NAPOLI. Quello tra Luciano Spalletti ed il Presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, è stato un rapporto odi et amo. Più “odi” che “amo”. I due anni di convivenza sono stati conflittuali, sempre sul filo del rasoio. Insieme hanno riportato lo scudetto a Napoli dopo 33 anni, per poi dirsi addio in malo modo. Spalletti non ha mai nascosto il suo risentimento verso il patron, protagonista anche di un capitolo del suo libro: “Il contadino ed il Sultano”. Luciano ha sempre indicato Aurelio come la causa del suo addio al Napoli. Il motivo? Bisogna ricercarlo nella pec inviata dal Presidente dove esercitava l’opzione per un ulteriore anno insieme. Spalletti, però, avrebbe preferito - scrive nel libro - più umanità e quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Per Spalletti, poi, c’è stata l’esperienza - fallimentare - con la Nazionale e adesso è in pole per diventare l’allenatore della Juventus. Ma ci sono alcuni pezzi mancanti in questo puzzle.
1. La penale di Aurelio.
Dov’è finita? Bisogna riavvolgere il nastro. Il contratto di Spalletti con il Napoli, inizialmente biennale con opzione per il terzo anno esercitata dal club, scadeva a giugno 2024. Invece di onorarlo, il tecnico toscano chiede e ottiene una risoluzione consensuale. In cambio, le parti firmano un verbale di conciliazione. Per liberare Spalletti immediatamente, quindi, De Laurentiis accetta di rinunciare a qualsiasi pretesa risarcitoria per l'inadempimento, ma a una condizione: l'allenatore si impegna a non allenare nessuna squadra – né club né nazionali – fino al 30 giugno 2024. In caso contrario, scatterebbe una penale di 3 milioni di euro.
È il 15 agosto 2023: Spalletti è in trattativa per subentrare a Mancini come ct della Nazionale Italiana, ma ha firmato la risoluzione consensuale con ADL che non ci sta. Il Napoli, allora, emette un comunicato duro, addirittura firmato direttamente da Aurelio De Laurentiis nel quale specifica: “Nel concedergli (a Spalletti ndr) la possibilità di non adempiere al suo contratto, ho chiesto garanzie sul rispetto di questo periodo sabbatico, inserendo una penale nel caso in cui il suo impegno fosse venuto meno. Per quanto riguarda la Federazione, se sceglie Spalletti, offrendogli uno stipendio di 3 milioni netti per tre anni, non ci si può fermare di fronte all’accollo (pagare per conto dell’allenatore) di un milione lordo per anno per liberarlo dal suo vincolo contrattuale (impegno non solo verso il Napoli ma nei confronti di tutti i suoi milioni di tifosi). Tutto ciò è incoerente.”
Tuona il patron del Napoli, che aggiunge: “Per il Calcio Napoli tre milioni non sono certo molti, e per Aurelio De Laurentiis sono ancora meno. Ma la questione nel caso di specie non è di “vil denaro”, bensì una questione di principio, che non riguarda solo il Calcio Napoli, ma l’intero sistema del calcio italiano, che deve spogliarsi del suo atteggiamento dilettantistico per affrontare le sfide guardando al rispetto delle regole delle imprese, delle società per azioni, del mercato.”
2. Chi ha ragione: il Sultano o il Contadino?
Il vero fulcro del dibattito – e del potenziale contenzioso – è la natura di questa clausola.
Da un lato, Spalletti e la Figc sostengono che si tratti di una clausola di non concorrenza post-contrattuale. In breve: allenare la Nazionale italiana non genera alcuna concorrenza al Napoli. Non si tratta di un club rivale (come Juventus, Milan o Inter), ma di una selezione pubblica che compete con altre nazionali, non con squadre di club. Spalletti, forte di questo, accetta l'offerta della Figc senza esborsi, confidando nella liceità della mossa. "Non c'è danno per il Napoli – argomentano i suoi legali – perché non si crea concorrenza sleale". E, alla fine, la Figc tessera il ct senza intoppi.
Ma De Laurentiis la vede diversamente. Non si tratterebbe di non concorrenza, bensì di una pura clausola penale, svincolata dal concetto di "concorrenza". Spalletti aveva promesso di non allenare nessuno, né club né nazionali, per l'intera stagione 2023/2024. Accettando la panchina azzurra prima del 30 giugno 2024, avrebbe violato il patto, rendendo esigibile la penale.
3. Se Spalletti non ha pagato la penale può allenare la Juventus?
È questo il grande punto di domanda. Stando all’accordo stipulato da entrambe le parti, il periodo di “non concorrenza” è terminato nel giugno 2024. Ma qualora Spalletti o la Nazionale non avessero “risarcito” il patron del Napoli allora avrebbe ancora valore? De Laurentiis può avvalersene?
L'accordo con gli azzurri prevedeva l'astensione fino al 30 giugno 2024. Siamo a ottobre 2025: quel vincolo è estinto per decorrenza dei termini. Anche se la penale per la Nazionale non è stata pagata De Laurentiis può ancora pretenderla non si estende al futuro. Non c'è una "clausola perpetua": una volta passato il 30 giugno 2024, Spalletti è libero di allenare chiunque, senza penali residue. Grassani stesso, nel 2023, confermava che la penale riguardava solo "entro il 30 giugno 2024".
4. Le domande senza risposta di don Aurelio De Laurentiis…
L’altro grande punto di domanda. Il presidente non ha mai nascosto il suo “amore” per i giornalisti anche nel comunicato del 15 agosto 2023: “Fino a quando si consentirà - afferma De Laurentiis - che la “regola” sia la “deroga” il sistema calcio non si potrà evolvere e continueranno a esserci i casi “Spalletti” come continueranno a esprimersi “autorevoli” commentatori che non conoscono come vada gestita in modo sano un’impresa”.
Dunque Presidente ci permetta di farle qualche domanda:
La clausola da tre milioni è stata iscritta a bilancio come credito verso Spalletti o come costo per il Napoli?
I tre milioni sono stati utilizzati per coprire il costo del nuovo allenatore o sono finiti in cassa per altri scopi?
Perché non rendere pubblico il contratto di Spalletti, almeno la parte economica?
Si può fare?
Signor presidente, lei chiede rispetto delle regole delle imprese. Bene: mostri i conti. Perché fino a quando la “regola” sarà la “deroga”, i casi Spalletti si ripeteranno e i commentatori – anche quelli “dilettanti” – continueranno a porre le stesse domande.
E lei, per principio, dovrà pur rispondere.