CAPACCIO PAESTUM. Il Tribunale del Riesame di Salerno ha disposto il ritorno in libertà per Elena Vitale, legale rappresentante della onlus Nuova Croce Azzurra Città di Agropoli, accusata di trasferimento fraudolento di valori e riciclaggio in concorso nell’ambito della nota indagine ‘Croci del Silaro’ che, di fatto, ha sgretolato l’impero economico dell’imprenditore capaccese Roberto Squecco nel settore delle ambulanze e delle onoranze funebri.

Accolta dunque l’istanza dei legali difensori Gaetano Pastore e Stefania Angeloni della Vitale, finita agli arresti domiciliari e coniuge di Mario Squecco, nipote di Roberto, anch’egli coinvolto nel blitz della Squadra Mobile scattato all’alba del 20 gennaio 2021. La misura restrittiva, a fine aprile, fu già sostituita dal gip con l’interdittiva del divieto di esercizio e titolarità di persone giuridiche ed imprese. In prima battuta, il Riesame a metà febbraio negò la revoca dei domiciliari, inducendo gli avvocati della Vitale a ricorrere in Cassazione.

“Ai domiciliari senza che vi fossero validi elementi: così, con l’ordinanza numero 23003/21 del 21.05/10.06.2021, hanno sentenziato i giudici della Suprema Corte riguardo la posizione della nostra assistita - spiegano - sottoposta a tale misura cautelare per più di tre mesi perché il collegio aveva fondato il pericolo di recidiva valorizzando esclusivamente il legame tra la Vitale e Roberto Squecco; tale legame con un correo, peraltro all’epoca detenuto in carcere, è stato invece ritenuto insufficiente a fondare il pericolo di recidiva dagli Ermellini”.

“Ora ci muoveremo nelle sedi opportune affinché vengano riconosciuti alla Vitale i danni morali subiti a causa di un’ingiusta detenzione domiciliare - concludono - questa sentenza, infatti, non può restituirle né i giorni costretta in casa né la serenità venuta meno in seguito a tale ordinanza custodiale. E se, in parte, potrà essere almeno risarcito il danno economico, patito sicuramente, non potrà mai riottenere la gioia e la tranquillità perduta”.