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PROSEGUE BOTTA E RISPOSTA COL SINDACO JOSCA
PROSEGUE BOTTA E RISPOSTA COL SINDACO JOSCA
Albanella, 'raccomandata' si pente: "Dovevo stare zitta, la verità la sanno le colleghe mandate a casa"
Redazione
26 novembre 2014 08:30
Eye
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ALBANELLA. Prosegue il botta e risposta al vetriolo, sui social network, tra Lucia Russo (nella foto), ex dipendente di una cooperativa di Albanella che ha lasciato di recente il posto pentendosi di essere stata "una raccomandata per poter lavorare e stufa di dire sempre grazie ai politici di turno", ed il sindaco Renato Josca, che aveva invitato la donna a fare nomi e cognomi denunciando tutto alle autorità competenti. Riportiamo, di seguito, la nuova replica-sfogo della Russo: "Signor sindaco, le assicuro che mai avrei pensato che il mio sfogo potesse avere una simile rilevanza e forse, con il senno di poi, bene avrei fatto a stare zitta. Una delle cose che mi ferisce di più non sono tanto i commenti malevoli sulla mia persona, da parte dei molti concittadini che si arrogano il diritto di scavare e giudicare la mia vita, quanto il fatto che lei arriva addirittura ad affermare che avrei messo in discussione il buon nome del paese. Denunciare, lei mi invita a denunciare, mi dica lei chi dovrei denunciare? A pensarci bene so chi devo denunciare. Denuncio me stessa, denuncio solo me stessa per aver accettato e fatto parte di un sistema che funziona così e che dovrà funzionare così, un sistema che arriva a schedarti e a visionare addirittura i filmati per vedere se ti sei azzardata, magari solo a seguire o ad applaudire, qualche passaggio dell’intervento di un altro candidato a sindaco suo concorrente. Signor sindaco, nella mia vita ho fatto i lavori più umili e non mi sono mai vergognata di farli, e quello che mi è stato riconosciuto è solo frutto del mio lavoro. Non sono alla ricerca di notorietà e prego tutti di voler evitare ulteriori commenti, esco di scena. Se poi ritenete che ho messo in discussione il buon nome del paese, denunciatemi voi, vorrà dire che quei pochi soldi che guadagno con il mio nuovo lavoro precario li utilizzerò per difendermi e quando il giudice mi chiederà “ma lei ha prove di quello che ha affermato?”, io dirò “no, non ho alcuna prova”, so solo e mi creda che è la verità, quella stessa verità che conoscono anche le pietre del nostro paese, quella stessa verità che con la sua rielezione, ha portato mie colleghe di lavoro, l’anno precedente, ad essere messe da parte. Faccia una cosa, non vada lontano, chieda a qualche suo stretto collaboratore, magari lui potrebbe ragguagliarla al riguardo".



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