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DIMISSIONI DALL’ASSISE
DIMISSIONI DALL’ASSISE
Eboli, Cariello perde ‘pezzi’ in attesa del Riesame: si dimette consigliera Polito
Redazione
29 ottobre 2020 11:33
Eye
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EBOLI. C’è attesa ad Eboli per il pronunciamento, in questi giorni, del Riesame sull’istanza di annullamento degli arresti domiciliari per Massimo Cariello, sindaco sospeso dalla carica dal 9 ottobre scorso, nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza e coordinata dalla Procura della Repubblica di Salerno. Sette le ipotesi di reato contestate a carico del primo cittadino eburino, tra cui quello di corruzione. Per il pm Francesco Rotondo, assieme a quattro funzionari comunali di Eboli e Cava de’ Tirreni sospesi dal servizio per 12 mesi, Cariello avrebbe condizionato l’esito di concorsi pubblici indetti dai due Enti locali, ovvero il bando per due posti, a tempo indeterminato, di educatore di asili nido ad Eboli e quella per il reclutamento di 10 unità d’istruttore direttivo amministrativo, indetta dal Comune metelliano. Nel frattempo, però, la maggioranza consiliare, con l’Amministrazione comunale attualmente retta dal sindaco facente funzioni Luca Sgroia perde un pezzo, a distanza di poche settimane dall’insediamento dopo la vittoria con percentuali bulgare (l’80%) della coalizione a sostegno del riconfermato sindaco Cariello, che conta ancora su 20 consiglieri su 24 nel parlamentino locale. A lasciare è Lucilla Polito (nella foto), eletta consigliere nella lista Eboli Popolare, con una lettera che ha fatto il giro del web, dove non mancano riferimenti alle vicende giudiziarie in corso e dove si parla di “scenario devastante”. Di seguito la missiva, nel suo testo integrale: “Quando ti succede di essere proclamato consigliere comunale e, dopo neanche quarantotto ore, il Sindaco – rieletto con una valanga di voti – viene privato della libertà e sospeso dalla carica, ti chiedi se quell’evento sia un fatto occasionale, sia capitato lì per caso, se esistano rimedi; resti incredulo e cerchi di capire, di riannodare i termini della questione, ripercorrendo le fasi del precedente mandato consiliare; e ti sovvengono alla mente tante cose ascoltate e lette in quei cinque anni, tante voci e frasi alle quali hai dato sempre scarso credito, perché sembrava fossero il frutto di un livore personale o di contrasti politici, peraltro non condivisibili nel metodo. Poi, vedi quella valanga di voti trasformarsi in una valanga di notizie, fatti circostanziati, conversazioni rubate, che dipingono uno scenario devastante, del quale non capisci se sei vittima o complice.

E in quello scenario ti appaiono, nitide, le figure di attori di ogni genere, una classe politica debole, una struttura amministrativa non sempre attenta, un’imprenditoria accondiscendente e, ciò che fa più male, una comunità sempre pronta a chiedere qualcosa. E capisci, quindi, che hai fallito, perché adesso tu sei parte di quella classe politica, di quella comunità; sei parte di tutto e, non esente da colpe e responsabilità, sei vittima e complice nello stesso tempo. Dopo solo qualche giorno, infine, ti trovi a vivere il clima surreale del consiglio comunale d’insediamento, durante il quale la maggioranza che sostiene la Giunta municipale ha tentato l’ultima difesa, argomentando sulla presunzione di non colpevolezza e sui gradi di giudizio; riponendo, da un lato, l’immancabile fiducia nella Magistratura, dimenticando dall’altro che quella valanga di notizie altro non è che il frutto del lavoro di quella Magistratura, che ci ha fatto conoscere fatti e personaggi, almeno a me sconosciuti, rivelando un mondo nuovo e nascosto.

Al di là del principio della presunzione di innocenza, rimane lo sconcerto nel leggere alcuni passaggi dell’ordinanza del Giudice per le indagini preliminari, riportate letteralmente dai giornali. Sbaglia, però, chi crede di poter addossare tutte le colpe solo a un leader; quel leader che anch’io ho sostenuto con i miei consensi elettorali; quel leader senza il quale non ha ragione di esistere la mia carica di consigliere, non ha ragione di esistere, a mio parere, l’intero Consiglio comunale. Auguro a tutti gli interessati di uscire indenni da queste vicende, per le quali interverranno non so quanti gradi di giudizio. Potranno passare alcuni anni, forse mesi, magari solo qualche giorno; a me sono bastati pochi minuti per sentire l’eco della mia coscienza, per capire che qui non si giudicano questioni private, malfunzioni pubbliche. Cercare ad ogni costo le ragioni di una penosa sopravvivenza o, peggio, tentare di derubricare questi eventi a fatti marginali e negare che essi avranno riflessi enormi sulla vita politica e civile della Città, significa però ingannare e ingannarsi, significa voler nascondere la testa sotto la sabbia. Io no, la testa semmai me la cospargo di cenere, ammettendo la mia parte di responsabilità, ma voglio tenerla sempre alta”.



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