SALERNO. “Vedere in aula Lazzaro Cioffi, indicato dagli atti come possibile esecutore materiale dell’omicidio di mio padre, a pochi metri da me, libero, senza manette, perché ai domiciliari. Un’immagine pesante, che racconta più di qualunque parola gli orrori che abbiamo vissuto e che, purtroppo, continuiamo a vivere”. Duro sfogo sui social network di Antonio Vassallo, figlio del sindaco di Pollica Angelo Vassallo, a poche ore dal termine della terza udienza pre-dibattimentale al Tribunale di Salerno sull’omicidio del primo cittadino cilentano avvenuto nel 2010. Prima ancora, nel suo post, il figlio del sindaco pescatore si è soffermato sulla presenza di familiari, amici, colleghi ed ex colleghi del colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, uno dei cinque indagati, con uno striscione recante la scritta “Verità e Giustizia anche per Fabio Cagnazzo”. Una circostanza che ha profondamente colpito il figlio del sindaco assassinato: “I giornalisti presenti hanno riportato che tra quei manifestanti c’erano amici e colleghi militari. Se è così, è ancora più grave: significa che qualcuno, pur appartenendo a un’istituzione che dovrebbe difendere la legalità, sceglie di esporsi pubblicamente a favore di un imputato su cui, in aula, si è parlato di condotte gravissime, anomalie e comportamenti tutt’altro che trasparenti”. Lo sfogo si conclude con l’ennesima testimonianza della fatica di una famiglia che, da quindici anni, continua a cercare verità e giustizia per Angelo Vassallo:  "Se io indossassi una divisa e credessi davvero nei valori che rappresenta, oggi proverei imbarazzo nel vedere certe scene. Quello che ho provato non è stata rabbia, ma disgusto. Disgusto per chi preferisce ignorare il peso delle carte, delle intercettazioni, delle omissioni e delle irregolarità ricostruite in quindici anni di indagini".