SALERNO. Il Cavaliere Domenico De Rosa rileva che la crisi della manifattura e dell’impresa industriale in Italia non è più un’ipotesi ma una realtà che si tocca ogni giorno nei bilanci in rosso, negli stabilimenti fermi, nelle filiere spezzate. Per decenni la manifattura ha rappresentato il cuore pulsante dell’economia nazionale, oggi invece questo cuore batte sempre più lentamente soffocato da costi energetici insostenibili, da una pressione fiscale soffocante e da un’assenza totale di strategia industriale.
De Rosa, analizzando i numeri della cassa integrazione, li definisce lo specchio più fedele della crisi. Nel 2024 erano state autorizzate oltre cinquecento milioni di ore, un dato già allarmante che avrebbe dovuto spingere il Paese a reagire. Nel 2025 la situazione è peggiorata e nel solo primo semestre l’aumento è stato superiore al venti per cento rispetto all’anno precedente con incrementi marcati della cassa straordinaria e dei fondi di solidarietà.
Il Cavaliere dice che questi numeri parlano più di qualsiasi dichiarazione ufficiale perché mostrano che il tessuto produttivo non riesce più a reggere la competizione globale. La cassa integrazione non è più un ammortizzatore temporaneo, ma una stampella permanente, non è più un ponte verso la ripartenza ma la fotografia di un malessere strutturale che rischia di diventare cronico.
Il Cavaliere De Rosa analizza il confronto internazionale e spiega che la distanza tra l’Italia e le grandi potenze industriali cresce ogni giorno. La Germania, pur tra molte difficoltà, continua a difendere il suo apparato meccanico ed automobilistico con piani di innovazione e politiche energetiche più lungimiranti. Gli Stati Uniti, con l’Inflation Reduction Act, hanno scelto di rilanciare la propria industria attirando investimenti attraverso massicci incentivi fiscali e infrastrutturali. La Cina, pur rallentando, resta una potenza manifatturiera, perché controlla le catene di approvvigionamento strategiche e pianifica su orizzonti di lungo periodo.
Il Cavaliere dice che l’Italia invece si trova in mezzo a una crisi ancora senza guida industriale. L’Europa parla di transizione verde come se fosse un dogma ma dimentica che senza industria non esiste occupazione e senza occupazione non esiste coesione sociale. L’unica possibilità per l’Italia è rilanciare con decisione la propria manifattura, proteggere le filiere strategiche, investire in tecnologia e formazione. Non è protezionismo sterile ma difesa di un patrimonio produttivo che ha fatto la storia del Paese.
Per il Cavaliere De Rosa senza una scelta coraggiosa i dati della cassa integrazione continueranno a crescere e con essi la precarietà di milioni di famiglie italiane. Il rischio è che l’Italia si trasformi in un’economia assistita, priva di industria e condannata alla marginalità. La storia insegna che un Paese senza fabbriche è un Paese senza futuro.