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'CROCI DEL SILARO'
'CROCI DEL SILARO'
Capaccio, corteo ambulanze: chiusa indagine, in 16 a rischio processo
Alfonso Stile
09 dicembre 2021 16:14
Eye
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CAPACCIO PAESTUM. A due anni e mezzo esatti dal famoso carosello di ambulanze inscenato, lungo le strade di Capaccio Paestum, per celebrare l’elezione a sindaco di Franco Alfieri, avvenuta il 9 giugno del 2019, si è conclusa ufficialmente l’indagine denominata ‘Croci del Silaro’, condotta dagli agenti di Squadra Mobile e Divisione Anticrimine della Questura di Salerno con il coordinamento della DDA della locale Procura.

Su delega dei pm Giancarlo Russo e Francesca Fittipaldi, titolari dell’indagine, gli agenti diretti dal vicequestore Marcello Castello hanno notificato, infatti, l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a 16 persone. Questi i reati contestati, a vario titolo, in concorso: autoriciclaggio, ricettazione, peculato, trasferimento fraudolento di valori, turbata libertà degli incanti, abuso d’ufficio, interruzione di pubblico servizio, disturbo del riposo delle persone, occupazione abusiva ed imbrattamento di edifici pubblici. 

Dieci i capi d’imputazione: principale indagato il noto imprenditore nel settore delle ambulanze e delle onoranze funebri Roberto Squecco, ritenuto dagli inquirenti il dominus del sistema e ristretto in carcere per 4 mesi per tale vicenda; indagati anche Gerarda Montella, all’epoca responsabile dell’Unità Emergenza-Urgenza dell’Asl di Salerno, oltre a Rossella Squecco, Giuseppe Pinto, Rosario Cioffoletti, Antonio Aliberti, Rolando Sinopoli, Andrea Merola, Antonio Carucci, Francesco Guariglia, Adelmo Di Buono, Alfonso Esposito, Solange Zanon, Nicola Scarcello, Angelo Cucolo e Maurizio Rinaldi, coinvolti in qualità di autisti e presunti prestanome.

Tutti gli indagati avranno ora 20 giorni di tempo per presentare memorie difensive, produrre documenti a propria discolpa o chiedere di essere sottoposti ad interrogatorio dal pm, il quale deciderà, per ciascuno, se chiedere il rinvio a giudizio o l’archiviazione della relativa posizione. Da precisare che, per i reati che all’epoca avevano fatto scattare le ordinanze cautelari, è già in corso invece il processo ordinario per gli interessati, tra cui lo stesso Squecco.

Tra le restanti accuse mosse ora nei confronti dell’imprenditore capaccese e dei rimanenti indagati, dunque, quella di aver utilizzato per 15 minuti alcune ambulanze con sirene e lampeggianti accesi in quel momento in servizio di pubblica assistenza; l’aver distratto fondi dalle onlus Croce Azzurra di Agropoli e Capaccio Paestum per ostacolarne l’identificazione della provenienza, l’aver intestato beni e proprietà in maniera fittizia a parenti e prestanome per sottrarli agli inquirenti; l’aver siglato accordi collusivi tra più associazioni per aggiudicarsi i lotti del servizio di trasporto infermi bandito dall’Asl, del valore di quasi 12 milioni di euro, con la complicità della dirigente coinvolta; l’aver continuato ad esercitare l’attività seppur raggiunto da misure interdittive celandosi dietro ad una onlus connivente.

Nell’ambito di detta attività d’indagine, già a far data dall’ottobre 2019, furono eseguiti, nei confronti di Squecco e suoi prestanome coinvolti, sequestri preventivi di alcune società ed associazioni, operanti nel settore del trasporto e soccorso infermi in convenzione con l’Asl di Salerno e delle onoranze funebri, dei beni strumentali delle stesse, di conti correnti e rapporti bancari sui quali erano stati rintracciati movimenti di ingenti somme di denaro pari a circa 500mila euro.  

Contestualmente all’esecuzione dei provvedimenti cautelari personali, secondo una strategia di contrasto avviata, a livello nazionale, dalla Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, che prevede un modello operativo innovativo, caratterizzato dallo svolgimento in parallelo delle indagini penali e di prevenzione antimafia, investigatori del Servizio Centrale Anticrimine e della Divisione Anticrimine di Salerno eseguirono, a carico dell’imprenditore capaccese, un decreto di sequestro di prevenzione di beni e assetti societari per un valore di circa 16 milioni di euro, sulla scorta d un provvedimento ablatorio emesso dal Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione di Salerno, ai sensi della normativa antimafia, su proposta formulata congiuntamente dal Procuratore della Repubblica di Salerno e dal Questore di Salerno. Nello specifico, confiscati una società con sede in Italia, 2 associazioni dì soccorso, 26 automezzi, 7 conti correnti bancari, 12 terreni a Capaccio Paestum e un terreno a Zimbor in Romania.



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