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BOOM DI SPETTATORI
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Eboli, successo per i Blood Cell al Moa: presentato l’album ‘Saddapati'
Comunicato Stampa
28 maggio 2016 14:03
Eye
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EBOLI. Presentato venerdì, 27 maggio al MOA - Museum of Operation Avalanche di Eboli l’ambizioso progetto dei Blood Cell “Saddapatì”, primo lavoro discografico del gruppo che mediante una fusion fortemente innovativa, che spazia dal rock al jazz, dal metal alla musica classica, irrompe nel panorama musicale odierno, spogliandosi di ogni classificazione di genere.
Tanti i presenti per una sala gremita di emozioni vive e cultura pulsante. Prima della proiezione del video omonimo ufficiale diversi sono stati gli interventi. Moderato da Luigi Nobile, direttore artistico del MOA, ad aprire è stato Oreste Bacco, fondatore del gruppo ed artefice vivo di questo interessante Progetto. Ha raccontato di quanto sudore ci sia in questo album, ben tre anni di progettualità per portare a compimento un progetto che vede impegnati artisti di fama internazionale del panorama musicale jazz, che hanno dato vita ad un innesto sonoro fuori da ogni schema di genere. Per fare questo, i due fondatori del gruppo (Oreste Bacco e Tommaso Scannapieco) hanno chiesto l’aiuto di altri musicisti, già attivi da molti anni nel circuito jazz e rock: Daniele Scannapieco (sax), Gianfranco Campagnoli (tromba), Walter Ricci (voce), Carlo Fimiani (chitarra), Peppe Plaitano (sax), coinvolgendo anche musicisti di ispirazione classica Veronica Loria (violoncello) Sergio Caggiano (viola) e Paolo Galdi (violino).
A seguire l’intervento di Bacco, è stato quello dei fratelli Scannapieco, a cui non serve presentazione, unici nel loro genere, inconfondibili sul palco per la loro inestimabile bravura e fuori dal palco per la loro innata simpatia e toccante umiltà. Hanno descritto, con velata emozione, il percorso svolto in questi anni per portare a compimento un Progetto che meritava l’attenzione prestata, di grande fatica ma di forte impatto emozionale. Medesima soddisfazione per Peppe Plaitano che si è detto fortemente orgoglioso di far parte di questo ambizioso progetto lavorativo ed umanitario insieme.
Piena soddisfazione per Marco Botta, presidente del MOA e dell’Associazione Sophis, attivo promotore di questo Progetto, che ha fortemente sostenuto e promosso, e per il dottore Vincenzo Mallamaci, Presidente dell’Associazione Onlus “E ti porto in Africa” a cui sono stati devoluti gran parte dei proventi della vendita dell’album Saddapatì. Gli stessi musicisti si sono fatti concreti portavoce di questa causa umanitaria, suonando gratuitamente per la realizzazione di questo album.
A seguire, i diversi artisti hanno omaggiato i numerosi presenti accorsi nel chiosco del MOA con brani live da togliere il fiato. Ricco aperitif buffet e visita alle stanze multiculturali del MOA.
BLOOD CELL (letteralmente globulo rosso) rappresenta il globulo all’interno del quale i componenti del gruppo: Oreste Bacco (tastiere), Tommaso Scannapieco (basso), Franco Gregorio (batteria) e Vincenzo Fiore (chitarra), hanno raccolto tutte le loro esperienze professionali, con l’intento di tentare la fusione dei vari stili musicali che rappresentano il loro variegato background, una contaminazione che generi un sound nuovo e che sia in grado di trasmettere emozioni a chi ascolta nella convinzione che la musica oggi non dovrebbe avere più confini, generi o steccati che limitano e ghettizzano la creatività di un’artista.
Il titolo Saddapati’, volutamente “napoletanizzato”, vuole comunicare il disagio delle persone a vivere in una società globalizzata che appiattisce tutti i valori umani. Anche la copertina dell’album, ideata e disegnata da Salvatore Illeggittimo, ne è un chiaro riferimento. La scelta della casa discografica ha seguito la logica di una produzione interamente locale, la Geco Sound Italia infatti ha sede a Eboli, così come la presenza degli artisti chiamati in causa che, pur avendo raggiunto fama internazionale, sono tutti di origine salernitana.
Il disco contiene undici brani più due bonus track dove il jazz ed il rock rappresentano il punto di partenza, ma è la “globalizzazione” armonica il perno attorno al quale ruota tutto il progetto: si passa dal rock-progressive di stampo mediterraneo ( Saddapati’), alla jazz-ballad (White of night), alla fusion ( The time away) al jazz rock (Renè), al blues (Night in blues) sino a giungere all’ultimo brano (Another life) che è un bellissimo pezzo in stile Keith Jarrett.

 



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