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Napoli, al via iniziativa “Giancarlo Siani, la verità non muore”
Comunicato Stampa
23 settembre 2025 14:59
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NAPOLI. Nove città attraversate, undici appuntamenti alla presenza di giornalisti, familiari di vittime innocenti delle mafie, docenti universitari. In viaggio con Giancarlo, o meglio in viaggio con la Olivetti M80 con cui Giancarlo Siani ha scritto oltre 650 tra articoli e inchieste, dal 1979 al 1985. “Giancarlo Siani, la verità non muore” è il titolo dell'iniziativa promossa da Libera e lavialibera in collaborazione con Fondazione Giancarlo Siani. Si parte mercoledì 24 settembre con la consegna pubblica della macchina da scrivere da parte del fratello di Giancarlo, Paolo Siani ai referenti di Libera e ai giornalisti de lavialibera: appuntamento ore 10.00 presso Villa Bruno di San Giorgio a Cremano (Na) dove è esposta la Mehari di Giancarlo, all’indomani dell’anniversario dell’uccisione, a indicare che l’impegno e l’amore di Siani per il giornalismo non muore, ma continua nella memoria e nell’impegno di chi ancora oggi si riconosce nel modo sincero, onesto e appassionato di Giancarlo di fare il suo lavoro.

Ogni tappa diventerà l’occasione per ricordare pubblicamente il cronista ucciso dalla camorra e confrontarsi sui problemi dell’informazione oggi. Incontri si terranno a Latina (24 settembre), Fondi (27 settembre), Ravenna (30 settembre), Bologna(3 ottobre), Milano (9 ottobre), Torino (13 ottobre), Roma (21 ottobre), mentre alcuni dei luoghi in cui la macchina sarà esposta sono la sede dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna, l’Università Statale di Milano, l’Università degli Studi di Torino e la Festa del cinema di Roma. Partecipano alle tappe dell’iniziativa la Fnsi, articolo 21, gli ordini regionali e Premio Morrione.

A quarant’anni dalla morte di Giancarlo Siani, molte delle problematiche del giornalismo restano irrisolte e, anzi, si sono aggravate. “Già prima dell’omicidio, la voce di Giancarlo subiva un altro tipo di minaccia – ricorda Luigi Ciotti nell'editoriale de ultimo numero de lavialibera dedicato al giovane giornalista napoletano–. Perché quel professionista così serio non era considerato un “vero” giornalista. Del giornalista non aveva le tutele economiche né giuridiche: era un precario, un “manovale” dell’informazione, miseramente retribuito e non sempre autorizzato a firmare i propri pezzi. Forse, con una situazione contrattuale dignitosa sarebbe stato ucciso comunque. Ma fa ancora più male sapere che prezzo altissimo ha pagato… qualcuno pagato così poco per il suo prezioso lavoro”.

“Giancarlo era uno di noi. Precario, appassionato, innamorato della vita e incapace di restare a guardare – chiude la direttrice de lavialibera Elena Ciccarello –. La sua storia è unica e irripetibile, eppure legata a quella di tante e tanti colleghi che, ogni anno nel mondo, sono uccisi mentre tentano di raccontare un altro pezzo di storia”.



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