VALLO DELLA LUCANIA. Francesco Mastrogiovanni, per ben 41 ore è stato lasciato solo. Nessuno tra i medici e gli infermieri del reparto di psichiatria dell’ospedale “San Luca” di Vallo della Lucania gli ha prestato il benché minimo soccorso. La ricostruzione, con l’utilizzo delle immagini che scorrono in sovrimpressione, è stata effettuata nell’arringa dell’avvocato Bartolo De Vita, legale dell’Asl Salerno, che nel procedimento contro i sei medici e dodici infermieri imputati per la morte del maestro cilentano, si è costituita parte civile. 88 ore e 55 minuti di contenzione, lasso di tempo intercorso tra il 31 luglio ed il 4 agosto del 2009, data del decesso di Mastrogiovanni. De Vita ha parlato del comportamento dei sanitari, che ha rappresentato un grave danno per l’immagine e la credibilità dell’azienda sanitaria locale. L’udienza fiume di ieri presso il Tribunale di Vallo della Lucania, che segue l’arringa dell’avvocato Caterina Mastrogiovanni, ha visto gli interventi anche di altre parti civili. Dall’Unasam, che ha condannato la condotta dei medici definendo calpestata e distrutta la dignità umana dei pazienti, all’avvocato Maria Ferrara, che ha parlato per conto di Giuseppe Mancoletti, paziente di Capaccio del reparto di psichiatria del “San Luca” ormai chiuso. Arringa lunga durata tre ore, ma molto minuziosa e dettagliata quella dell’avvocato Michele Capano, del foro di Salerno, in rappresentanza del Movimento Robin Hood-Avvocati senza frontiere di Milano. Capano ha esaminato i comportamenti, definiti “barbari e disumani di ognuno dei sanitari”, denunciando la mancanza al processo di un imputato, il direttore sanitario Pantaleo Palladino. Il processo proseguirà con le arringhe dei legali degli imputati, previste in tre giorni, da lunedì a mercoledì prossimo. Poi, il 29 ottobre, spazio alle repliche con l’attesa lettura della sentenza di primo grado sulla posizione di sei medici e sei infermieri del nosocomio vallese, che è prevista per martedì 30 ottobre.