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LA SENTENZA
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Capaccio-Agropoli, onlus Croce Azzurra: Tar conferma interdittiva antimafia
Alfonso Stile
01 marzo 2022 09:58
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CAPACCIO PAESTUM. Il Tar di Salerno, con sentenze firmate dal Presidente titolare Leonardo Pasanisi e redatte dal magistrato Pierangelo Sorrentino, ha respinto tutti e tre i ricorsi proposti dalle associazioni Croce Azzurra Città di Capaccio Paestum, Croce Azzurra Città di Agropoli e Croce Azzurra Città di Acerno, rappresentate e difese dallo studio legale amministrativista del prof. Sergio Perongini, coadiuvato dagli avvocati Brunella Merola e Dario Noschese, per l’annullamento della interdittiva antimafia che la Prefettura di Salerno, nel 2019, aveva adottato nei confronti delle tre onlus di pubblica assistenza, “in ragione del controllo comunque esercitato nella gestione della stessa da parte di Roberto Squecco, pregiudicato, ritenuto vero “dominus” dell’ente nonché di altre società e associazioni operanti nel settore, fittiziamente intestate a terzi soggetti, come emergerebbe da una pluralità di provvedimenti giudiziari” (così si legge nelle sentenze).

Nel procedimento si sono costituiti l’Asl Salerno rappresentata e difesa dagli avvocati Valerio Casilli ed Emma Tortora e il Ministero dell’Interno, difeso dalla Avvocatura distrettuale dello Stato di Salerno, ed è altresì intervenuta ad opponendum una altra associazione attiva, nel territorio della Provincia di Salerno dal 2015, nel settore dei servizi di trasporto sanitario in emergenza e secondario rappresentata e difesa dal legale amministrativista battipagliese Ferdinando Belmonte.

L’interdittiva era stata applicata proprio sulla scorta di una relazione della Dia, dalla quale si evinceva come, attraverso un ramificato sistema di prestanome, familiari e compravendite di quote nel tempo, diverse attività come le onlus della Croce Azzurra nel settore del trasporto infermi ed il Lido Kennedy sulla costa di Capaccio Paestum in quello turistico, erano comunque sotto il controllo diretto di Squecco, condannato nel 2017 per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, in quanto ritenuto, dalla Direzione Investigativa Antimafia di Salerno, vicino al locale clan camorristico diretto all’epoca da Giovanni Marandino, ex boss della Nco.

Di qui la pronuncia del Tribunale Amministrativo di Salerno che, nel rigettare i ricorsi, ha sentenziato che “la prognosi inferenziale sviluppata dall’autorità Prefettizia, così come ricavabile dal compendio motivazionale dell’atto, trova, in altri termini, un diretto collegamento con accertamenti compiuti in sede penale, persino di carattere definitivo, che conferiscono certezza al dato dell’esistenza della contiguità dell’ente con organizzazione malavitose, se non proprio della ‘etero-direzione’ dell’Associazione da parte di consorterie criminali (per il tramite della gestione effettiva da parte dello Squecco)”.



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