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DDA DI REGGIO CALABRIA
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Rosarno, scacco alla 'ndrangheta: arresti a Battipaglia, Eboli e Roccadaspide
Comunicato Stampa
18 gennaio 2021 16:07
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ROSARNO. Questa mattina, alle prime luci dell’alba, a Rosarno, Polistena, nonché nelle province di Messina, Vibo Valentia, Salerno, Matera, Brindisi, Taranto, Alessandria e Pavia, i Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, nell’ambito dell’operazione denominata “Faust”, hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP del locale tribunale, nei confronti di 49 persone, ritenute responsabili di associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, traffico di stupefacenti, detenzione illegale di armi, tentato omicidio, usura e procurata inosservanza di pena. Il provvedimento è l’esito di una complessa attività investigativa, avviata dal 2016, che ha consentito di acclarare la radicata e attuale operatività della cosca locale di Rosarno, mediante una rete collaudata di cointeressenze criminose. Sono stati accertati i rapporti della cosca con altre storiche cosche del territorio della provincia di Reggio Calabria, anche operanti in altre parti del territorio nazionale. In manette è finito anche il sindaco di Rosarno, Giuseppe Idà.

GLI ARRESTI NEL SALERNITANO - Nel Salernitano, l’associazione per delinquere calabrese si era insediata tra Battipaglia, Olevano sul Tusciano, Eboli e Roccadaspide, assoldando come riferimento nella zona il 52enne Giuseppe Pace e la figlia 26enne Angela Pace, con base operativa nel palazzo De Feo, a Battipaglia, dove in cella sono finiti anche il 58enne Angelo Iorio e la compagna 44enne Antonella Caponigro, così come il 58enne Sergio Gambardella di Campagna. Arresti domiciliari, invece, per il 63enne Salvatore Cascone, residente nella stessa Battipaglia; il 62enne Pasquale Minella di Roccadaspide, il 58enne Franco Panariello di Altavilla Silentina ma residente ad Eboli e la 56enne Rosa Sica di Battipaglia, vedova di un ex cutoliano. Nel corso delle indagini è emerso anche il favoreggiamento, da parte dei Pace, nella latitanza di un associato, il 65enne Domenico Pepè, scovato ed arrestato nel dicembre del 2017 dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Salerno a Campagna, a riprova del legame stretto dai due con la consorteria rosarnese della ‘ndranghetista, per conto della quale negoziavano lo spaccio e la custodia di ingenti quantitativi di droga dalla Calabria alla Campania. 

Particolarmente significativi, inoltre, sono gli accertamenti sulla operatività dell’articolazione territoriale di ‘ndrangheta denominata società di Polistena (RC), capeggiata dalla locale ‘ndrangheta. L’indagine ha permesso, inoltre, di documentare l’esistenza di una fiorente attività di narcotraffico che, partendo dall'hub portuale di Gioia Tauro, ha intersecato gli interessi illeciti anche di appartenenti ad altre realtà criminali organizzate, operanti sui territori della Campania, grazie alle contiguità con appartenenti a storiche consorterie camorristiche; Puglia, con particolari aderenze a consessi della Sacra Corona Unita; Basilicata, ove è stata documentata la rete relazionale intessuta con esponenti di un’articolazione mafiosa locale denominata storicamente dei “basilischi” quale promanazione di matrice ‘ndranghetistica.

Nell’ambito delle dinamiche connesse all’assunzione del predominio della gestione del traffico illecito di sostanze stupefacenti, era maturato anche il proposito di assassinare un affiliato di una delle articolazioni di ‘ndrangheta operative sul territorio con particolare declinazione nello specifico settore illecito. Delitto che non si è poi realizzato, solo perché la vittima non è caduta nella trama criminale, non presentandosi agli appuntamenti che le sarebbero stati fatali. Partendo dal contesto legato al narcotraffico è stato registrato il reimpiego del denaro in attività usurarie, tale pratica ha denotato la capacità dell’articolazione mafiosa investigata di pervadere l’economia legale quale naturale evoluzione criminale dei capitali illecitamente accumulati: pratiche che condizionano la libera economia, permettendo agli esponenti della consorteria mafiosa interessata dall’odierno provvedimento di controllare diverse realtà imprenditoriali operanti sul territorio.

In tale quadro, le indagini hanno consentito di censire diversi episodi di minacce e danneggiamento in danno di commercianti e relativi beni mobili ed esercizi commerciali, fatti commessi a scopo estorsivo con finalità mafiose così come il compimento di atti idonei diretti in modo non equivoco a consumare una rapina ai danni della proprietaria di una struttura alberghiera. Gli episodi censiti e documentati hanno permesso di sottolineare che la ‘ndrangheta, in special modo in taluni territori, non ha mai abbandonato la pratica della violenza finalizzata alle esazioni estorsive non solo quale mezzo di arricchimento illecito ma soprattutto quale strumento di controllo del territorio.

Sempre nell’alveo dell’attività criminose della cosca, sono state raccolte fonti di prova che hanno permesso, inoltre, di documentare la commissione di truffe mediante artifizi e raggiri consistiti nel far figurare delle ritenute d’acconto su redditi non soggetti ad IRPEF, nelle dichiarazioni dei redditi presentate nell’interesse di persone asseritamente non soggette a tassazione, traendo in inganno gli enti previdenziali sul diritto del richiedente al rimborso delle ritenute, in realtà non effettuate, ottenendo così ingiustamente il rimborso di danaro.

NEI GUAI SINDACO ED AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI ROSARNO (RC) - Di rilevante gravità, infine, la documentazione del condizionamento degli organi di vertice dell’amministrazione locale, mediante il controllo e la guida delle campagne elettorali nell’ultima competizione comunale di Rosarno. In particolare, le investigazioni hanno consentito di accertare l’appoggio elettorale fornito dalla cosca ad alcuni candidati politici, poi risultati eletti, destinatari di misura di custodia domiciliare, in cambio della promessa di incarichi nell’organigramma comunale a uomini di fiducia della consorteria criminale, nonché l’assegnazione di lavori pubblici e di altri favoritismi.

Indagati cui è stata applicata la misura cautelare in carcere:

Raffaele Belcastro, 61 anni

Salvatore Belcastro, 30 anni

Angelo Caccamo, 37 anni

Raffaele Cammariere, 60 anni

Antonella Caponigro, 43 anni

Salvatore Carlo, 46 anni

Andrea Cucinotta, 37 anni

Antonio Cutano, 46 anni

Francesco Cutano, 64 anni

Luigi Cutano, 42 anni

Sergio Gambardella, 57 anni (di Olevano sul Tusciano)

Giovanni Grasso, 28 anni

Francesco Ieraci, 38 anni

Angelo Iorio, 57 anni (di Battipaglia)

Diego Lamanna, 42 anni

Francesco Longo, 52 anni

Vincenzo Longo, 57 anni

Giuseppe Mallamace, 68 anni

Domenico Marino, 31 anni

Giuseppe Messina, 41 anni

Teodoro Montenegro, 33 anni

Angela Pace, 25 anni

Giuseppe Pace, 51 anni

Domenico Pepè, 65 anni

Domenico Pisano, 70 anni

Francesco Pisano, 65 anni

Salvatore Pisano, 73 anni

Vincenzo Pisano, 61 anni

Salvatore Scarcia, 53 anni

Giuseppe Spada, 41 anni

Indagati posti agli arresti domiciliari:

Salvatore Cascone, 62 anni

Giuseppe Consiglio, 36 anni

Antonio Ferrinda, 37 anni

Rocco Fusca Cono, 53 anni

Giuseppe Iannace, 71 anni

Giuseppe Idà, 39 anni

Antonio Ierace, 71 anni

Domenico Longo, 72 anni

Mattia Ligato, 23 anni

Pasquale Minella, 61 anni (di Roccadaspide)

Biagio Moretto, 61 anni

Rocco Occhiato, 46 anni

Salvatore Paladino, 56 anni

Ruggero Palermo, 73 anni

Franco Panariello, 57 anni

Marco Petrini, 26 anni

Domenico Scriva, 64 anni

Giuseppe Seminara, 42 anni

Rosa Sica, 55 anni



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