Attualità
“NON SI PUÒ FARE TUTELA CONTRO LA VOLONTÀ DEL TERRITORIO”
“NON SI PUÒ FARE TUTELA CONTRO LA VOLONTÀ DEL TERRITORIO”
Zuchtriegel: “Paestum è un disastro di abusi edilizi di cui nessuno si vergogna”
Redazione
17 giugno 2016 15:32
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CAPACCIO PAESTUM. Parole durissime del direttore del Parco Archeologico di Paestum, Gabriel Zuchtriegel (nella foto), che in un articolo a sua firma, pubblicato sull’edizione odierna del quotidiano Repubblica di Napoli, attacca autorità e comunità locale, definendole incapaci di agire e di vergognarsi davanti allo scempio edilizio nella 220, arrivando ad apostrofare come ‘disastro’ il sito pestano, per la cui salvaguardia lo Stato e gli organi di governo del territorio ‘non mostrano i denti’ agevolando, ogni volta, il prevalere degli interessi privati su quelli della collettività, perché la tutela non è una cosa che si può fare contro la volontà di chi vive nel territorio. Riportiamo, di seguito, il testo integrale dell'articolo pubblicato dal quotidiano Repubblica, dal titolo ‘Paestum, il potere della vergogna’:
“Il vero problema della tutela è di carattere culturale. Chi è preoccupato per il futuro del patrimonio archeologico e paesaggistico di questo paese ha ragione. Ma chi pensa che il problema nasca dalla recente riforma del ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo sbaglia.
Infatti stupisce, non poco, se adesso qualcuno lancia l’allarme come se fossimo caduti da un paradiso della tutela in un inferno dove conterebbe solo il mercato. È un’assurda distorsione della realtà.
Per quanto riguarda il sito di Paestum, che ho avuto modo di conoscere in questi mesi, posso tranquillizzare tutti, non andiamo incontro al disastro: ci siamo già, e da decenni. Sostenere che il nuovo assetto delle Soprintendenze o la creazione dei musei autonomi è stata l’inaugurazione del disastro della tutela non trova riscontri nella realtà dei fatti.
Tramite una legge speciale, la numero 220 del 1957, tutto il territorio a 1 chilometro dalle mura della città magno-greca meglio conservata in assoluto, con i tre templi dorici che hanno guidato l’Europa settecentesca nella ricerca delle origini, è stato vincolato. E oggi? Cosa accade oggi?
Più di 600 case abusive (manca un censimento preciso), risalenti per lo più agli anni ’70 e ’80 del Novecento, ma anche a tempi recentissimi, hanno provocato una ferita profonda al “paesaggio” mitico che ha incantato artisti e scrittori come Piranesi, Goethe, ma anche Joseph Beuys e Claude Lanzmann. Il patrimonio archeologico è inoltre minacciato da scavi clandestini e trafugamenti che sin dagli anni ’50 hanno portato alla dispersione e alla decontestualizzazione di migliaia di oggetti e opere d’arte antichi.
Sarà questo il tema della mostra “Possessione. Trafugamenti e falsi di antichità a Paestum”, in programma dal 2 luglio prossimo al museo di Paestum. La violazione sistematica del patrimonio archeologico e paesaggistico nei decenni passati non è colpa della Soprintendenza, che ha fatto del suo meglio denunciando numerose attività illecite, come si può facilmente evincere dall’archivio di Paestum.
Tantomeno il futuro destino del patrimonio pestano dipenderà in maniera esclusiva dalle Soprintendenze, siano esse accorpate o meno. In realtà, la creazione di un museo autonomo ha migliorato la situazione, in quanto c’è un attore in più.
È ovvio che il Parco Archeologico di Paestum, con o senza autonomia, farà sempre il possibile per contribuire alla tutela del paesaggio intorno ai templi e inseparabile da essi, come sa chiunque ha occhi per vedere, collaborando con tutti gli enti interessati e in primis con la Soprintendenza che fa parte dello stesso ministero a cui afferisce il Parco. Ma non basterà. Se il Ministero segnala casi di abusivismo, lo Stato e gli organi di governo del territorio locale, devono intervenire. Devono mostrare i denti, altrimenti l’interesse privatistico-individuale prevarrà ogni volta sull’interesse della collettività e di tutti coloro che rispettano le regole.
Ma per questo lo Stato ha bisogno del sostegno della comunità. Non è una cosa che si può fare contro la volontà di chi vive nel e del territorio. Dopo un primo shock, probabilmente attribuibile alla mia provenienza nordica, credo di aver imparato qualcosa in questi mesi a Paestum: il vero problema della tutela è di carattere socio-culturale.
Potremo dire di aver fatto un passo avanti nel giorno in cui chi costruisce abusivamente a Paestum o in un altro dei tanti siti archeologici della penisola, o chi trafuga opere d’arte antiche per venderle o custodirle segretamente, in privato, oltre a essere perseguito dalla magistratura, sentirà una profonda vergogna nei confronti di quella parte della comunità che è rispettosa e che disprezzerà chi distrugge un bene collettivo, prezioso e irrecuperabile, per motivi egoistici. “Shame on you!”, dunque, vergognati”.



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