendo per un verso una domanda dal sapore retorico tesa a chiedere per sapere ed un'altra tesa a chiedere per ottenere soddisfazione intorno al dubbio, ebbene, mi domando e chiedo quale obiettivo si siano posti i sei dissidenti consiglieri di opposizione.
Mi domando e chiedo, senza volere alcuna risposta da chiunque legga, in quanto la mia capacità di pensiero è tale da avermi consentito di comprendere le trame ordite da costoro, dove vogliano andare a parare costoro e quel costui che rilascia monologhi ad una tv locale, protetto, come una madre protegge il suo piccolo avvolgendolo tra le sue braccia, da un monitor che introduce in una scena virtuale inaccessibile da chiunque voglia chiedere: ma cosa volevi dire quella sera, qual è il tuo interesse e quali obiettivi politici coltivi?
L'intero monologo non ha trovato sosta nemmeno per rispondere alla domanda del giornalista che palesava il diritto di informare chi ascoltava dove volesse andare a parare, ammesso che fosse vero e corretto quanto affermava, fondato a suo dire sulla lettura delle carte che ritengo siano state lette ed interpretate in maniera non corrispondente alla verità.
Pur non volendo, preferendo discorrere di ben altro, devo, per il preciso ruolo di esponente della maggioranza che ricopro e ricoprirò sino alla fine naturale del mandato all'interno dell'amministrazione comunale, addentrarmi nell'esame ed interpretazione del codice degli appalti ed in particolare intorno all'art. 26, laddove nello specifico dell'intera procedura relativa ai lavori di miglioramento della mobilità e della rifunzionalizzazione ed adeguamento dell'asse di via Magna Graecia, dunque alla procedura di elaborazione del progetto e della sua validazione, dunque all'incompabilità rispetto al comma sette del citato art. 21, va detto e precisato a quanti leggono ed in particolare al consigliere che chiede interviste in tv per cimentarsi in monologhi blindati e protetti alla maniera sopra detta, che, invero, lo svolgimento dell'attività di verifica del progetto in questione non è stato assolutamente incompatibile per il dirigente dell'area lavori pubblici, laddove il responsabile dell’area V all’epoca della verifica del progetto di via Magna Graecia non ricopriva affatto l’incarico di RUP (responsabile unico del procedimento).
Inoltre, quale ulteriore notazione di non minore importanza, va detto che il consigliere autore del monologo televisivo dimentica o ignora che sussiste il principio della discrezionalità amministrativa che consente all'amministrazione, esclusa l'incompatibilità, per non esservi mai stato un accavallamento e/o confusione nell'intero iter procedimentale tra controllato e controllore relativamente al progetto dell’opera pubblica, di operare con libertà di scelte ed orientamenti, laddove anche l'organismo dell’ANAC, indebitamente coinvolto dal funzionario interessato e che indebitamente ha voluto esprimere la sua opinione attraverso un'azione di assoluta ingerenza, può solo fornire suggerimenti che non hanno alcun valore vincolante e/o prescrittivo.
Precisata la questione di carattere giuridico, dopo una semplice lettura dell'art. 21 del codice degli appalti, passiamo alla questione politica ed etica, per la quale è doveroso dire che i consiglieri "dissidenti" hanno dato prova di non conoscere per niente l'etica politica e il principio del servizio che è insito nel ruolo di amministratore.
La politica, quella vera, quella tanto agognata dai padri della Repubblica, quella desiderata dal caro prof. Luigi Di Lascio, di cui v’è traccia nei suoi vari comizi, guarda alla concretezza dell'agire, anzi direi che rappresenti un dinamismo dell'agire capace di portare i risultati verso l'esclusivo obiettivo di favorire il benessere del popolo.
È evidente che i sei dissidenti sono capeggiati da un presidente del consiglio che si batte per mantenere una posizione privilegiata pur non rappresentando più l'intero consiglio, ma solo i cd. dissidenti, e che, dunque, pur avendo l'obbligo di rimettere l'incarico di presidente, sceglie di rimanere arroccato alla sua ‘poltrona’, avendo soltanto due obiettivi: far cadere un'amministrazione seminando, senza pudore e dimostrando di non aver mai avuto una classe politica, menzogne e infamità sull'operato dei consiglieri di maggioranza e sul sindaco con la sua giunta, e di portare a casa la preziosa indennità. Se davvero conoscesse la politica di servizio e avesse il coraggio di assumersi il peso delle responsabilità che nascono dalla sua "dissidenza", dovrebbe dimettersi, cosi almeno salverebbe la sua dignità, ma sappiamo bene che non lo farà, perché gli manca la classe per farlo.
Quanto al consigliere da monologo televisivo, suggerirei di approfondire con umiltà l'etica applicata alla politica, che è una scienza umana elaborata nei secoli e portata a punto da Leone XIII, che diede vita a quella che divenne nota come "la dottrina sociale della Chiesa", contenuta nell'enciclica "la rerum novarum" alla quale attinsero i padri della Repubblica per donarci il benessere che ora ci ritroviamo e che alcuni stanno distruggendo, sottraendolo ai nostri figli, per quel che ne è rimasto, nella supponenza di essere uomini politici, ma che di politico non hanno nulla, considerato che la loro azione è tesa a distruggere con menzogne e maldicenze, piuttosto che a costruire.



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