Ufficialmente è andato già in pensione per sopraggiunti limiti di età, ma ha fatto lo stesso in tempo a beccarsi una querela, addirittura la terza per diffamazione. E così, finisce ancora una volta sulle prime pagine dei giornali mons. Giuseppe Rocco Favale, vescovo della diocesi di Vallo della Lucania ormai in attesa di congedo ufficiale. A trascinarlo in tribunale, l’impresario Michele Murino, presidente dell’omonima associazione teatrale (che organizza anche rassegne alla Torre di Velia), cui è sempre stato vietato partecipare al cartellone del mega cine-teatro “La Provvidenza” di Vallo, realizzato e gestito dal presule. Da anni tra i due è in corso una “guerra” a suo di manifesti pubblici su muri di Vallo e lettere aperte di risposta, che però hanno risucchiato il vescovo in una vibrante polemica istigandolo a replicare a tono, fino a dichiarare pubblicamente che “nel cervello (degli autori dei manifesti, ndr) non c’è nulla”, che si tratta di persone di poca personalità che “dicono solo stupidaggini e affermazioni un po’ pesanti nei confronti del vescovo”. Mons. Favale diventa nuovamente oggetto del chiacchiericcio del paese cilentano, ma nonostante questo ostenta orgoglio perché si dimostra un combattente agli occhi dei fedeli, dicendosi pronto ad affrontare la nuova battaglia giudiziaria che lo costringerà a ritornare a Vallo dal Brasile, meta scelta dal presule per godersi la dorata pensione. La sua prima volta in un Tribunale lo vide opposto e sconfitto dinanzi all’ex presidente del Tribunale di Vallo, Claudio Tringali, cui ha dovuto corrispondere un risarcimento di 54mila euro per averlo diffamato. La seconda querela nei suoi confronti, presentata ancora una volta da Michele Murino (per diffamazione, ovviamente) lo costringerà a presentarsi negli uffici della Procura di Vallo della Lucania il prossimo 15 ottobre, per essere ascoltato dal magistrato. Non una novità per il presule originario di Irsina. Mons. Giuseppe Rocco Favale, infatti, è stato indagato per abuso d’ufficio e falso nell’utilizzo di fondi statali (ex legge 219) per la ricostruzione del convento di San Francesco a Centola, per poi essere prosciolto dai capi d’imputazione nel 2006. E come non ricordare alcune sue “memorabili” uscite: “Non è uno spreco di denaro pubblico? Beati loro che hanno tanti soldi!” (al sindaco Franco Alfieri quando apprese che avrebbe realizzato un palazzetto dello sport anche ad Agropoli dopo quello di Torchiara, due minacce per il suo teatro vallese); “Immorale tanti soldi alla Tatangelo, una convivente” (al Comitato festa di Vallo per il cachet pagato alla cantante, quando poi alla Provvidenza si esibì poco dopo Ornella Muti, icona dei film osé degli anni ‘80) e “Sono cose delicate, bisogna evitare giudizi affrettati” (sui presunti abusi sessuali di una suora in un asilo di Vallo). Dulcis in fundo, un narcisistico delirio di onnipotenza: la vistosa maiolica apposta sulla facciata della sede della diocesi cilentana, raffigurante tutti insieme Gesù Cristo, papa Giovanni Paolo II e... lui stesso!