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Capaccio, defunto "sfrattato" dal loculo: famiglia chiede 50mila euro di risarcimento
Redazione
21 aprile 2011 07:51
Eye
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CAPACCIO. S'intensificano le indagini della Procura di Salerno, dopo il recente incendio della macchina dell’operaio comunale Aniello Savino, indagato, insieme al collega  Erminio Mirarchi, per la profanazione della tomba dei genitori del sindaco Pasquale Marino e l’incendio dell’archivio custodito negli uffici comunali. L’inchiesta punta la sua attenzione sui documenti custoditi nell’archivio. La profanazione potrebbe essere stato soltanto un diversivo per sviare le indagini. L’incendio aggiunge un ulteriore tassello all’inchiesta sul cimitero, fornendo nuove piste agli inquirenti. In ballo c’è anche un’altra inchiesta partita, lo scorso mese di agosto, dopo la denuncia dei familiari di un defunto “sfrattato” dal suo loculo prima che scadesse il contratto per l’utilizzo dello stesso. I resti sono finiti nell’ossario comune. Oggi si terrà la prima udienza civile in merito all’istanza di risarcimento, la richiesta è di circa 50.000 euro, avanzata dalla moglie del defunto (deceduto il 28 gennaio del 1992) per i danni morali subiti a causa dell’esumazione del proprio caro i cui resti sono finiti nell’ossario comune senza nessuna certezza che appartengano al marito. Il caso, sul quale è stato avviato anche un procedimento penale, è seguito dall’avvocato Giuseppe Bisantis. Il legale ha presentato una richiesta di sequestro delle ossa del defunto che, subito dopo, l’esumazione sono state riposte in un sacchetto nero in plastica, senza indicarne l’identità, e accantonate nell’ossario comune. Al momento non c’è nessuna certezza che le ossa appartengano al defunto marito della signora. Per questa motivazione è stato richiesto il sequestro al fine di procedere con l’esame del Dna. Intanto, il Comune in questi giorni, ha contattato, attraverso il proprio legale, l’avvocato Bisantis proponendo una possibile transazione  per il risarcimento dei  danni. Vilipendio è il reato contestato in sede penale. I familiari infatti, hanno proceduto con una denuncia querela nei confronti del Comune di Capaccio Paestum e del responsabile dell’area cimiteriale. L’inchiesta è aperta infatti, sia sul fronte civile che penale. Il tutto ha avuto inizio il 13 agosto 2010, quando A. A., moglie del defunto si è recata al cimitero come di consueto per fare visita al proprio caro. Giunta davanti alla tomba ha notato che il posto di suo marito era stato assegnato ad un’altra persona. Da quelli che sono stati gli accertamenti successivi, effettuati dai familiari, è stato scoperto che lo “sfratto” era avvenuto il 20 luglio, prima che scadesse il termine per l’utilizzo del loculo. E come se non bastasse, ha perso la sua identità finendo nell’ossario comune. Una vicenda grottesca sulla quale dovrà fare chiarezza la magistratura.



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