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AUDIZIONE IN COMMISSIONE
AUDIZIONE IN COMMISSIONE
Dario Vassallo all'Antimafia: veleni su inquirenti, ufficiali dell'Arma e politici
Alfonso Stile
16 ottobre 2019 09:20
Eye
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ROMA. “In questi anni sono stato sbeffeggiato, offeso, querelato. Ma non mi fermo, ho bisogno di dare alla mia vita un senso dopo la morte di mio fratello. Per questo, denuncerò lo Stato italiano alla Corte Europea dei diritti dell’uomo per come sono stato trattato”: si è conclusa così l’audizione (nella foto), tenutasi ieri sera presso la Commissione parlamentare Antimafia, di Dario Vassallo, fratello del compianto sindaco Angelo, ucciso a Pollica il 5 settembre del 2010. Durante l’intervento, trasmesso in diretta streaming sul canale web della Camera dei Deputati, Vassallo si è avvalso della facoltà di secretare alcuni passaggi della seduta, consegnando un dossier di 430 pagine e precisando di parlare nelle vesti di presidente della Fondazione Vassallo, ovvero “a nome di tantissimi italiani che hanno sete di verità”.
L’audizione, durata circa 1 ora e un quarto, ha visto in coda gli interventi di diversi senatori e deputati: 73 minuti durante i quali Vassallo ha puntato il dito contro magistrati, ufficiali dell’Arma dei carabinieri e politici cilentani, addensando forti dubbi sulle indagini e le modalità con le quali furono eseguiti i rilievi sulla scena del crimine.
“Quando sono arrivato, attorno alla macchina di mio fratello ho contato 17 persone e una macchina con la stessa persona salita e riscesa – ha spiegato – la strada non era transennata e chiunque poteva accedere. Il 2 febbraio 2019, chiediamo la perizia balistica e l’autopsia, scoprendo che Angelo era stato attinto da 9 colpi di pistola, sparati al massimo da 40 centimetri, e che il killer poteva essere in piedi o sul sellino di un motorino. Per nove anni ci avevano raccontato che era stato ucciso da 7 colpi di pistola, è gravissimo: chiedo che si scopra la verità e di non essere preso per fesso, perché fesso non sono, chiedendo ad ognuno di voi di mettersi, per un minuto, nei miei panni”.
Testualmente, Vassallo cita a vario titolo diversi carabinieri e le 5 querele che, da costoro, si è beccato: il ten. Costabile Maffia, all’epoca dei fatti maresciallo e comandate della Stazione di Pollica; l’ex generale dell’Arma, Domenico Pisani, la cui figlia è in carcere per il coinvolgimento in un duplice omicidio avvenuto nel 2011 in provincia di Roma, dai risvolti per droga, commesso con una pistola dello stesso tipo di quella che ha ucciso Vassallo (al riguardo Vassallo ha chiesto la ripetizione della perizia balistica “perché dopo 9 anni la tecnologia è cambiata”); il col. Fabio Cagnazzo, comandante provinciale a Frosinone, presente sul luogo del delitto, dove prelevò le immagini di videosorveglianza di un negozio portandole a Castello di Cisterna per analizzarle, presumibilmente d’iniziativa (qui Vassallo s’interroga su chi l’avesse demandato a svolgere indagini in un luogo di non sua competenza); in ultimo, Vassallo parla del brigadiere Lazzaro Cioffi, ad oggi unico indagato per il delitto, chiedendo però di secretare l’intervento.
Vassallo si sfoga anche contro Alfredo Greco, ex procuratore capo della Procura della Repubblica di Vallo della Lucania, accusandolo di non aver transennato adeguatamente il luogo del delitto, preannunciando per tale ragione azioni legali nei confronti dell’ex magistrato “per ciò che ha fatto, ha dichiarato e l’affronto fatto a mio fratello”, nonché di aver mentito quando Greco in passato più volte ha affermato il contrario, ovvero di aver interdetto la scena dell’omicidio “cacciando” il col. Cagnazzo (qui Vassallo cita le immagini mostrate dalle ‘Iene’ con il buffetto di Greco allo stesso ufficiale).
Dopo una serie di dubbi sollevati anche sul presunto sgradevole trattamento ricevuto dal Consiglio Superiore della Magistratura, Dario Vassallo tira in ballo Franco Alfieri, attuale sindaco di Capaccio Paestum e già assessore ai Lavori Pubblici della Provincia di Salerno, insieme ai “ai 470 politici amici che sollecitarono la sua candidatura alla Camera dei Deputati”, chiedendo di riaccendere i riflettori sull’inchiesta ‘Strade Fantasma’ caduta in prescrizione. Nel nominare Alfieri, dopo tale breve introduzione, Dario Vassallo ha chiesto di secretare le sue dichiarazioni ed oscurare la diretta online, per poi tornare in video denunciando le minacce di morte ricevute, sui social network, da diverse persone, da lui già querelate.
Ma quando alcuni senatori, a fine seduta, gli chiedono quale sia il suo personale pensiero sul movente dell’omicidio del fratello, Vassallo non esita e risponde: “La droga”.



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