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FORNITE QUATTRO VERSIONI SUL DECESSO
FORNITE QUATTRO VERSIONI SUL DECESSO
Capaccio, com’è morto Martino Marino? Parenti e testimone misterioso a ‘Chi l’ha visto?’ su Rai3
Alfonso Stile
02 maggio 2017 20:21
Eye
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CAPACCIO PAESTUM. Com’è morto veramente Martino Marino? Il caso finisce a ‘Chi l’ha visto?’, con la moglie, le sorelle ed un amico misterioso del compianto agricoltore capaccese che, alla ricerca della verità, hanno raccontato tutti i propri dubbi sul quel tragico pomeriggio del 3 agosto 2016, quando una violenta scarica elettrica travolse quattro persone nel cantiere di una villa in costruzione a Capaccio Paestum: stavano issando un palo destinato all’illuminazione elettrica esterna del fabbricato.
Il proprietario Vincenzo Alfano ed il figlio della ditta di impianti elettrici che stava eseguendo i lavori, Felice Andreioli, rimasero entrambi feriti: il 28enne ebolitano Walter De Nigris invece morì sul colpo, mentre Martino Marino perse la vita 4 giorni dopo, all’ospedale “Ruggi” di Salerno, dove fu elitrasportato subito dopo il grave incidente sul lavoro.
Ed è qui che si addensano ombre, perché Marino lì non ci stava affatto lavorando “e non ci doveva proprio essere”, raccontano le parenti e il testimone oculare (che non mostra mai il proprio volto) al collega Paolo Sortino che, nel servizio trasmesso nella puntata odierna su Rai3, ha mostrato in onda e citato anche le riprese esclusive effettuate quel giorno, sul posto, da StileTV. Secondo la dettagliata ricostruzione di ‘Chi l’ha visto?’, Marino quell’afoso pomeriggio si trovava nel suo negozio, quando ricevette una telefonata ed uscì per raggiungere la villa, poco distante. Ma su cosa ci facesse lì, sono quattro le versioni differenti fornite dalle persone interrogate dagli inquirenti dopo la tragedia di Gromola. Prima versione: fu chiamato per chiudere una bocchetta idraulica, con l’acqua sparsa nei dintorni che avrebbe innescato la scossa letale; seconda versione: c’era un pilone da issare nel giardino e, nell’alzarlo, furono urtati i tralicci dell’alta tensione; terza versione, avrebbe avuto un infarto sul posto; quarta versione, sarebbe stato colpito da un fulmine.
Secondo i documenti forniti dal Consorzio di Bonifica di Paestum, però, quel giorno non poteva esserci alcuna perdita d’acqua; l’Enel, invece, ha fatto sapere che non risulta alcun passaggio di corrente per contatto ed i cavi non risultano danneggiati. E poi il giallo sul braccialetto che la vittima portava sempre al polso, ritrovato altrove. Toccherà alla magistratura fare luce sulla vicenda.




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