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NELL'AREA ARCHEOLOGICA
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Capaccio, maneggio abusivo: Tar accoglie ricorso del Ranch Santomauro
Alfonso Stile
07 luglio 2020 11:02
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CAPACCIO PAESTUM. Sequestro di un maneggio nell’area archeologica di Paestum. Il Tar di Salerno accoglie il ricorso della presidente dell’ASD ‘Ranch Santomauro’ ed annulla l’ordinanza, emessa dal responsabile del Servizio Gestione Territorio ed Edilizia Privata del Comune, con la quale fu ingiunta la demolizione della struttura, in località Torre di Mare. La ricorrente Associazione, costituita al fine di promuovere attività sportive equestri senza scopo di lucro ed affiliata alla Federazione Italiana Turismo Equestre, esercitava su un fondo concesso in comodato gratuito dai comproprietari di circa 3.000 mq, sul quale insistevano i manufatti per i quali l’ente civico, costituitosi in giudizio, aveva disposto la demolizione asserendo che gli stessi erano stati costruiti abusivamente in quanto privi di titolo abilitativo e di autorizzazione paesaggistico-ambientale.

Nella sentenza, però, i giudici della Seconda Sezione (presidente Nicola Durante; a latere Paolo Severini e Igor Nobile), hanno accolto il ricorso dell’Associazione, contestante il difetto di legittimazione passiva del provvedimento (notificato alla ricorrente “in proprio” e non in qualità di presidente e legale rappresentante pro tempore dell’Associazione, detentrice qualificata del fondo), il difetto di motivazione e d’istruttoria, nonché l’eccesso di potere per sviamento e per erroneità dei presupposti. Il ricorso, dunque, è stato ritenuto fondato salvi gli ulteriori provvedimenti dell’Amministrazione comunale, che dovrà rivolgersi nei confronti dei proprietari del terreno, oltre che dell’autore dell’abuso, previa la corretta identificazione del medesimo. Il Tar ha condannato infine il Comune di Capaccio Paestum al pagamento, in favore della ricorrente, di spese e compensi di lite, per complessivi 1.000 euro.

La vicenda risale al 2017, allorquando gli agenti della Polizia Municipale, su disposizione della Procura di Salerno, sequestrarono più volte il maneggio (apponendo i sigilli ad un manufatto di 65mq, una serra di 360 mq in ferro e pvc con annessi box per il ricovero di cavalli, sprovvisti di idonee sistema per la gestione dei reflui, ed al cancello in ferro a chiusura dello steccato di recinzione dell'area): una situazione che, innescò una velenosa diatriba tra le parti, sfociata anche in denunce per calunnia.



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