Attualità
Paestum, proprietà del sindaco Voza finiscono in parlamento. Deputato Barbato (Idv): "Ministro delle Finanze indaghi"
Redazione
12 settembre 2012 14:16
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PAESTUM. Il ristorante e le proprietà del sindaco di Capaccio, Italo Voza, finiscono in parlamento e direttamente sulla scrivania del Ministro delle Finanze, Vittorio Grilli. Il deputato Franco Barbato dell’Italia dei Valori (nella foto), infatti, ha presentato un’interrogazione parlamentare al Ministro dell’Economia e Finanze nel quale attacca, duramente, il sindaco di Capaccio, Italo Voza, relativamente alle sue proprietà all’interno dell’area archeologica di Paestum, invitando il ministero competente a verificare le presunte irregolarità ed a provvedere al ripristino dei luoghi allo stato originario. In particolare, Barbato punta il dito contro l’immobile del ristorante Nettuno e le annesse opere per ricevimenti e cerimonie realizzate a pochi passi dai templi, nonché sulla casa ove risiede lo stesso primo cittadino pestano, di cui, secondo il deputato Idv, “non apparirebbe chiaro il regime di proprietà e che risulterebbe insistente, in parte su terreni privati e in parte sull'area demaniale interna alla già citata cinta muraria”. Interpellato sulla questione dalla nostra redazione, Voza ha così replicato, annunciando querele: “Sono solo bugie. È un ritornello già sentito, la mia famiglia ha tutte le autorizzazioni necessarie. Chi si rende responsabile di tali attacchi si deve solo vergognare e ne dovrà rispondere in sede giudiziaria. È solo sciacallaggio politico”.

Riportiamo, di seguito, il testo integrale dell’interrogazione del deputato Barbato: “Nel territorio del comune di Capaccio-Paestum è ubicata un'area demaniale di grandissimo pregio storico, artistico, archeologico e paesaggistico, posta all'interno della cinta muraria dei templi greci, nel quale risulta ubicato, a poche decine di metri dal Tempio di Nettuno, un immobile, anch'esso appartenente al patrimonio statale, il quale è attualmente oggetto di una concessione a soggetti privati, che vi esercitano un'attività di ristorazione denominata ristorante Nettuno; accanto a tale immobile è stata recentemente realizzata un'ulteriore struttura ove è sito il bar del predetto ristorante, al servizio del quale è altresì posta un'area di parcheggio, anch'essa all'interno della cinta muraria su terreno demaniale; risulterebbe all'interrogante che la concessione sui predetti immobili sia stata attribuita senza alcuna gara, e risulti assegnata al medesimo soggetto ormai da decenni; risulterebbe inoltre all'interrogante che il canone annuo di concessione sia pari a soli 900 euro nonostante l'attività ivi svolta appaia particolarmente redditizia, trattandosi di un ristorante di notevole livello, addirittura presente sulla guida Michelin, risultando una delle principali attrazioni turistiche dell'intera area archeologica; nella medesima area, a pochi metri dal predetto esercizio pubblico, è posto un ulteriore immobile, attualmente residenza del sindaco del comune di Capaccio-Paestum, di cui non apparirebbe chiaro il regime di proprietà, e che risulterebbe insistente, in parte su terreni privati, in parte sull'area demaniale interna alla già citata cinta muraria; in ogni caso l'area sulla quale è costruito tale ultimo immobile risulta assoggettata, evidentemente, a vincoli ambientali e storico-artistici particolarmente stringenti, essendo distanti appena cento metri da uno dei templi; infatti all'interrogante risulta pendente presso il TAR una controversia per opere edilizie abusivamente realizzate su tale ultimo immobile; la situazione appena descritta getta una luce estremamente inquietante sullo stato di fatto di una delle aree archeologiche più importanti dell'intero Paese: infatti, non risultano assolutamente chiari il regime giuridico degli immobili ivi ubicati, nonché i meccanismi di assegnazione dei rapporti concessori ed i meccanismi che hanno portato alla determinazione di un canone di concessione che risulta evidentemente irrisorio; sembra dunque trattarsi dell'ennesimo, gravissimo episodio di cattiva gestione di una parte di inestimabile valore del patrimonio pubblico, che determina non solo gravi rischi per la conservazione dei beni storico-artistici ivi presenti, ma anche uno sperpero di risorse pubbliche, non essendosi evidentemente proceduto ad una adeguata valorizzazione di tali beni demaniali; infatti, utilizzi abusivi, distorti e non rispettosi della normativa in materia urbanistica e paesaggistica dei beni del demanio pubblico costituiscono un grave ostacolo rispetto alle operazioni di valorizzazione sui medesimi beni e rispetto alle potenzialità di crescita delle attività turistiche in una zona del Mezzogiorno afflitta da una crisi economica, occupazionale e sociale particolarmente grave;  tutto ciò, oltre ad apparire in stridente contrasto con i proclami, più volte esplicitati dall'attuale Governo, di voler finalmente procedere ad una effettiva valorizzazione del demanio pubblico, risulta ancora più grave nell'attuale fase di grave crisi della finanza pubblica, nella quale si è scelto improvvidamente di utilizzare lo strumento della leva tributaria per reperire risorse, che, in parte, potrebbero giungere da una più oculata ed attenta gestione del demanio e del patrimonio pubblico;  inoltre, laddove fosse confermato il fatto che la concessione sui predetti beni è avvenuta senza procedere a gara, ciò apparirebbe in contrasto con i principi di liberalizzazione e maggiore apertura alla concorrenza nelle attività economiche, che, almeno a parole, costituisce uno degli obiettivi programmatici del Governo in carica, quali informazioni possa fornire in merito alla situazione appena illustrata in premessa, in particolare per quanto riguarda la natura giuridica dei beni immobili esistenti nell'area demaniale ove sono siti i templi di Paestum, circa le procedure di attribuzione delle concessioni su tali beni, nonché in merito all'ammontare dei relativi canoni concessori, e quali urgenti iniziative intenda assumere al fine di verificare eventuali irregolarità e di assicurare il pieno rispetto della normativa in materia di beni immobiliari pubblici, trattandosi di un'area di eccezionale valore storico, archeologico ed artistico, nonché al fine di far cessare immediatamente ogni abuso e di ripristinare lo stato dei luoghi”.



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