Attualità
IMPUTATI PER FALSO E TRUFFA AGGRAVATA
IMPUTATI PER FALSO E TRUFFA AGGRAVATA
Capaccio, maxi frode: tre imprenditori vendevano prodotti avariati e pagavano con assegni a vuoto
Redazione
27 marzo 2015 09:05
Eye
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CAPACCIO PAESTUM. Maxi truffa nel settore alimentare da 850mila euro: tre persone a processo. Ieri la prima udienza del procedimento presso la seconda Sezione penale del Tribunale di Salerno, che si è aperto con la presentazione delle eccezioni difensive, mentre le costituzioni di parte civile sono state respinte. I tre sono accusati di falso e truffa aggravata per aver messo in atto un raggiro ai danni di alcuni fornitori di prodotti alimentari, usando assegni scoperti, e di aver venduto alimenti in cattivo stato di conservazione. Davanti al giudice Mariano Sorrentino, a difendersi da tali accuse gli imprenditori Donato Miano di Capaccio Paestum (difeso dall’avv. Mario Valiante), individuato quale amministratore di fatto della ditta “Sel Cilento”, ed Antonello Capozzolo di Aquara, il quale invece sarebbe stato individuato quale intestatario fittizio della ditta: i due avrebbero messo in atto ben 8 truffe ai danni di altrettanti fornitori. In un episodio, con i due risponde anche una terza persona, il salernitano Domenico Gioia, incaricato del rapporto con il fornitore. I due imputati avrebbero, dapprima, conquistato la fiducia dei fornitori, effettuando acquisti e pagando regolarmente, per poi sottoscrivere l’ordine più consistente, che nel caso di un produttore di carni ammonterebbe addirittura ad 800mila euro. A questo punto Capozzolo avrebbe dato in pagamento degli assegni, tutti poi protestati. Stesso copione anche per un raggiro messo in atto ai danni di un’azienda di latticini, per circa 40mila euro. Altri sei gli episodi di cui devono rispondere i due riguardano importi minori, compresi tra i 1.500 e i 5.000 euro, ai danni di ditte salernitane. Oltre alle truffe, gli imprenditori dovranno rispondere anche della cattivo stato di conservazione degli alimenti e della sporcizia che i carabinieri del Nas rinvennero all’interno del laboratorio dove venivano conservati i prodotti alimentari.



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