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REPLICA AL VICESINDACO RAGNI
REPLICA AL VICESINDACO RAGNI
Capaccio, sede museo Grand Tour. De Caro: “Atti tesi solo a favorire privati, cioè la Fondazione Vico”
Comunicato Stampa
03 agosto 2015 19:27
Eye
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CAPACCIO. Non si placa la querelle sulla sede del Museo del Grand Tour a Capaccio Capoluogo. Al riguardo, riceviamo e pubblichiamo, integralmente, la seguente nota inviata, alla nostra redazione, dal consigliere di minoranza Gennaro De Caro (nella foto): “Mi corre l’obbligo di replicare pubblicamente all’incongruente comunicato del vicesindaco, Nicola Ragni, pubblicato il 2 agosto scorso su StileTV, nel quale dichiara che ‘il Sindaco, l’Amministrazione Comunale ed il Consiglio Comunale non hanno alcuna intenzione di espropriare nulla a nessuno, tantomeno ai Frati Minori, tra l’altro non ne avremmo nemmeno la possibilità. Abbiamo voluto soltanto affermare un principio, e cioè che i locali dove attualmente si trova il Museo del Grand Tour dovranno essere destinati sempre e comunque, anche in futuro, a fini di pubblica utilità’. Tali affermazioni sono di una grossolanità e contraddittorietà incredibili, se solo si pensa che l’atto deliberativo con cui il Consiglio comunale ha approvato il progetto preliminare di questa iniziativa, è stato adottato ai sensi dell’art.9 del D.P.R. 08/06/2001 n.327, imponendo un vincolo che è proprio predisposto all’esproprio. Non a caso, l’intero atto deliberativo è permeato di riferimenti alla suddetta norma che è preordinata, appunto, all’espropriazione dei locali. E non poteva essere altrimenti! Sa bene, infatti, il vicesindaco, soprattutto come assessore ai LL.PP., che, per consentire che i locali in questione vengano destinati “sempre e comunque” a fini di pubblica utilità, è necessario procedere all’esproprio degli stessi, altrimenti il vincolo che si cerca d’imporre con la delibera in questione verrebbe a scadenza dopo 5 anni. In altri termini, vi è l’obbligo per il Comune di agire nel rispetto dei termini di decadenza quinquennale, altrimenti il vincolo decade. Come si concilia, poi, l’affermazione del vicesindaco, secondo cui il Comune non entra nella disputa fra i Frati minori e la Fondazione Vico, nel momento in cui, essendo a conoscenza per sua stessa ammissione, che la Fondazione sta per essere sfrattata dai locali (sono state pronunciate due sentenze in tal senso dall’Autorità giudiziaria) il Comune va a frapporre un vincolo di pubblica utilità (!) per fare in modo che la fondazione continui a rimanere nei suddetti locali? Quali interessi muovono il Comune ad agire in tal senso? È evidente che l’Amministrazione comunale, abilmente manipolata da qualche suo eminente membro, vuole maldestramente sottrarre i locali ai Frati per metterli a disposizione di una fondazione privata che andrà a lucrare, attraverso la vendita dei (pochi) biglietti d’ingresso e i contributi che dovrebbero essere erogati a suo favore dalla Regione Campania. Dove sta dunque l’interesse generale e di pubblica utilità che vengono asseritamente invocati dal Comune nella delibera? E come mai il Comune si ostina a perseguire un interesse particolare, quando la struttura conventuale e le sue pertinenze vengono comunque già utilizzate pacificamente, e con animo grato verso i frati minori, da tutta la comunità capaccese? Ho ragione, perciò, a sostenere che l’esproprio che il Comune oggi si propone di porre in essere con questo atto deliberativo ha il solo scopo di tentare di bloccare l’esecuzione di una sentenza di 1° grado, confermata in appello, nel contenzioso svoltosi tra soggetti ‘privati’. Non siamo di fronte ad un interesse di pubblica utilità, ma ad un atto deliberativo “di parte”, teso a sostenere e risolvere una questione tra soggetti privati e diretto a eludere provvedimenti giudiziari che, peraltro, sono già in corso di esecuzione. Si tratta di un atto deliberativo approvato per favorire un soggetto privato, la fondazione G.B. Vico, che, guarda caso, non ha nemmeno i requisiti soggettivi per gestire la struttura museale. Fatto grave questo per un Pubblica Amministrazione che, invece, per sua natura, dovrebbe addurre a motivo dei propri provvedimenti l’interesse pubblico e la pubblica utilità su temi che devono essere di ampio respiro e di portata generale!!! Un ultimo dettaglio che racchiude tutte le altre illegittimità contenute nella delibera: la dichiarazione di pubblica utilità si ha quando l’amministrazione approva il progetto definitivo e non quello preliminare dell’opera pubblica o di pubblica utilità”.



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