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COINVOLTI TRE CAPACCESI
COINVOLTI TRE CAPACCESI
Droga e usura "Last minute": Capaccio trema
Redazione
07 febbraio 2011 09:39
Eye
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CAPACCIO. Un fiume di cocaina proveniente dal Sudamerica da smerciare attraverso una fitta rete di pusher incensurati; un giro vertiginoso di denaro sporco utilizzato per acquistare la droga e da riciclare nelle maglie dell’usura. L’ampia inchiesta pubblicata dal quotidiano salernitano “La Città”, in questi giorni, ha illustrato i clamorosi sviluppi delle indagini successive all’operazione della Dda di Salerno denominata “Last Minute”, scattata il 9 novembre del 2010 a termine di un’inchiesta portata avanti dal capo della squadra Mobile, il vicequestore aggiunto Carmine Soriente. A finire in manette furono ben 16 persone, tra cui il presunto capo e promotore dell’associazione a delinquere, un 34enne di Capaccio Scalo tuttora in carcere, due fratelli ebolitani fermati nell’Avellinese ed il presunto “cassiere” della banda, un 41enne pregiudicato di Altavilla residente a Capaccio. Proprio questi ultimi tre, dopo aver iniziato a collaborare con la giustizia insieme ad altri tre pentiti arrestati durante il blitz (i cui nomi sono coperti da segreto istruttorio), avrebbero vuotato il sacco riempiendo le pagine dei verbali dei magistrati di minuziosi dettagli e retroscena sui meccanismi, gli affari ed i contatti dell’organizzazione criminale: dichiarazioni che, ora, stanno facendo tremare decine di insospettabili e professionisti nei comuni di Eboli, Battipaglia e Capaccio Paestum. Per il poliziotti ed il procuratore Franco Roberti, che coordinò le indagini, i componenti della banda erano arrivati a gestire un giro d’affari notevole,  annoverando tra i loro clienti molti tossicodipendenti, studenti e professionisti con il vizio della cocaina tra la Piana del Sele ed il Cilento. L’approvvigionamento della sostanza stupefacente avveniva in Argentina ed a Torre Annunziata, acquistata con capitali forniti da occulti finanziatori provenienti dalla pratica dell’usura. Ai clienti che non pagavano, venivano sottratti finanche beni di lusso. Una macchina perfetta che si è inceppata per le rivelazioni dei due fratelli di Eboli arrestati e poi pentitisi, le quali, a chiosa di una lunga serie di intercettazioni, appostamenti e pedinamenti effettuati dalla polizia, fecero scattare il blitz e gli arresti.



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