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NOTA DEL VICESINDACO DI ROCCADASPIDE
NOTA DEL VICESINDACO DI ROCCADASPIDE
Covid-19, Auricchio: "Continua diversità di trattamento tra Nord e Sud"
Comunicato Stampa
12 gennaio 2021 12:05
Eye
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ROCCADASPIDE. Sanità e aspettativa di vita in Campania. Riceviamo e pubblichiamo la nota del vicesindaco di Roccadaspide, Girolamo Auricchio. Ecco perché  l’aspettativa di vita in Campania è inferiore di circa 3 anni a quella delle  Regioni del Nord.

“L’attuale emergenza epidemiologica ha confermato, per l’ennesima volta, la differenza di trattamento che lo Stato ha riservato e riserva alle Regione del Sud Italia ed in particolare alla Regione Campania; parliamo, infatti, di una suddivisione dei fondi per nulla equa e per nulla omogenea, in particolare per quanto concerne la sanità. La regione Campania, nonostante la grave situazione sanitaria, continua ad avere un numero di posti letto per abitante estremamente basso (il più basso in Italia), infatti, i posti letto attualmente attivi in Regione sono 18.204, con un indice di 3,26 PL x 1000 abitanti.  Ma come si è giunti ad una situazione così grave? Come ha fatto la nostra regione a registrare il valore più basso di un indice così importante per la salute dei cittadini? 

I motivi sono purtroppo tanti e rappresentano la tragica conseguenza di tante manovre sbagliate e ideate appositamente per penalizzare il Mezzogiorno.

Iniziamo la nostra ricostruzione storica partendo dall’anno 2009. In codesto anno, la Regione veniva commissariata a causa di un indebitamento di oltre 7 miliardi di euro,debito che aveva accumulato nel corso degli anni. Inoltre, tale indebitamento ha sottoposto la Regione Campania al conseguente Piano di Rientro e ad un blocco del turnover sanitario che è durato per 11 anni. Sempre, a partire dall’anno 2009, purtroppo, sono andati via dalle nostre strutture circa 16.000 dipendenti: medici, infermieri, tecnici ed operatori vari, senza la possibilità di poterli sostituire.

La situazione si è ulteriormente aggravata per la nostra Regione e per l’intero Mezzogiorno a seguito della Riforma del Titolo V della Costituzione risalente al 2001, entrata in funzione con la Legge 42/2009, la c.d. Legge Calderoli (federalismo).Infatti, con questa vergognosa legge, il Parlamento Italiano ha sancito che il finanziamento alle varie Regioni doveva avvenire basandosi sulla “Spesa Storica”. Secondo questo criterio, tutti i servizi pubblici finanziati dallo Stato come la Sanità, i Trasporti, l’Assistenza Sociale, ecc., dovevano essere finanziati basandosi sulla “Spesa Storica” e non in base agli effettivi fabbisogni della popolazione. 

Con la Legge Finanziaria del 2010, è stato proposto ed ottenuto, per la prima volta, un vincolo alla spesa sanitaria, nel senso, che ogni Regione non poteva superare, come costo del personale, la spesa sostenuta nell’anno 2004 ridotta dell’1,4%.Un vincolo che, come viene certificato dalla Corte dei Conti, ha avvantaggiato, ancora una volta, le Regioni Settentrionali.  Queste ultime, infatti, hanno potuto garantire ugualmente il pareggio dei propri bilanci, attingendo dal fondo autonomo e sono state in grado di assumere nuovi dipendenti negli ospedali.

Con il D.Lgs. 68/2011( Ministro Calderoli -  determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario)si stabilisce, per la prima volta,nella legislazione nazionale, che con decorrenza 2014, l’assegnazione dei fondi del S.S.N.  avveniva  sulla base della “media pro-capite pesata”. Inoltre,  con detto decreto veniva prevista la realizzazione di una serie di interventi strutturali straordinari in materia sanitaria, ma, purtroppo, codesti fondi  non sono mai arrivati in Campania. Ciò ha determinato la persistenza obbligata di numerosi ospedali fatiscenti, sprovvisti di autorizzazioni, ed allocati in vecchi conventi costruiti nel dodicesimo e nel tredicesimo secolo. Inoltre, detto decreto riporta che“le regioni più virtuose (le Regioni Settentrionali) saranno premiate poiché gli eventuali risparmi (nell’ambito del SSN) effettuati dalle Regioni rimarranno nella disponibilità delle Regioni stesse”.Il metodo della “media pro-capite pesata”, che può essere anche tranquillamente definito come metodo della “popolazione pesata” sicuramente è un criterio “perverso e diabolico”. Secondo tale metodo,si è voluto avvantaggiare, ancora una volta, le Regioni Settentrionali a discapito del Mezzogiorno. Come possiamo giungere per l’ennesima volta alla conclusione citata precedentemente? Dov’è il trucco, ancora una volta? La risposta è semplice, infatti, l’età media nelle Regioni Settentrionali è superiore rispetto alla Campania e alle Regioni del Mezzogiorno che hanno una popolazione più giovane.

L’applicazione del citato parametro ha penalizzato ulteriormente il sistema sanitario della Regione Campania. Infatti, tale metodo ha costretto, e costringe, ad avere una ricezione di fondi inferiore alle reali necessità, in quanto, i campani hanno una aspettativa di vita di circa tre  anni inferiore rispetto alle Regioni del Nord. 

Ricordiamo che l’aspettativa di vita di una persona è determinata principalmente dall’efficienza del proprio sistema sanitario; ma, nel momento in cui la Campania e le Regioni del Sud ricevono meno fondi dal S.S.N., ne consegue una carenza di personale e di posti letto, nonché, una presenza di strutture non adeguatamente attrezzate. Dunque, si ottiene un sistema che non sarà in grado di migliorare le aspettative di vita di una persona ma contribuirà soltanto a peggiorarle. 

Questo scempio deve terminare, non è possibile che in un Paese civile e democratico ci possono essere sempre e comunque due pesi e due misure, un Paese che viaggia sempre a due velocità diverse; un divario che, con il passare degli anni, non fa altro che aumentare. Se la sanità in Campania e al Sud soffre, non è per colpa di una cattiva gestione, ma viene penalizzata a causa di un “furto” storico. Una “detrazione indebita” causata dall’utilizzo di parametri non equi, infatti, le Regioni del Mezzogiorno hanno, per anni,ricevuto meno soldi dallo Stato, meno di quanto ne avrebbero avuto diritto e molto meno rispetto alle regioni del Nord. Ci troviamo, dunque, di fronte alle ennesime disposizioni fatte appositamente ed esclusivamente per favorire economicamente la Sanità del Nord Italia, metodi scientifici creati ad hoc per spaccare ulteriormente il Paese in due aree. Nel corso degli anni hanno creato la macchina perfetta che impoveriva sempre di più il nostro sistema sanitario e lo rendeva sempre più inadeguato ed insufficiente per soddisfare i bisogni dei nostri cittadini. In sintesi, una macchina che erogava minori contributi alle Regioni meridionali, che generava ospedali inadeguati, che costringeva(e costringe)i nostri conterranei ad effettuare viaggi della speranza per avere cure adeguate;un meccanismo che contribuiva, quindi, in maniera determinante ad avere un’età media più bassa, ergo, ad ottenere meno fondi. 

I cosiddetti “viaggi della speranza”, il “turismo sanitario”, tanto caro alle Regioni del Nord, è in effetti un ulteriore meccanismo perverso che contribuisce all’arricchimento di dette Regioni e crea, al tempo stesso, enormi debiti a quelle del Sud Italia. Infatti, è stato calcolato che, annualmente, i cosiddetti “pazienti con la valigia” spostano circa 5 miliardi dal Sud al Nord, senza considerare le spese di viaggio e soggiorno delle famiglie che accompagnano l’ammalato. Basti pensare che la sola Lombardia  ha incassato, nel 2019, per i ricoveri e per le prestazioni erogate ai cittadini del Sud Italia circa 804 milioni di euro.

Il  4 giugno 2015, veniva pubblicato il d.m.70/2015 (Presidente del Consiglio Renzi).Detto decreto, prevedeva che il “il numero dei posti letto per mille abitanti è incrementato  o decrementato a secondo della popolazione pesata e corretta per mobilità”. Prevedeva, inoltre, la possibilità per le Regioni di poter attivare nuovi posti letto fino a 3,7 PL. x 1000 abitanti. La popolazione campana, secondo questo indice, avrebbe avuto diritto ad avere 21.688 PL., sennonché, il decreto prevedeva le ennesime postille: la prima, che “la distribuzione dei P.L. deve avvenire  in base alla popolazione pesata (giovane) e mobilità passiva(ricoveri fuori regione)”; la seconda, che per quanto concerne il numero degli abitanti della Regione Campania, ai fine del calcolo, tale numero passa da 5.861.529 residenti a 5.582.641,con la conseguenza che i posti letto attribuiti alla Campania, inclusi i posti letto residenziali, si riducono a soli 19.841, pari, quindi, a 3,6 PL. x 1000 abitanti. Con questa ennesima furbata, alla Regione Campania sono stati sottratti 1.847 PL. In quanto, nonostante, la possibilità di poter attivare 1.637 nuovi posti letto, l’attivazione di detti PL. era possibile solo a seguito di un ampliamento delle strutture ospedaliere esistenti beneficiarie dei finanziamenti e fatto salvo la disponibilità dei medici. Dunque, morale della storia, attualmente in Regione continuano ad essere attivi solo  18.204 PL. (3,26) con una carenza di 3.484 PL. Stante così le cose, i cittadini campani saranno costretti sempre e comunque a fare i viaggi della speranza, con una spesa a carico del bilancio regionale di oltre 320 milioni di euro all’anno. 

A distanza di oltre dieci anni nulla è cambiato purtroppo, infatti nel 2020, la Campania, per ogni suo cittadino ha ricevuto 1.837 euro, classificandosi al penultimo posto tra tutte le Regioni. Infatti, la Liguria ha ricevuto 2.023 euro, il Molise 1.952 euro, il Friuli Venezia Giulia 1.927 euro, il Piemonte 1.919 euro, la Toscana 1915 euro, la Valle d’Aosta 1.892euro, l’Emilia Romagna 1.889 euro, la Lombardia 1.904 euro, il Piemonte 1863 euro, ecc. La media nazionale è di 1.896 euro, dunque una differenza,in meno,di circa 60 euro rispetto a quanto ricevuto dalla Regione Campania. Se alla nostra Regione venisse trasferita solo tale differenza, si avrebbe un aumento dei fondi pari a circa 320 milioni di euro. Inoltre, se considerassimo questo aumento annuale, non soltanto per il corrente anno, ma a partire dal 2009, si arriverebbe ad un totale  complessivo di oltre 3 miliardi di euro; cifra che permetterebbe un ritorno della sanità campana ai livelli che merita. Considerando le relative percentuali ed il numero di abitanti delle altre Regioni meridionali, si arriverebbe ad una cifra del tutto similare a quella calcolata per la Regione Campania. Dunque, nel corso di questi anni, si è assistito ad un vero e proprio impoverimento del nostro sistemi sanitario con il paradossale assenso e silenzio dei Parlamentari meridionali.  

Naturalmente tali fondi non sono andati persi, anzi, hanno permesso alle Regioni Settentrionali di poter assumere nuovi medici, infermieri e personale vario, nonché, hanno permesso il potenziamento e la realizzazione di moderne ed efficienti strutture sanitarie. Ricordiamo che, mentre accadeva tutto ciò, le Regioni del Sud, commissariate, hanno dovuto,invece,rispettare il piano di rientro imposto, confermare il  divieto di assunzione e hanno dovuto subire l’esclusione dai finanziamenti per l’edilizia ospedaliera. Basti pensare che, per quanto concerne il comparto Sanità al Nord, per ogni 1000 abitanti ci sono 12,1 dipendenti; al Sud 9,2 dipendenti per 1000 abitanti; nello specifico, e per comprendere al meglio, la gravità della situazione: Valle d’Aosta 17,5, Friuli Venezia Giulia 16,2, Liguria 15,2, Toscana 13,7, Emilia Romagna 13, Veneto 12,2 ed infine Campania 7,8per ogni 1000 abitanti.

Ecco, dunque, l’effetto di oltre 10 anni di scippi e di iniqua ripartizione del fondo Sanitario Nazionale. La giornalista Milena Gabanelli, natia dell’Emilia Romagna, ha dichiarato, a riguardo, che le Regioni settentrionali non vogliono e non hanno interresse che il sistema cambi e che si proceda, quindi, ad una equa ripartizione delle risorse. Se tali norme non vengono modificate,  al Sud non ci sarà mai una sanità efficacie ed efficiente, continueranno,così, ad aumentare sempre di più i viaggi della speranza verso le strutture sanitarie del Nord.

A questo punto, ci si pone una domanda: “Come hanno fatto le Regioni Settentrionali ad acquisire tutto questo potere negli ultimi dieci anni?” La risposta è semplice: <la Conferenza Stato-Regioni>. Infatti, le forze economiche del Nord, insieme alla sinistra padronale, alla destra leghista lombarda  e gli altri partiti si sono impadroniti  della Conferenza Stato-Regioni che è, ormai, un vero e proprio fortino del Nord e garantisce loro un forte potere di gestione della spesa  pubblica italiana. Per questo motivo la distribuzione delle risorse per sanità, scuole e infrastrutture etc. continua ad avvenire  esclusivamente a favore delle Regioni del Nord.

Basti pensare che gli ultimi Presidenti di tale organo collegiale sono stati Vannini, Chiti, Chiamparino, Errani ed, infine,Bonaccini; tutti esponenti politici che hanno rappresentato e rappresentano le Regioni Settentrionali. Le Commissioni che hanno più potere economico-finanziario sono la Commissione Affari Finanziari e la Commissione Saluta. La prima è affidata alla Regione Lombardia e la seconda, che si occupa del riparto dei 118 miliardi del Fondo Sanità, è affidata al Piemonte, con l’Emilia Romagna nel ruolo di Coordinatore Vicario, e quest’ultima detiene anche la presidenza.

Nonostante le Regioni italiane siano venti, hanno diritto di voto anche i Presidenti delle due Province Autonome di Bolzano e di Trento. Dunque, la  Regione  Trentino Alto Adige, con una popolazione di 1.074.000 abitanti (gli stessi abitanti  della provincia di Salerno tanto per intenderci meglio), dispone di tre voti, mentre tutte le altre  solo di uno.

Infine, ulteriore fattore di tale crisi sanitaria è rappresentato dalla forte carenza di medici e infermieri in tutto il territorio nazionale, in particolare al Sud. Ciò è frutto di una decennale politica miope che ha pensato solo ed esclusivamente ad una riduzione continua e costante dei fondi destinati ai servizi da offrire ai cittadini. Carenza che è stata influenzata, anche e soprattutto, dall’introduzione del numero chiuso per le iscrizioni rivolte principalmente alle Professioni Sanitarie, norma in vigore dal 1999 e valida ancora tutt’oggi. L’attuale emergenza sanitaria, infatti, ha fatto riemergere prepotentemente tale problematica, in quanto, si è stati costretti a richiamare Operatori Sanitaria, ormai in pensione da diversi anni, e ad offrire assurdi incarichi mensili a specializzanti iscritti all’ultimo o al penultimo anno; tutto ciò per sopperire a questa grave carenza di personale. Basti pensare che l’Anaao ha previsto che nel 2021 mancheranno  circa 30 mila medici ospedalieri.

Fortunatamente, con il Decreto “Rilancio”, il Governo ha finalmente allentato la morsa del numero chiuso, infatti, le borse di studio per i corsi di specializzazione sono state portate a 15.000, ma, purtroppo, comunque resta una misura non del tutto esaustiva, in quanto il numero delle domande pervenute da parte dei neolaureati in medicina è pari a 24.000; per questo motivo, circa 9.000 neolaureati resteranno fuori.

Dunque, questa è l’amara realtà con cui siamo costretti a convivere, questa risulta essere l’attuale situazione sanitaria italiana. Un’Italia che, per l’ennesima volta, viene spaccata in due, una Nazione che privilegia alcune Regioni a discapito di altre, un Paese che tende a favorire il Nord e che contribuisce all’impoverimento del Mezzogiorno. 

Purtroppo, il futuro non sembra roseo, assistiamo ogni giorno, che mentre l’On. Matteo Renzi, nonostante un numero esiguo di deputati e senatori (40), riesce a tenere in scacco un intero Governo; mentre, anche di recente, il 34% dei parlamentari eletti nel Mezzogiorno, con i loro voti, hanno consentito l’approvazione di indecenti emendamenti e proposte, sfacciatamente a favore del Nord, mentre nessun emendamento  hanno  proposto al fine di modificare la vergognosa Legge 42/2009, in questo modo, con il loro consenso a favore del  Nord e il disinteresse per il Sud, continuano inermi a contribuire all’impoverimento  delle loro e delle nostre terre”.



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