CAPACCIO PAESTUM. Terrore per una coppia di anziani capaccesi, derubata e pestata in casa da un marocchino, identificato ed arrestato dai carabinieri. In manette è finito il 54enne Lekbir Halimi (nel riquadro), pregiudicato residente a Capaccio Scalo, tradotto stamane nel carcere di Fuorni, a Salerno, con l’accusa di rapina aggravata: ad incastrarlo, dopo accurate indagini, i militari dell’Arma della locale Stazione, diretti dal l.te Serafino Palumbo, con il coordinamento della Compagnia di Agropoli, agl’ordini del cap. Francesco Manna, intervenuti tempestivamente sul posto grazie all’allarme lanciato dal nipote della coppia.
L’episodio è avvenuto, la scorsa notte, in Via La Pila (nella foto): l’extracomunitario, incappucciato e senza armi in pugno, si era introdotto nell’abitazione alla ricerca di denaro ed oggetti preziosi, ma nel rovistare ha fatto inavvertitamente cadere una macchina da cucire, finendo con lo svegliare i due anziani, G.S. e A.B. entrambi 80enni, che si sono così ritrovati il ladro in camera da letto. A quel punto, il malvivente li ha scaraventati a terra, minacciando di ucciderli se avessero urlato ed intimando di consegnargli soldi, ma nel tentativo di spegnere le luci, rompendole, per non essere riconosciuto, si è tagliato ad una mano perdendo sangue. A quel punto, la donna si è offerta di dargli il borsellino, contenente circa 80 euro, che il malfattore ha afferrato dandosi alla fuga. La nonnina ha poi subito telefonato al nipote, che ha avvertito i carabinieri, i quali si sono fiondati sul posto e, dopo accurate indagini, hanno incastrato il 54enne.
L’arrestato Lekbir Halimi è il padre di Radouane Halimi, condannato a 30 anni di carcere per il duplice omicidio di Armando Tomasino e Maria Francesca Lamberti, uccisi a coltellate la notte del 2 gennaio del 2012 nella loro casa in località Fravita di Albanella, per il quale è stato condannato all’ergastolo il capaccese Mario Cosimo Marsico. Per entrambi si tratta di condanne in primo grado. Al riguardo, Lekbir Halimi tentò anche un’estorsione ai danni dell’avvocato che difese il figlio nel processo penale, finendo con l’essere sottoposto a misura cautelare.